25. Peggio di un fantasma

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Santiago Garcia.
Santiago Garcia.
Non devo dimenticarlo.
Non devo dimenticarlo.
Santiago Garcia.

Cammino a passo svelto e un paio di volte rischio anche di inciampare a causa delle infradito che porto ai piedi. I miei capelli, raccolti in una disordinata coda alta, ondeggiando a destra e a sinistra per via del ritmo sostenuto, mentre sfilo sul ponte con addosso ancora il mio costume azzurro e il pareo del medesimo colore, che mi copre le gambe fino a poco sopra le ginocchia.

Il caldo è afoso e il sole cocente, per non parlare di quanto mettono a rischio la mia tolleranza i numerosi gruppi di persone che percorrono il mio stesso tragitto controcorrente, costringendomi a girare loro attorno o a passare attraverso il varco che due componenti lasciano tra loro.
Come biasimarli: a quest'ora staranno tutti andando a rimpinzarsi di cibo!

Tuttavia né il caldo, né la fame, né tantomeno la mia goffaggine, sono in grado di spegnere, o almeno acquietare, la sete di vendetta che mi anima in questo momento. Penso di essere giustificata: la prossima volta dovrà pensarci due volte prima di insultarmi!

Non ci metto molto ad inquadrarlo, non appena giunta nel luogo indicatomi da Simon: ormai sono in grado di riconoscerlo anche di spalle.
Adesso ti faccio vedere io!

Raddrizzo le spalle, raccolgo dietro le orecchie qualche ciuffo che è sfuggito alla mia coda e sistemo la spallina del mio costume intero che sembrava essere sul punto di cedere, poi inizio a marciare spedita nella sua direzione.
Mi avvicino a lui di soppiatto, giungo alle sue spalle e limito al minimo la vicinanza tra il mio corpo e il suo.

Lui è concentrato, io seguo la direzione del suo viso e molto presto intravedo un ragazzo dagli addominali scolpiti e il sorriso luminoso. Che sia lui la persona che sta seguendo? Quella di cui parlava Simon?
Scambia qualche parola con la ragazza bionda accanto a lui: sono seduti a bordo piscina con le gambe immerse nell'acqua fino alle ginocchia, ed entrambi scoppiano a ridere.
Ma che carini che sono insieme!

Non mi devo distrarre.
<<Che cosa vuoi?>>
Non ci posso credere, sono appena stata battuta sul tempo!
E poi...Come ha fatto a capire che fossi qui?
<<Il tuo fiato sul mio collo mi deconcentra non poco>> mi informa, come se fosse in grado di leggermi nel pensiero, ruotando sul suo sgabello per trovarsi proprio di fronte a me, che prontamente faccio un passo indietro per porre la giusta distanza per affrontare una conversazione.

Non mi lascio intimorire dal fatto che mi abbia riconosciuto e mi impegno per essere spavalda.
<<È lui che stai seguendo?>> Con un cenno del capo, indico il ragazzo su cui prima si sono posati i miei occhi.
<<Oppure stai cercando di prendere spunto e imparare ad usare la simpatia?>> Stupisco anche me nel momento in cui queste parole mi scivolano dalle labbra senza che ci abbia pensato abbastanza.

Alza gli occhi al cielo, quasi come se mi considerasse una scocciatura.
<<Tu invece?>>
<<Io cosa?>>
<<Soffri di memoria a breve termine oppure hai proprio deciso di farmi perdere la pazienza?>> Domanda, muovendosi sulla sedia.
Sbaglio o qualcuno è agitato?

<<Chissà>> alzo le spalle, sorridendo innocente.
<<Non ho tempo da perdere, Catherine>> mi liquida lui e torna a darmi le spalle.
Mossa sbagliata.

Torno ad avvicinarmi, posizionandomi al suo fianco e incrociando le braccia. Sistemo i miei occhiali da sole sulla testa e studio meglio il ragazzo distante pochi metri da noi.
Ha i capelli corvini, i lineamenti degni di un modello e i muscoli del corpo sembrano essere ben allenati.
<<Niente male davvero!>> Esclamo, nel momento in cui poso nuovamente gli occhi su di lui.
<<Hai un debole per tutti i presunti criminali?>> Sbotta lui, restando concentrato.
Lo trucido con lo sguardo, sebbene lui non possa vedermi.
<<Sempre meglio dei detective che fanno colazione con pane e acidità>> ribatto, soddisfatta della parte di me che oggi ha deciso di ripagarlo con la sua stessa moneta.

Under the same night sky Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora