1- The beginning

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Faceva molto caldo quel giorno, il sole sembrava spaccare le pietre ed io ero sempre più convinta di quanto odiassi l'estate.

Il mio gonnellino grigio svolazzava da una parte all'altra mentre, con il mio passo da coniglio, raggiungevo l'università di psicologia. Avevo scelto la specializzazione in Orinologia, ero affascinata dai sogni, dal loro significato.

Anche con quell'atroce caldo mi ero costretta a portare una maglia a maniche lunghe, in compenso era di velo bianco e traspirante.

Mi stavo dirigendo verso la stazione che mi avrebbe portato alla facoltà da me frequentata, quando sentì un gran rumore dietro di me e girandomi potei notare come tre ragazzi avessero provocato un incidente stradale.

Fui spintonata da uno di loro e per poco non persi l'equilibrio. Qualcosa attirò nuovamente la mia attenzione, ma quella volta non era qualche bravata da ragazzini, era il rumore di spari, fuochi d'artificio, ma non ne vidi alcuno. Probabilmente erano coperti dall'edificio che fiancheggiava la strada e non riuscivo a vederli.

-In pieno giorno?- pensai confusa.
Controllai l'orologio e accorgendomi di quanto fossi in ritardo mi diressi verso la metro, ma sfortunatamente il treno che dovevo prendere era già passato, non mi rimaneva che aspettare l'arrivo del prossimo.

Entrai nella piccola caffetteria che si trovava all'interno della stazione, intenta nel prendermi un bel caffè freddo, ma mi resi conto che non c'era nessuno dietro il bancone e pensai che le ragazze che lavoravano lì stessero facendo una pausa.

Aspettai, aspettai per mezz'ora ma ancora nessuno si era presentato. Girai dall'altra parte del bancone e controllando che non arrivasse nessuno presi del caffè freddo.

-Ma che razza di caffè è questo?!- sputai tutto il contenuto della bevanda disgustosa, certo era caffè ma non doveva essere così amaro; sembrava quasi...andato a male? Eppure sembrava appena fatto.

Cercai una pezza e pulì il disastro che avevo combinato, non ero di certo una ragazza maleducata, anzi ero molto rispettosa ed esigente da me stessa.

Le luci andarono via, ma non ci feci molto caso, eravamo nel centro della città il sovraccarico energetico era molto alto, confidavo nel fatto che dopo pochi minuti sarebbe tornata.

Andai nel binario dove avrebbe dovuto aspettarmi il treno successivo, ma non vi era.
-Che strano, questa volta sono in perfetto orario...-

Mi accorsi di un particolare alquanto rilevante, ovvero che in quella stazione non c'era più nessuno.

Come avevo fatto a non accorgermene prima? È vero ero molto sbadata, ma non fino a quel punto.
Corsi fuori dall'edificio trovando le strade di Shibuya deserte.

-Ma che diamine sta succedendo? Dove sono tutti? C'era qualche evento particolare di cui non sapevo nulla?- cercai anche la minima traccia di persone ma tutto quello che trovai furono molte più cartacce del solito che a causa del vento strusciavano sui miei polpacci  scoperti dalla gonna.

<<C'è qualcuno? Hey?>>urlai speranzosa di sentire qualcuno che rispondesse alla mia domanda, che mi tranquillizzasse dicendomi che non ero rimasta sola in tutto il pianeta.

Il mio incubo peggiore si stava realizzando, quello di rimanere completamente da sola.
Monofobia: nel linguaggio medico, timore ossessivo della solitudine.

Ero stata abbandonata molte volte nella mia vita, trovandomi a ricominciare da zero, da sola, senza che nessuno mi aiutasse.
E avevo sviluppato con il tempo questa fobia.

Ogni volta cercavo di non affezionarmi alle persone per non rimanere delusa una volta che queste mi avessero abbandonato. L'unica persona che avrei voluto conoscere fu un ragazzo dagli occhi incredibilmente scuri, che però scappò ancora prima di potergli rivelare il mio nome.

Loving the old youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora