Le pozzanghere gelide createsi nelle buche sulla strada riflettono le luci dei lampioni finché Flynt non infrange quello specchio col proprio stivale, lasciando che l'acqua schizzi tutto intorno creando ora una moltitudine di specchi più piccoli all'interno di ognuno dei quali vi è lo stesso riflesso di prima.
Il ragazzo con la maschera vaga sconsolato per le strade di BeaconCity, le sue braccia basse e ferme mentre cammina, prive della forza necessaria anche solo per oscillare avanti e indietro, la sua schiena gobba, il capo chino, la luce dei lampioni non sembra illuminare la sua figura mentre si aggira senza meta in un luogo che non gli appartiene più. Le armi sono riposte, non c'è motivo di impugnarle quando non si ha più nulla per cui combattere.
Ha cercato la sua sorellina per giorni, senza mai una tregua, ma questa sembra essere completamente svanita, ovunque si trovi non può essere al sicuro, ne con gli abitanti delle strade, ne con suo padre, solo Flynt è quello giusto per lei, l'unico che può tenerla al sicuro, o almeno questi sono i pensieri che attraversano la sua mente in questo momento.
Attraversando la strada, una voce dal buio del vicolo sembra chiamare proprio Flynt: "Hey, tu, qualcosa mi dice che è il mio giorno fortunato se mi passi davanti con così tanta nonchalance".
Presto dalle ombre emerge una figura, un ragazzo dai vestiti logori, numerosi piercing sul volto e i capelli rasati tranne per una lunga cresta verde, il quale riprende a parlare "Magari sapresti dirmi dove si trova anche la tua piccola amica, così che posso accompagnarla a casa".
Il ragazzo ghigna divertito, Flynt stringe i pugni rimanendo fermo a qualche metro di distanza a fissarlo, prima di compiere qualche passo nella sua direzione.
In quel momento numerose altre figure emergono dalle stesse ombre, anche loro ghignanti e armate di attrezzi come chiavi inglesi, catene o assi di metallo.
Choker fissa il soffitto di una stanza d'hotel, tenendo le mani congiunte sullo stomaco, separato da esse da una morbida coperta e un pigiama nuovo e confortevole, la bambina inclina il volto di lato verso la sua compagna di stanza, "Ayako... dormi?".
A pochi metri di distanza, sdraiata a pancia in giù in modo decisamente meno aggraziato dell'altra, Ayako risponde con una voce soffocata dal cuscino "Ci sto provando...".
La piccola dai capelli rossi sembra avere un'espressione pensierosa "Per quanto riguarda domani, dici che andrà bene? Non so se sono pronta... e se non fossi capace e le persone si arrabbino?".
Un sospiro di frustrazione trapela sempre dallo stesso cuscino, seguito da un lamento "È quello che dico a Gus da una settimana, ma se è contento lui siamo contenti tutti, ora lasciami dormire" prima che la giovane sposti il cuscino sopra la propria testa, premendolo contro di essa con le mani.
"Ecco io..." riprende Choker "Volevo solo assicurarmi di non farti fare una brutta figura, non sono qui per rovinarti gli spettacoli".
Sta volta Ayako scansa il cuscino da sopra la propria testa e si volta verso la sua interlocutrice "Senti, mi hai ripetuto questa stessa cosa per giorni, non mi importa di cosa sei venuta a fare qui, o da che situazione tu venga, ormai sei qui a rompermi le scatole e io non posso farci niente, quindi dovrò mettermi l'anima in pace, ma non ti aspettare che io faccia anche ciò che non sono obbligata a fare, come essere tua amica".
Choker la guarda, non sembra arrabbiata a quelle parole, solo sconfortata al pensiero di essere un peso per la sua compagna di avventure.
"Domani finalmente saremo sul palco insieme e potrò unirmi anche al dopo festa, sarà tanto divertente e lo sarà ancora di più se invece di tenermi il muso ti divertirai insieme a me".
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Come ratti in trappola
ActionNell'ambientazione tendente al cyberpunk di Beacon City, un criminale a sangue freddo e col volto mascherato di nome Flynt viene assoldato per prendere in ostaggio la giovane figlia del presidente. In un pericoloso, violento ed emotivo viaggio insie...