"Il traffico nel Queens rallentò la corsa.
Quando arrivarono a Manhattan, era ormai il tramonto e cominciava a piovere.
Argo li fece scendere alla stazione degli autobus dell'Upper East Side,
non lontano dall'appartamento che una volta Percy aveva occupato insieme alla madre.
Grover indossava i piedi finti e i pantaloni per passare da essere umano.
Portava anche un berretto verde, perché quando pioveva gli si appiattivano i capelli e in mezzo ai ricci spuntavano un po' le corna.
Il suo zainetto arancione era pieno di rottami di ferro e di mele da sgranocchiare. In tasca aveva il flauto di canne che suo padre aveva costruito apposta per lui, anche se conosceva solo due canzoni: il Concerto per Pianoforte numero 12 di Mozart e So Yesterday di Hilary Duff, ed entrambe suonavano piuttosto male con il flauto.
Era comunque molto abile nella guarigione, come Percy ricordava molto bene dal giorno in cui si erano conosciuti, e, come tutti i satiri, riusciva a sentire l'odore dei mostri."
"Peccato essere ignorato da chi è con me." Disse Grover e Percy sospirò. "Santo cielo, Grover, quante volte mi dovrò scusare per quello?"
"Una."
"Nah." Percy scosse la testa e Clarisse annuì. "Cibo gratis, capra. Non si rifiuta mai cibo gratis."
"Siamo finiti nella tana di un mostro! E Percy voleva usarla per uccidere altre persone!"
Tutti guardarono Percy che scrollò le spalle. "Okay, non era un pensiero caritatevole, ma ehy! Ero di cattivo umore!"
"Non è una scusa per l'omicidio!"
"Non lo è?" Chiese la ragazza, prima di guardare Clarisse che annuì. "Secondo me, lo è."
"È da pazzi!" Scosse la testa Annabeth e Percy sospirando disse. "Se le Parche avessero voluto darmi equilibrio mentale, lo avrebbero fatto." Fece una pausa, prima di alzare le spalle e terminare. "Non l'hanno fatto, quindi ricorda sempre di chiuderti a chiave quando dormi." Terminò la frase con un sorriso, facendo sobbalzare la ragazza.
"E vista la precedente esperienza che aveva avuto nel mondo dei mortali quando correva con Talia e Luke, Percy ne era estremamente grata."
"Anche se mi hai ignorato." Mormorò Grover e Percy scrollò le spalle. "Stiamo tutti bene, piantala di lamentarti."
"Argo scaricò i bagagli, si assicurò che avessero i biglietti, poi ripartì, aprendo l'occhio sul dorso della mano per sorvegliare il trio mentre usciva dal parcheggio.
Percy cercò di non pensare a quanto fosse vicina a casa.
Se Gabe non avesse mai ucciso sua madre, lei sarebbe già rientrata dal negozio."
La voce di Gwen tremò mentre leggeva, ma fece del suo meglio per non commentare ad alta voce niente, e non si fermò nemmeno il tempo per consentire a nessuno di commentare quel pensiero così privato e speciale, che Percy ancora teneva così vicino al suo cuore.
Lo sguardo di Gwen si posò per un momento alla collana al collo della ragazza, sorridendo tristemente quando vide quel ciondolo ancora al suo collo, il pendente vicino al cuore.
"Grover si infilò lo zaino in spalla e scrutò la strada nella direzione in cui Percy stava guardando. "Mi dispiace, Percy. Vuoi sapere perché l'ha sposato?"
Percy lo guardò stupita. "Mi stavi leggendo nel pensiero?""
Reyna alzò lo sguardo interessato. "I satiri leggono nel pensiero?"
Grover scosse la testa. "Stavo solo leggendo le sue emozioni. Non leggiamo nel pensiero."
"Ah. È una cosa che anche i fauni sanno fare?"
"Certo. Come tutta la magia naturale."
Reyna annuì. Avrebbe dovuto vedere come implementare il lavoro dei fauni al Campo Giove.
""No, leggevo solo le tue emozioni. Stavi pensando a tua madre e al tuo patrigno, giusto?"
Percy annuì, sentendosi stupida per averlo dimenticato.
