"Charles, dovresti tornare in hotel con noi, domani ci aspetta un'altra giornata di allenamento intenso, ricordi?"
Il monegasco ascoltò attentamente le parole del suo preparatore atletico, Andrea, anche se con lo sguardo continuava ad osservare la ragazza, che aveva iniziato a volteggiare al centro della pista. La raccolta era andata molto bene e Giulia sembrava essere particolarmente soddisfatta; subito dopo aver salutato gli ultimi ragazzi, si era avvicinata a Charles e ai suoi amici, ringraziandoli con un enorme sorriso sulle labbra e con gli occhi che le brillavano. Charles era rimasto a guardarla in silenzio, ammirando le sue labbra incurvate all'insù e la luce che vedeva riflessa nei suoi occhi.
Era felice di essere stato di aiuto, si sentiva soddisfatto; aiutare le persone era sempre stato qualcosa che Charles aveva amato fare, quando poteva fare qualcosa per aiutare qualcuno, lui lo faceva senza alcuna esitazione.
Aveva iniziato a controllarsi maggiormente dopo essere entrato in formula uno, soprattutto dopo essere diventato più conosciuto; da quel momento, si era sempre limitato ad aiutare le persone a lui importanti, le persone che sapeva meritassero un aiuto, le persone su cui sapeva di poter contare.
Aiutare Giulia l'aveva fatto sentire nuovamente vivo, l'aveva aiutato a capire che, ogni tanto, anche lui poteva avere momenti normali. La ammirava mentre volteggiava, scivolando sul ghiaccio.
Subito dopo averli ringraziati, Giulia li aveva avvertiti che sarebbe rimasta ancora un po' per allenarsi e che se volevano potevano restare a guardarla; non sapeva come altro ringraziarli, per questo li aveva invitati a rimanere.
"Lo so." Rispose alla fine Charles, tornando a guardare Andrea proprio mentre Giulia terminava una serie di passi, riprendendo a scivolare sul ghiaccio e preparandosi ad eseguire un salto. "Resto solo mezz'ora, poi torno in hotel e mi metto subito a riposare. Prometto che domani mattina sarò in forma per l'allenamento."
L'italiano sembrava essere particolarmente dubbioso al riguardo, soprattutto visto che Charles non era una persona molto mattutina: si svegliava presto, quello si, ma anche se il suo corpo era in piedi, la sua mente era ancora nel mondo dei sogni e spesso impiegava minuti a capire cosa dovesse fare.
"Mi raccomando." Lo guardò un'ultima volta, poi fece un cenno agli altri due e, insieme, si avviarono fuori dal Palaghiaccio.
Charles rimase a guardare Giulia, avvicinandosi lentamente alla pista e appoggiandovisi sopra con i gomiti. Guardava Giulia volteggiare in aria e atterrare con una grazia che lo lasciava senza parole, che lo ammaliava. Si chiedeva continuamente come facesse a volteggiare così velocemente e, allo stesso tempo, a trovare l'equilibrio per atterrare con così tanta leggiadria, su un piede solo, per di più.
Quando la ragazza si accorse dello sguardo del monegasco, arrossì immediatamente e si girò verso di lui, dedicandogli un veloce sguardo prima di pattinare verso la sua figura; le andavano a fuoco le guance per l'imbarazzo, ma era curiosa di sapere per quale motivo fosse ancora qui e si chiedeva se volesse pattinare ancora.
"Sei ancora qui." Sussurrò invece, lasciando apparire un dolce sorriso sulle labbra; Charles rimase a guardare le piccole ed eleganti fossette che si formarono ai lati delle sue labbra. Non erano marcate come le sue, quelle di lei erano molto più leggere e sembravano essere eleganti tanto quanto lei.
"Sono ancora qui." Annuì, incrociando le braccia al petto e schioccando la lingua sul palato; lasciò vagare lo sguardo sul corpo di lei e, per la prima volta da quando era arrivato, rimase a guardarla con più attenzione. Ammirò le sue curve, i suoi fianchi leggermente larghi e le sue gambe lunghe e snelle, poi tornò concentrato sul suo viso e, in particolare, sul suo sorriso.
"Tutto okay?" Sorrise la ragazza, infilando le protezioni sulle lame per uscire dalla pista; si appoggiò alla panca di legno, sedendovisi sopra e slacciandosi i pattini con molta calma e attenzione. "Pensavo fossi andato via con i tuoi amici."
"Si, scusa." Sussurrò a quel punto Charles, arrossendo leggermente e passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
"Dio, Charles. Perché sei così nervoso e agitato?"
