Capitolo 12: Non conoscere mai i tuoi idoli

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Flynt stringe forte la mano della bambina nella sua mentre entrambi corrono con tutte le energie che gli sono rimaste via da quella gigantesca trappola per topi.

Choker si volta e osserva il corpo del poliziotto steso a terra mentre una macchia di sangue si espande dalla sua testa, sa benissimo di aver causato la morte di quell'uomo, sa anche che non la meritava, eppure Flynt è l'unico a poterla proteggere, è così?

Anche il poliziotto continuava a ripetere che il suo compagno non fosse altro che un rapitore, un criminale, un folle. Effettivamente il mondo sembra odiare Flynt e viceversa, chiunque si avvicini a loro vuole fargli del male e finisce per morire, forse il ragazzo è davvero folle, forse il suo cuore è ormai irrecuperabile, corrotto dalla cattiveria del mondo.

Choker sente il sangue viscido che cola dalla mano di lui sulla sua, attraversando i palmi stretti e poi gocciolando dal polso, è una sensazione terribile, ma è qualcosa che non la stupisce più, qualcosa a cui si è abituata nell'ultimo periodo, il mondo che abitava prima ora sembra così distante e sfocato, ora quel sangue è la cosa più umana che conosce.

Flynt guarda avanti, non nota che la bambina si è voltata, tantomeno coglie i pensieri che attraversano la sua testa in questo momento, i suoi occhi sono fissi avanti alla ricerca di altri malviventi da uccidere per proteggere Choker, le pupille dietro le lenti gialle della maschera si muovono a scatti da un lato all'altro finché, uscendo dalla struttura, qualcuno non li assale davvero.

L'organizzazione che lo aveva assoldato è munita di un grande numero di uomini anche in una singola base, probabilmente lo avrebbero pagato profumatamente per il lavoro, ma se sono andati a cercarlo significa anche che nessuno di questi uomini può avere la meglio su Flynt.

Il lupo lascia la zampa dell'agnellino e si getta in avanti con la pistola già in mano, spara vari colpi, ferendo mortalmente varie persone, ma la superiorità numerica concede anche a loro di sparare qualche colpo, così Flynt è costretto a lanciarsi a terra agilmente per schivare quei proiettili, avvicinandosi ai propri nemici e sta volta recidendo i loro arti con la propria spada.

Altro sangue macchia le vesti e la pelle del giovane che ormai sembra non percepirlo nemmeno, il suo corpo si è ridotto a una macchina di sterminio e non prova più alcun disgusto ne fastidio nell'essere ricoperto di fluidi corporei altrui.

Quando l'ultimo corpo colpisce il suolo con violenza, Flynt sente di non essere ancora soddisfatto, con il proprio stivale inizia a calpestare il volto del malvivente rompendogli il naso, poi gli zigomi, calcio dopo calcio quel viso diventa irriconoscibile e collassa su se stesso in una pozza di sangue.

Flynt non si ferma finché l'odio nel suo cuore non viene sovrastato da un altro pensiero più importante, Choker.

Il ragazzo si volta di scatto dietro di sé ma non vi è nessuno, ne lei ne alcun nemico, dal cielo inizia a piovere improvvisamente con aggressività, forse nel disperato tentativo di ripulire da terra tutto quel sangue.

Flynt cade in ginocchio di peso ma l'unico rumore udibile al momento è l'incessante scrosciare della pioggia che maschera tutto il resto, il buio della notte avvolge la scena nascondendo al resto del mondo le atrocità avvenute in quel luogo, mentre solo gli occhi robotici del ragazzo spezzano la cortina d'oscurità, rivolti al cielo come fari, più brillanti di ogni stella.

Choker corre come non ha mai fatto prima, ma sta volta non guarda indietro, pensa solo a lasciar scomparire quel mondo dietro di sé sperando di non rivederlo mai più.

Flynt, lui è l'unico che le fa venire voglia di fermarsi, ma il suo raziocinio continua a ripeterle che ciò non deve accadere, sa bene di cosa è capace e che non può fidarsi di lui, anche se l'unico affetto mostratole da questo mondo crudele è stato il suo.

Come ratti in trappolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora