Parte 17

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Katsuki non ci poteva credere, Izuku gli aveva chiuso la porta in faccia.

Incurante dell'ora tarda si alzò con il pugno alzato e si mise a bussare con forza alla porta che lo separava da quello che credeva sarebbe stato il suo futuro.

«Aprimi...» gridava con forza, sentendo il verdino dall'altra parte che piangeva.

«Perché dovrei? Tanto non cambierebbe nulla.» rispose con un sussurrò Izuku appoggiando la schiena sul freddo legno e lasciandosi scivolare a terra con le lacrime a rigargli le guance.

«Invece sì che cambierebbe qualcosa.» urlò di rimando il biondo smettendo di battere i pugni e posando la fronte contro la porta, senza più le forze a tenerlo in piedi si lasciò cadere.

«Dimmi cosa sarebbe diverso e io potrei pensare di aprire questa dannata porta.» disse voltandosi e posando una mano nell'esatto punto in cui dalla parte opposta vi era la fronte del biondo.

«Io...io...» provò a dire Katsuki, ma non sapeva come formulare quella frase che nella sua mente suonava così perfetta. «Io non so cosa cambierebbe, ma io sono cambiato e so che non potrei più trattarti come facevo a quel tempo...so che se adesso aprissi la porta io farei qualunque cosa per farti capire che sono diverso e che non ti ho fatto sprecare neanche un attimo del tuo tempo...o del tuo amore...»

Izuku non aspettò che il biondo finisse quella specie di monologo intricato, si alzò e aprì la porta, trovandoselo davanti inginocchiato con delle lacrime sfuggite dai suoi occhi.

I loro sguardi s'incrociarono e per un piccolo momento si sentirono come molti anni prima, quando ancora bambini, Katsuki era caduto dal tronco che usavano come ponte e Izuku era corso in suo aiuto.

Si ritrovarono entrambi a pensare che in effetti era stato proprio quel momento, quel singolo gesto che aveva fatto il biondo a decretare la fine della loro amicizia. La mano che si era spinta a schiaffeggiare quella dell'altro per allontanarla.

Il verdino come allora porse la mano al ragazzo a terra, ma questa volta fu diverso, Katsuki allungò la sua e toccò quella di Izuku che gliela strinse con decisione.

«Devi dimostrarmelo, perché se questa mano oserà di nuovo allontanarmi, potresti trovarti nei guai.» disse con un sorriso appena accennato il minore, sorriso che venne ricambiato dall'altro.

«Non ti deluderò mai più.» e a quelle parole il verdino gli si gettò tra le braccia.

Aveva sognato di trovarsi in quel posto da quando ne aveva memoria, aveva sognato che le braccia di Katsuki lo avvolgessero per proteggerlo da tutta la vita e la stessa cosa aveva sognato il biondo che aveva affondato una mano tra i capelli soffici del minore e ne assaggiava la morbidezza con le dita, avvolgendo alcuni ricci tra esse.

Quando ormai il freddo che albergava fuori, li ebbe intirizziti per bene, si alzarono ancora stretti l'uno all'altro.

«Forse è il caso che io me ne torni a casa mia.» disse ad un certo punto Katsuki che fissava al di là degli enormi palazzi che formavano il quartiere in cui il verdino viveva, «Ho già fatto abbastanza confusione.»

«Non andartene.» s'intromise Izuku stringendo di più la presa sul biondo che si stava già allontanando da lui.

Non voleva che se ne andasse, un nuovo timore si impossessò del suo animo. Pensava che se lo avesse lasciato andare, tutto quello che era successo quella notte, sarebbe sparito come un sogno, perché in quel momento gli sembrava proprio di vivere in uno dei suoi sogni.

Katsuki voltò lo sguardo e incrociando gli occhi con gli smeraldi del più piccolo annuì, ricevendo in risposta un sorriso, seguendo poi l'altro che lo condusse di nuovo dentro casa.

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