Parte 3

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Gli occhi dell'eroe si sollevarono per incrociarsi con quelli del ragazzo che teneva in braccio il bambino.

I suoi occhi verdi fecero fermare Katsuki sul posto con lo stupore impresso in volto.

«Deku?» chiese il biondo fissando quel ragazzo che ormai non compariva più nella sua mente da molti anni, precisamente da quell'ultimo giorno di scuola delle medie, quando per l'ultima volta la sua mano si era posata su di lui con il quirk attivo.

Izuku stava per aprire la bocca e dire qualcosa, ma un urlo risuonò per la vita.

«Taka?» gridava un uomo alla ricerca del figlio non più al suo fianco.

«Papà.» gridò il bambino in risposta, assordando il verdino che voltando la schiena all'eroe, si diresse verso un uomo non più grande di lui che si guardava attorno con gli occhi colmi di panico.

«Siamo qui.» disse Izuku avvicinandosi al padre del bambino e passandoglielo.

«Taka, stai bene? Non ti fa male da nessuna parte?» domande su domande lasciavano la bocca dell'uomo che cominciò ad ispezionare il figlio centimetro per centimetro alla ricerca della minima ferita che poteva essere stata inflitta al bambino.

«Sto bene papà.» disse il più piccolo allontanando le mani del padre e fiondandosi tra le sue braccia per ricevere un abbraccio consolatore, «Il signore mi ha protetto.»

«La ringrazio per aver protetto mio figlio.» ringraziò lui producendosi in un profondo inchino.

«Non si preoccupi.» rispose Izuku accarezzando il capo del bambino, «È stato un bambino coraggiosissimo, vero?»

il piccolo sorrise al verdino che ricambiò con il cuore, prima di avviarsi con una mano alzata in segno di saluto, ignorando l'eroe che continuava a fissarlo con gli occhi spalancati.

Katsuki fissava la scena davanti a sé incurante di tutto quello che lo circondava, tranne quella figura che sembrava essere sorta da un passato dimenticato, ma forse sarebbe più corretto dire accantonato.

Perché per quanto non volesse ricordare quelli che erano i suoi ricordi delle scuole medie, quelli cominciarono ad affiorare nella sua mente come flash che volevano distruggergli l'anima.

Si rivedeva a quei tempi, il volto solcato da un'espressione maligna mentre scherniva quel ragazzino che era solo capace di rispondere con sorrisi così smaglianti nonostante i lividi che ogni giorno comparivano sul suo corpo.

E quel sorriso lo rivide in quel volto ormai adulto, dove non si vedevano più le rotondità della prima adolescenza, dove si poteva vedere dietro quegli occhiali due occhi che contenevano ancora la forza di sorridere.

La polizia accorse in un istante sul luogo dell'incidente, arrestando il villain che ancora privo di sensi se ne stava a terra con gli occhi rovesciati all'indietro. Cominciarono subito a mettere in sicurezza l'area, chiedendo ai passanti che avevano assistito alla scena un resoconto di quello che avevano visto, impedendo così a Izuku di fuggire via da quelli che erano i suoi di ricordi, riaffiorati alla vista del suo bullo, della sua cotta ai tempi della scuola.


«Bene figliolo, abbiamo finito con la sua deposizione.» disse un poliziotto di mezza età al verdino che si guardava attorno in cerca di un certo eroe, in modo da poterlo evitare.

Non lo trovò da nessuna parte e un sospiro di sollievo lasciò le sue labbra.

«Tutto bene ragazzo?» chiese l'uomo posando una mano sulla spalla di Izuku in un gesto di conforto.

«Oh, sì, grazie mille.» rispose lui sorridendogli con calore, «Vorrei solo tornare a casa, sa com'è devo finire il mio lavoro.» e indicò la ventiquattrore graffiata in più punti per il volo che aveva fatto poc'anzi.

«Ma certo.» e gli indicò i nastri gialli che avrebbe dovuto attraversare per tornare in mezzo alla folla che aveva preso a radunarsi tutt'attorno al luogo dell'incidente, «Buona serata e buon lavoro.» finì il poliziotto portandosi la mano tesa alla fronte.

«Grazie mille a lei.» rispose Izuku immergendosi tra la folla, diretto verso casa.

Katsuki che non aveva potuto fare a meno di rimanere sorpreso alla vista di quella specie di fantasma venuto dal suo passato, si era appollaiato sul tetto di uno degli edifici lì vicino, con il chiaro intento di seguire il verdino che continuava a guardarsi intorno, sulla pelle una vaga sensazione di essere osservato.

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