Tenne quel pensiero per se, cercando di evitare di rispondersi ed ignorando totalmente quella domanda; si concentrò, invece, sul cercare le parole adatte per risponderle e sul trovare un motivo plausibile che lo avesse fermato.
"Non devi scusarti." Sorrise la ragazza, sfilandosi finalmente i pattini e indossando gli stivali neri; alzò lo sguardo verso il monegasco e sorrise dolcemente, notando il rossore sulle sue guance. "Mi fa piacere. È grazie a te se questa giornata non è stata inutile."
"Grazie." Sussurrò il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli e cercando di non lasciarsi prendere dall'imbarazzo. Seguì con lo sguardo ogni suo singolo movimento, prestando attenzione al modo in cui sistemava i pattini, al modo in cui si spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e al modo in cui sorrideva.
Aveva sempre apprezzato le donne, aveva sempre amato guardarle per imparare a conoscerle. Era una di quelle persone che, prima di fare un passo verso gli altri, tendeva ad assicurarsi di potersi fidare, soprattutto dopo essere entrato in formula uno. Il linguaggio del corpo era uno dei pochi modi di comunicazione in cui era impossibile mentire: se qualcuno è davvero rilassato o se sta apprezzando la conversazione che sta avendo, allora il suo corpo non sarà teso o agitato. Aveva imparato, con gli anni, a capire le persone che aveva davanti solo con un veloce sguardo, o almeno a cercare di capire quanto bastava: capire se si poteva fidare, se erano persone interessate a Charles o se erano persone interessate alla sua fama o al suo conto in banca.
"Mi ha fatto piacere aiutarti." Sorrise.
"Posso chiederti perché lo hai fatto?"
Charles annuì leggermente, sedendosi vicino a lei e lasciando vagare lo sguardo sulla struttura che li circondava. La pista si trovava proprio al centro e, ai suoi lati, si ergevano degli spalti a diversi livelli, dove i genitori e gli spettatori potevano sedersi e ammirare chiunque scendesse in pista; sul lato più a nord dell'edificio, vi erano gli spogliatoi femminili e maschili, il ripostiglio e la stanza in cui conservavano i pattini a noleggio.
"So cosa vuol dire essere legati a qualcosa così." Sussurrò il monegasco, tornando concentrato sulla figura della ragazza. "Anche io ho il mio posto speciale, quello che mi ha fatto innamorare del mio lavoro, proprio come questa pista di ghiaccio ha fatto innamorare te, immagino."
Giulia sorrise leggermente, alzandosi in piedi dopo aver allacciato con cura gli stivali; posò lo sguardo sulla pista di ghiaccio su cui erano visibili i segni delle numerose lame che l'avevano graffiata quella sera, soprattutto grazie all'aiuto di Charles e dei suoi amici.
"Non vedevo così tanti segni su quella pista da tanto." Sussurrò, tornando a guardare il monegasco e sorridendo. "Quando ero piccola bisognava fare la fila per poter entrare, bisognava prendere appuntamento per organizzare un allenamento qui, in questo magnifico palaghiaccio. Ora che ci sono le piste di ghiaccio per turisti, nessuno viene più qui, tutti si limitano ad andare dove c'è più gente, dove c'è più comodità. Questo Palaghiaccio è in un piccolo paese e, una volta, ospitava bambini e ragazzi anche dai comuni vicini; ora che ci sono le piste di ghiaccio all'aperto per i turisti, nessuno prende la macchina per arrivare qui. E guarda cosa si perdono." Sussurrò, guardandosi intorno e ammirando i segni di quel luogo vissuto a pieno. Il legno in alcuni punti era consumato, a tratti rovinato, in altri invece era ancora bello come un tempo e, le piccole decorazioni che erano state fatte a mano molti anni prima, erano ancora in ottimo stato.
Charles seguì il suo sguardo intorno a loro, poi sorrise e annuì. "Capisco cosa vuoi dire." Sussurrò. "E hai ragione, è bellissimo"
Giulia arrossì leggermente, scuotendo piano la testa e riprendendosi da quello stato di trance; era così concentrata sul palaghiaccio che si era quasi dimenticata della presenza del monegasco. Spostò lo sguardo su Charles e sorrise, infilandosi il cappotto.
"Pensavo di andare a bere un te caldo prima di andare a casa, ti va di aggiungerti?" Sorrise dolcemente. "Se vuoi, ovviamente. Nel caso offro io, così mi sdebito per quello che hai fatto per me."
Charles sorrise immediatamente alle sue parole, lanciò un veloce sguardo all'orologio e si morse con forza il labbro inferiore, immaginandosi Andrea con il telefono in mano, pronto a chiamarlo per ricordargli di tornare a casa presto. Scacciò quell'immagine e si concentrò sul sorriso sincero della pattinatrice, lasciandosi andare a sua volta ad un sorriso e lasciando che le due fossette che lo caratterizzavano, si formassero ai lati del suo viso.
