Extra

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I just wanna keep calling your name
Until you come back home
💙

***

Nicholas Clarke

Ho perso il conto di quante volte nel corso della mia vita io abbia dato per scontato le piccole cose e ciò un po' mi stupisce.

Dopo la morte di mamma e papà, ho sempre pensato di essere capace di attribuire il giusto peso ad ogni situazione, oggetto o parola. Un evento simile non ti cambia solo la vita, ma modifica il tuo intero modo di vedere il mondo.

Ho iniziato a temere per le persone accanto a me: prima avevo paura potesse succedere anche a loro una cosa simile, poi, con il tempo, ho iniziato a vedere me stesso come un loro potenziale pericolo.
Ciò nonostante, la loro vicinanza mi spaventava nello stesso modo in cui era in grado di curarmi.
Non ho mai dato per scontato un minuto trascorso con nonna, con Simon o con Michael e questo ai miei occhi era sufficiente.
Mi sbagliavo.

Percepisco l'esatto istante in cui l'aria entra nei miei polmoni: i miei occhi si spalancano e la luce mi destabilizza non poco, tuttavia sono troppo impegnato a tossire e a buttare fuori non so quanta acqua per preoccuparmene.
Nonostante il mio corpo venga scosso dagli spasmi e ogni singolo muscolo mi sembri pesare quintali, in questo momento capisco che devo essere grato per ogni singolo respiro che mi sarà concesso. E lo sono.

Mille domande mi affollano la testa ma continuo a tossire e dubito sarei in grado di porle a qualcuno. La mia gola mi sembra sul punto di lacerarsi, il mio stomaco è allo stremo.
Tra i numerosi brividi che mi scuotono il corpo si fa spazio il calore di una mano che si posa al centro della mia schiena e si irradia per tutto il corpo.

Quando mi sembra di aver rigettato tutto, mi volto, ancora tremante e privo di forze.

Faccio fatica a mettere a fuoco la situazione. La luce intorno a me mi costringe a schiudere gli occhi. Mi sforzo e tento di concentrarmi di più, voglio vedere davvero chi sia: la massa informe intorno a me comincia ad assumere dei connotati più definiti.
I capelli biondi di Simon sono fradici, come del resto anche lui.

Steso a terra su quella che penso sia una piccola barca, faccio un respiro profondo e fisso gli occhi in quelli di Simon. Tento di parlare ma la voce non esce e lui se ne accorge.
«Non-» singhiozza «Non ti sforzare. Va bene, va tutto bene»
Si china su di me e, poggiando il viso sulla mia spalla, lo sento piangere a contatto con il mio corpo.
«Grazie» la voce mi esce a malapena ma so che mi ha sentito. Stringe ancora la presa del suo abbraccio e vorrei davvero avere le forze per ricambiare.
Grazie.
Non potrò mai dirglielo abbastanza volte.

Poso la mano sulla sua schiena perché è tutto quello che posso fare e adesso è lui ad aver bisogno di conforto.
«Ce l'hai fatta, Nicholas, ce l'hai fatta» non riesco a capire più se stia ridendo di gioia per il mio traguardo o piangendo a causa dello spavento.
Ce l'ho fatta.
Ormai ci avevo perso le speranze e invece no.

Gli angoli delle mie labbra si sollevano flebilmente, il mio petto si alza e si abbassa con estrema velocità e ancora annaspo alla ricerca di più aria. Mamma, papà, ce l'ho fatta.

Mi accorgo troppo tardi che c'è un'altra persona accovacciata davanti a me. Capelli castani, pelle bronzea, il solito sguardo a metà tra il fiero e il rimprovero.
«Michael» sussurro sollevato, tentando di mettermi in piedi. Simon mi aiuta e mi resta accanto per assicurarmi che io mantenga l'equilibrio. «Hai visto? Ce l'ho fatta.»
È un "Grazie anche a te" e sono certo che l'abbia capito.

Under the same night sky Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora