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È una giornata tanto lenta

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È una giornata tanto lenta.

È domenica e il cielo sa di pioggia, grossi nuvoloni scuri  vi ci rotolano piano fino a coprirne ogni angolo.

È domenica, e Simone ha preparato il caffè.

Quello americano, che il the proprio non gli andava, ma il tempo fuori è perfetto per sorseggiare qualcosa di caldo dalla sua tazza preferita.

Arriva scalzo nel soggiorno, dove Manuel l'aspetta sul divano, con i pantaloni larghi di cotone che gli coprono i piedi e gli occhiali sul naso, perso a fare le parole crociate.

"Manca tanto?"

"Senti qua: sei lettere, avevano un'isola nel 1932 e una notte intera nel 1968. Scappa".

"-zombie?"

Manuel gli schiocca in bacio s'una guancia nonappena Simone s'acoccola affianco a lui, "sei proprio n'genio piccolè", sorride, e s'affretta a scrivere la risposta  sul giornale. Lo richiude con un versetto soddisfatto e lo  poggia  sul tavolino, sgranchiendosi le braccia.

Simone ridacchia e, dal suo essersi appollaiato, s'allunga fino a poggiargli la pianta d'un  piede s'una coscia, "sei diventato proprio un vecchietto".

In risposta riceve un pizzicotto sulla caviglia che lo fa ridacchiare ancora di più.

Manuel ha ancora gli occhiali sul naso e un sorrisino dolce sulle labbra, "niente caffè per me?", chiede, e il più piccolo gli porge la sua tazza, "facciamo a metà, no?"

Il pizzicotto diventa una carezza che dalla caviglia arriva al tallone. Delicata, solleva il piede di Simone fino alle labbra di Manuel, che vi lascia un bacio morbido sul dorso.

"Nah. Voglio suonare un po', vieni con me?"

"Che mi suoni?"

"Pachelbel".

Simone ha un debole per canone in D, lo segue al piano placidamente ed é Manuel stesso a metterlo  a sedere sul pianoforte.

Lo solleva dai fianchi, gli lascia un bacio sulle labbra,  poi  siede  allo sgabello.

La pioggia, intanto, ha preso a picchettare sulle vetrate ampie, la luce è fioca e grigia.

Manuel si perde nelle note e gli occhi gli si chiudono, la fronte appoggiata sulle ginocchia di Simone, nel naso il suo profumo dolce, che si mischia al petricore e al caffè e culla i suoi pensieri nella calma più placida.

Gli bacia un ginocchio, allora, e Simone lascia che uno dei suoi palmi gli acccarezzi il collo.

"Tu silenzi tutti i miei demoni Simò".

...

:)

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