"Mi farebbe molto piacere." Annuì, infilandosi a sua volta il giaccone e seguendo la ragazza fuori dal Palaghiaccio. Aspettò con pazienza la chiusura dell'edificio, poi la seguì verso la sua auto.
"Sei a piedi?" Gli domandò la ragazza, non vedendo altre automobili nelle vicinanze.
Charles annuì, passandosi una mano dietro al collo e ridacchiando leggermente. "Gia, ho lasciato la macchina ai miei amici."
La ragazza si mise una mano davanti alla bocca, cercando di nascondere una piccola risata che, però, non sfuggì agli occhi attenti del pilota numero sedici; Charles, infatti, alzò un sopracciglio e aspettò che lei gli spiegasse quella risata.
"Scusami, davvero!" Si scusò, ridacchiando ancora e lasciando ricadere i capelli morbidi sulle spalle. Charles non aveva avuto modo di rendersene conto, ma i capelli della ragazza erano meravigliosi. Quando erano legati in uno chignon non ci aveva fatto caso, perché era di fatto impossibile notarlo, ma la ragazza aveva dei meravigliosi boccoli a ricaderle morbidi sulle spalle. "Mi fa solo ridere che un pilota di formula uno sia rimasto a piedi."
Charles tornò concentrato sulle sue parole, spostando lo sguardo dalla sua chioma mora e posandolo invece sui suoi occhi scuri.
Quando si rese conto delle sue parole, arrossì leggermente e, qualche istante dopo, si lasciò coinvolgere dalla risata della ragazza.
"Okay, te lo concedo: fa piuttosto ridere."
"Lo so." Ridacchiò Giulia, aprendo la portiera dell'auto e guardandolo attentamente; fece un veloce cenno con il capo, invitandolo così a salire. "Se ti fidi di una pattinatrice, posso guidare io. Se vuoi ti accompagno anche all'hotel, così non devi farti la strada a piedi o chiamare un taxi."
Charles sorrise, aprendo la portiera e sedendosi dal lato del passeggero; si allacciò subito la cintura, guardando la ragazza fare lo stesso.
"Ti prego, non guardarmi così però." Sussurrò a quel punto Giulia, sentendo lo sguardo attento del monegasco sulla sua figura; stava per inserire la retromarcia e uscire dal parcheggio, quando la voce di Charles la interruppe.
"Mi dispiace, non voglio fare il maleducato ma... hai dimenticato di togliere il freno a mano."
La pattinatrice diventò completamente rossa, abbassò lo sguardo sulla leva ancora alzata e la abbassò immediatamente, cercando di non far vedere a Charles le sue guance rosse per l'imbarazzo. Tornò subito girata verso la strada, guardando attentamente prima di fare retromarcia e di immettersi nella circolazione. Anche se non c'era nessuno, Giulia mise comunque la freccia e poi ripartì, ingranando la prima marcia e avviandosi verso il piccolo locale a cui aveva pensato: era un bar piuttosto semplice e, soprattutto, lontano da occhi e orecchie indiscrete, dove avrebbero potuto bere la loro tazza di tè fumante senza doversi preoccupare di essere visti insieme.
"Tranquilla, non c'è bisogno di essere imbarazzata." Sorrise il monegasco, notando il rossore ancora presente sulle sue guance e, soprattutto, la tensione delle sue braccia mentre stringeva lo sterzo.
Giulia deglutì rumorosamente, poi si morse il labbro inferiore e cercò di sdrammatizzare per rilassarsi e per dimenticare il piccolo incidente di prima.
"Neanche il giorno del mio esame di guida ero così sotto pressione." Ammise con un sorriso, guardandolo con la coda dell'occhio.
Charles non aveva distolto lo sguardo dalla figura di lei per un secondo, seguendo con gli occhi la sua mano quando cambiava marcia e cercando di leggere il linguaggio del suo corpo per capire se era imbarazzata o tesa. Era una cosa che non poteva fare a meno di fare, quando sentiva il motore rombare e richiedere una marcia superiore, guardava istintivamente la mano di Giulia mentre la ingranava.
Aveva passato, probabilmente, metà della sua vita su un kart, dentro una monoposto o in un'auto, per questo non riusciva ad evitare di guardare Giulia o ad evitare di analizzare il suo stile di guida.
La ragazza guidava con calma e sicurezza, forse faceva salire il motore di qualche giro di troppo, ma cambiava le marce con una gentilezza che Charles apprezzava.
Quando poi la ragazza inserì la freccia a destra per cercare parcheggio, Charles distolse l'attenzione dalla sua guida e la posò sui vari parcheggi che vi erano alla loro destra.
