Simone Balestra ha ventiquattro anni, una laurea triennale in ingegneria aerospaziale e un fidanzato di nome Manuel Ferro conosciuto proprio grazie ai suoi studi.
Non c'è dunque nulla di anomalo nella sua vita, se non fosse che suddetto Manuel Ferro è a capo di una startup che si interessa di sistemi di propulsione innovativi ed ha trentaquattro anni, dunque appena dieci più di lui.
Si sono conosciuti ad un seminario in università, uno al quale Simone è stato praticamente obbligato a partecipare da un suo professore, uno durante il quale ha prestato più attenzione allo speaker che all'argomento vero e proprio della presentazione.
È paradossalmente stato proprio Manuel ad avvicinarsi a lui; probabilmente quest'ultimo non avrebbe mai trovato il coraggio, certo che un uomo del genere non avrebbe mai guardato uno come lui, un semplice ragazzino, uno studente.
Manuel però è rimasto stregato dagli occhi di Simone, inizialmente spenti, annoiati, ma che si son fatti via via sempre più interessati, accesi, enormi, e l'ha cercato, gli ha chiesto di incontrarlo nel suo ufficio, offrendogli un progetto di ricerca per la sua tesi magistrale.
Non appena Simone si è presentato, ha subito messo le carte in tavola. L'offerta era valida, era reale, ed il curriculum di Simone era davvero tanto brillante da aver attirato la sua attenzione tra tutti quelli sottoposti al suo giudizio, ma lui ci ha tenuto a rendere cristallina la sua attrazione e forse non se l'aspettava, ma Simone, dopo un banale «io ho sentito qualcosa, Simone.», si è alzato, ha scavalcato la scrivania e l'ha baciato, aggrappandosi al bavero della sua giacca nera.
Non ha mai voluto Manuel che Simone credesse che gli avesse offerto quell'opportunità soltanto perché attratto da lui, ha sempre ribadito quanto brillante lo trovasse, quanto credesse nelle sue potenzialità e quanto lo ritenesse una valida risorsa per la sua azienda, qualora decidesse di restare a lavorare per lui, dopo la laurea.
Lo fa quasi quotidianamente, perché Simone ha naturalmente accettato quella proposta, seppur un po' reclutante all'inizio, e lui non perde occasione per lasciargli sulla scrivania dei post-it con piccole frasi motivazionali che lo facciano sentire apprezzato.
Dopo quel primo bacio iniziato da Simone, non ce ne sono stati altri, almeno non fino all'inizio del loro rapporto lavorativo, fin quando, infatti, il venerdì della prima settimana non si sono ritrovati soli in ufficio, a tarda sera — entrambi rimasti a lavorare ai propri progetti — e Manuel non ha ceduto alla tentazione.
Ha bussato alla porta già aperta del piccolo ufficio riservato a Simone, restando poi ad essa poggiato a braccia incrociate. Simone non ha potuto evitare di far cadere lo sguardo sulle braccia perfettamente fasciate dalla camicia bianca che l'altro indossava, sentendosi costretto a deglutire a vuoto.
Alzare gli occhi dal computer su cui stava lavorando si è rivelato il necessario per iniziare la loro relazione dato che Manuel, vedendolo così ridotto soltanto perché era la prima volta che se lo ritrovava di fronte senza giacca e senza cravatta, ha trovato il coraggio di fare la prima mossa.
Si è avvicinato, sedendosi sulla scrivania poggiandoci soltanto una coscia, mettendola ben in vista sotto lo sguardo sconvolto di Simone ed ha parlato.
«Potremmo saltare i convenevoli e passare alla parte in cui ti scopo su questa scrivania, però io te vorrei portare a cena fuori, vorrei 'n appuntamento con te, vorrei fa' le cose per bene. Te ce staresti?»
Simone si è allontanato come scottato, ringraziando mentalmente le rotelle della sedia, ha iniziato a deglutire cercando di recuperare dell'aria che sembrava essere del tutto sparita, come se Manuel l'avesse risucchiata via dai suoi polmoni.