16. Sospetto

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Le mie gambe si muovono, come se avessero vita propria, sotto l'influenza della mano che mi sta trascinando.
Entro subito in panico, non riesco a mettere bene a fuoco la situazione.
Anche la mia voce sembra essersi nascosta per l'ansia che, in questo momento, attanaglia ogni singolo muscolo del mio corpo.

Non sono in grado di opporre alcun tipo di resistenza e mi domando se si tratti della stanchezza.
All'improvviso percepisco che, chiunque sia la figura tanto scattante che mi ha afferrato per il polso, svolta repentinamente l'angolo e poi arresta la sua corsa.

Avverto la mia spalla poggiarsi al muro, le mie scapole venire a contatto con l'intonaco fresco della parete. Sussulto leggermente, poi alzo lo sguardo, timorosa di ciò che i miei occhi potrebbero visionare una volta fatto ciò.

<<Ciao Rose>> la sua voce mi anticipa e ammetto che mentre da un lato mi tranquillizza, dall'altro iniziano ad aleggiare nella mia testa mille domande sul perché abbia fatto ciò che ha appena fatto.
Il suo sorriso divertito e i suoi occhi vispi mandano in briciole l'ultimo grano di pazienza ancora presente nel mio corpo.

Immediatamente mi acciglio, scuotendo leggermente il braccio affinché lui molli la presa.
<<Dico io...>> Borbotto e faccio fatica a mantenere basso il volume della voce: sono le quattro del mattino, non vorrei essere di disturbo a chi ormai si sta godendo il suo sogno nel pieno.
Esattamente come dovrei fare io!
<<Ti ha dato di volta il cervello?>> Domando <<Mi sono presa un infarto!>>

<<Ti vedo abbastanza viva, invece>> risponde prontamente, passando in rassegna tutta la mia figura <<Notte brava?>> Mi chiede, probabilmente notando il mio abbigliamento e immagino che anche i miei capelli siano ormai del tutto in disordine, non contribuendo affatto alla situazione.

Mi sistemo una ciocca dietro l'orecchio, sebbene non pensi che ciò possa condurre a grandi risultati, sono consapevole di avere l'aria stravolta.
<<Nulla del genere>> scuoto leggermente le spalle, avvertendo un brivido di freddo propagarsi sulla mia schiena e sulle braccia, ma contenendomi, dal momento che non voglio che anche lui se ne accorga.

<<Ah sì?>>
<<Sì>> tronco immediatamente il discorso.
<<Tu?>> Rispondo prontamente, ricambiando con la stessa moneta <<Bella serata?>> Gli domando.
<<Splendida>> dichiara.
<<Bene>> sto stringendo così tanto i denti in un sorriso finto che sento la tensione affliggere tutti i muscoli del mio viso.
Un'immagine alquanto...incomoda, ne sono consapevole.

Sbircio, per riuscire ad intravedere qualche suo gesto, eppure mi accorgo che non sembra prossimo al prendere la parola.
Sospiro, ormai ho capito che non avrò vita facile fino a quando non sarò tornata a casa.
<<Si può sapere perché hai deciso di strattonarmi in quel modo?>>
<<Strattonarti?>>
<<Quello che hai fatto poco fa...>> Gli ricordo, sbuffando.
Lui mi osserva, forse per capire se ci stiamo riferendo entrambi alla stessa cosa.
<<Sai? A volte tendi leggermente ad esagerare nella scelta dei vocaboli!>>

Spalanco la bocca, indignata.
<<Mi hai strattonato!>> adesso non sto facendo neanche più tanto caso a mantenere il volume della voce appena udibile.
<<Ho afferrato il tuo polso e ho leggermente aumentato il passo>> mi corregge lui e incomincio a pensare che, sebbene siano le quattro di mattina, abbia decisamente voglia di litigare.
Ovviamente non mi tiro indietro: stanca sempre, perdente...Mai.

<<Mi hai strattonato!>>
<<Non è vero>> lui risponde pacato.
Ha proprio una faccia da schiaffi!
<<Sì che lo è!>>
<<Non lo è>>
<<Sì!>>
<<No>>
<<Sì!>>
<<Sì, Catherine>>
<<No! E basta>> esclamo, ormai al limite della pazienza.

Under the same night sky Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora