Parte 16

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Non sapeva proprio cosa fare.

Izuku era lì davanti a lui con le labbra leggermente socchiuse da cui uscivano dei leggeri sbuffi di fiato che sapevano ancora di birra.

Katsuki era altamente consapevole che se solo avesse fatto un qualche movimento, le sue labbra avrebbero toccato quelle del verdino e lui le bramava come si desidera l'aria dopo una lunga prigionia.

Perché Izuku per lui era quello, la libertà.

Aveva sempre represso quello che provava per lui, troppo spaventato da quello che avrebbero pensato o detto. Aveva sempre sognato di stargli così vicino, ma era stato troppo codardo e superbo per ridurre quella distanza che lui stesso aveva creato.

Lo stava fissando da talmente tanto tempo e non distogliendo mai lo sguardo da lui, che gli occhi cominciarono a lacrimargli.

Voleva farlo.

Piegarsi e baciare quelle labbra, ma si fermò quando il verdino si agitò pronunciando un nome sottovoce, il sonno che ancora lo lambiva.

«Kacchan.» Izuku aveva detto il suo soprannome, quello stesso nomignolo che gli aveva sempre detto di odiare, ma che a dire il vero amava sentirlo uscire da quella bocca.

Katsuki non ce la fece e cercando di fare meno rumore possibile, si districò dalla coperta che il verdino gli aveva messo addosso e si allontanò dall'unica persona che voleva veramente.

«Dove credi di andare?» chiese una voce quando era ormai arrivato alla porta.

Il biondo si voltò di scatto non aspettandosi di vedere Izuku proprio lì che lo fissava con gli occhi spalancati, come se lo stesse derubando di qualcosa di prezioso.

«Kacchan, stai scappando?» chiese di nuovo facendo un passo verso di lui che lo guardava con negli occhi tutto il dolore che fino ad allora aveva trattenuto.

«Sì...sto scappando perché ho paura di te.» rispose il biondo facendo un passo indietro, ma venendo fermato dalla porta chiusa, «Come posso pensare di guardarti dopo quello che ti ho fatto?» domandò a sua volta abbassando lo sguardo.

«È per questo che mi allontanavi?» la sua voce chiara e forte arrivava a Katsuki come una pugnalata, «Avevi paura che ti amassi? Che ti eclissassi o che potessi ricambiare i miei sentimenti?» e camminava verso di lui, ogni passo rimbombava nell'entrata angusta come un colpo di cannone, «Quale Kacchan?» urlò bloccandolo alla porta, le mani schiantate sul legno intrappolandolo.

«Di tutto...perché tutte le mie paure erano state realizzate.» sussurrò sollevando lo guardo e trovando due smeraldi bagnati da grosse lacrime fissarlo, «Tu mi amavi e io ti amavo, ma ogni volta che ti ero vicino parlavano di quanto tu fossi perfetto, dolce gentile, quello che tutte le persone vorrebbero come eroe.»

«Avremmo dovuto parlarne insieme...invece mi hai allontanato.» urlò Izuku sbattendo un pugno sulla porta che scricchiolò.

«Cosa avrei dovuto fare? Venire da te e dirti di essere meno perfetto così sarei stato più a mio agio con te?» domandò sarcastico Katsuki allontanando da sé il verdino che non riusciva a trattenere le lacrime.

«Hai sprecato il mio amore per te solo per alimentare il tuo cazzo di ego.» sussurrò alla fine il minore sospirando pesantemente.

Le mani che erano cadute lungo i suoi fianchi quando il biondo lo aveva allontanato, si sollevarono andando ad afferrare la maniglia della porta e aprendola facendo scostare Katsuki spaesato.

«Io pensavo che se magari un giorno mi avessi avvicinato, parlato e chiarito quel che ci aveva fatto allontanare al tempo, forse...forse avremmo...» cercò di dire, ma le parole gli morivano in gola soffocate dai singhiozzi a malapena trattenuti, «Ho solo sprecato il mio cuore.» sussurrò, però non abbastanza piano perché l'altro non lo sentisse.

«Deku.» lo richiamò il biondo posando una mano sulla sua spalla, ma con un movimento che non si sarebbe mai aspettato da lui, il verdino lo scaraventò fuori di casa facendolo cadere a terra, la porta sbattuta davanti alla sua faccia.

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