E in colpa per la sensazione di pesantezza che Grover aveva dovuto sentire. "
Grover sorrise a Percy. "Non è stato davvero un problema, Percy. Volevo aiutarti e sai che sono bravo a risolvere le tue emozioni."
"Lo so, ma non era giusto che fossi appesantito anche dalle mie emozioni."
"Ho pensato che se avessi saputo di averle condivise, ti saresti sentita meglio."
"Incolpo Chirone per questo." Annuì seriamente Percy, facendo ridere tutti i semidei e sorridere stancamente Chirone, che non poteva davvero negare la sua incapacità di consolare i semidei.
Forse avrebbe lasciato a qualche altro, forse uno dei semidei, il compito di accogliere i nuovi arrivati.
""Tua madre ha sposato Gabe per te. L'aura di quel tizio... bleah! Ero persino riuscito a sentirla su di te quando ci siamo incontrati e non lo vedevi da due anni."
Percy lo fissò, sentendosi malata. Sua madre era morta per colpa sua? "
Sorprendentemente, fu Era a parlare. "No, non lo è stata. Tua madre ha fatto la sua scelta di madre. Non prenderti la colpa per le sue azioni, Percy Jackson. Vivi una vita degna, dove lei non ha potuto, e quando la rivedrai negli Inferi, avrai molto da dirle. Sarà contenta di aver dato la sua vita, a patto che tu sopravvivessi."
Percy annuì, sorridendo alla dea.
""La puzza mortale del tuo patrigno è talmente ripugnante che riuscirebbe a mascherare la presenza di qualsiasi semidio. Gabe ha coperto il tuo odore per anni. Se non fossi vissuta con lui per quei cinque anni, probabilmente i mostri ti avrebbero scovato molto tempo prima. Tua madre è rimasta con lui per proteggerti. Era una donna intelligente. Doveva volerti molto bene per sopportare quel tizio... se la cosa ti può consolare."
Percy non si sentiva affatto consolata, ma si sforzò di non darlo a vedere.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che sua madre, se non fosse rimasta incinta di lei, avrebbe potuto vivere.
Era la ragione per cui sua madre era morta.
Una parte di lei si chiese se Grover riuscisse ancora a leggerle le emozioni, confuse com'erano.
Era estremamente grata a lui e a Clarisse per essersi uniti a quello che era un tentativo disperato.
Era così disperato che nemmeno Luke aveva voluto andare con lei.
Certo, probabilmente il ragazzo sapeva che era una causa persa unirsi a Percy in quella missione e non aveva voluto rischiare la sua vita solo per Percy. "
Rachel scosse la testa. "Non sei tu che hai fallito con Luke, Percy! Non hai fallito con nessuno tu!"
Hermes annuì. "Sei l'unica che non ha fallito con Luke."
Clarisse e Grover intervennero. "E ci riuniremmo a te ancora e ancora." Clarisse sorrise, dicendo. "Non c'è nessun altro per cui mi getterei nelle fiamme dell'Inferno."
Percy sorrise a tutti e quattro, sentendosi meno in colpa per quello che era successo a Luke.
"Lo poteva capire e non lo biasimava.
Se non fosse rimasta indietro, Talia non sarebbe stata uccisa. "
La voce di Gwen fece un altro sussulto, ma non si fermò, avendo visto la testa di Percy abbassarsi.
"Sarai tradita da qualcuno che ti chiama amica, Percy sentí la voce dell'Oracolo nell'orecchio. Perderai ciò che più conta, alla fine.
Esci dalla mia testa, ordinò Percy alla voce ipotetica. "
"Stai parlando con te stessa?" Chiese Jason e Percy annuì. "Sono l'unica persona intelligente con cui fare conversazione, a volte."
Jason annuì, prima di guardarla offeso. "Ehy!"
"Non ho mai detto il tuo nome, ma il vederti saltare alle conclusioni mi ha detto tutto quello che avevo bisogno di sapere."
Jason la fissò, ma Gwen continuò a leggere.
"La pioggia continuava a cadere.
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The family bond ~ Lettura Percy Jackson
FanfictionPerseus Adelaide Jackson aveva cinque anni quando il suo patrigno aveva sconvolto la sua vita. Fece l'unica cosa che poteva fare: se ne creò una nuova. Gli dei e i semidei leggono la vita della semidea più forte di tutti i tempi.