"Li c'è posto." Indicò un parcheggio perfettamente vuoto: per parcheggiare lì, però, era necessario effettuare la manovra del "parcheggio a s".
"Oh no, piuttosto di parcheggiare lì faccio tre volte il giro dell'isolato."
Charles aggrottò immediatamente la fronte, girandosi a guardarla con confusione.
"Perché?"
"Odio i parcheggi a s e, anche se so farli, non ho intenzione di farlo con un pilota di formula uno in auto." Ridacchiò leggermente, puntando subito verso un paio di parcheggi a spina di pesce, sicuramente più comodi da effettuare.
Charles sorrise leggermente, poi scosse piano la testa e non replicò, divertito.
Pochi minuti dopo si trovarono in un piccolo bar, nascosto in fondo ad una stradina buia. Charles rimase piacevolmente colpito dal profumo che gli inebriò le narici appena vi entrò, seguendo subito la ragazza verso un tavolo singolo. Il locale non era pieno, ma non era neanche vuoto. Qualche anziano signore era concentrato in una partita a carte o si gustava una tazza fumante di quello che, in italia, era conosciuto come il "vin brûlé", e che sembrava essere particolarmente apprezzato da alcune persone anziane.
Guardandosi intorno nel locale, e sedendosi al tavolo di fronte a Giulia, Charles pensò che l'età media dei clienti si era appena abbassata grazie a loro due, gli unici giovani.
"Come conosci questo posto?" Sussurrò il monegasco, ringraziando una ragazza che aveva appena preso le loro ordinazioni; posò subito lo sguardo sulla pattinatrice, guardandola mentre lasciava scorrere lo sguardo verso il bancone.
"Mio padre." Sorrise dolcemente, poi indicò il signore di mezza età che stava bevendo una tazza di vin brûlé, mentre leggeva le ultime notizie da giornale sportivo, prima che l'uomo girasse pagina, Charles riuscì a leggere uno dei titoli: "Ferrari riesce a ricavare altri 30 cavalli dalla power unit. Il progetto 675 si aspetta essere promettente."
Il monegasco distolse subito lo sguardo, poi tornò a guardare la ragazza.
"Viene spesso qui?" Sorrise dolcemente.
Giulia annuì.
"Si." Sorrise. "Questo era il bar di uno dei suoi migliori amici, anche se adesso è gestito interamente dal figlio. Quando ero piccola veniva sempre qui alla sera, non importava se era inverno o estate, il suo punto di ritrovo era questo bar e passava la serata a giocare a carte, in coppia con il suo amico."
Charles sorrise immediatamente, ascoltando con attenzione la sua storia.
"Ti dispiace se vado a salutarlo velocemente?"
Il monegasco si irrigidì leggermente, preoccupato che l'uomo potesse riconoscerlo e quindi attirare l'attenzione degli altri clienti, poi si rilassò e scosse la testa, guardando la ragazza con un piccolo sorriso.
"No, fai pure. Io ti aspetto qui."
Charles la guardò attentamente, sorridendo; al contrario di quanto si aspettasse, Giulia non accennò di lui al padre per evitare, per l'appunto, di attirare attenzione su di lui. Tornò al tavolo pochi minuti dopo, proprio quando la cameriera posò due tazze di tè fumante.
Charles ne afferrò subito una, apprezzando il caldo emanato dalla tazza e anche il buon profumo; alzò lo sguardo verso Giulia e sorrise, alzando la tazza verso di lei.
"Al palaghiaccio." Sussurrò il monegasco, sorridendo.
Giulia sorrise a sua volte, sentendosi leggermente commossa da quel brindisi, alzò a sua volta la tazza, la fece scontrare con quella del monegasco e se la portò subito dopo alle labbra.
"E a questo incontro." Sussurrò fra se e se, sorridendo e lasciando che il liquido caldo la scaldasse.
Entrambi si lasciarono pervadere da quel calore piacevole, concentrandosi sulla loro bevanda e dedicandosi, ogni tanto, qualche sguardo o qualche piccola parola.~•~
Ciao a tutti!
Eccoci con il capitolo 4! Charles e Giulia iniziano a conoscersi un po' meglio, vedremo però se riusciranno a sentirsi anche nei prossimi giorni... scoprirete cosa succederà nel prossimo capitolo, che verrà pubblicato nel giro di poche ore.
Saragarnier
STAI LEGGENDO
Sixteen Flowers|| Charles Leclerc
FanfictionGiulia Corsi è una giovane pattinatrice italiana originaria del Trentino Alto-Adige il cui sogno più grande è arrivare alle olimpiadi invernali, un giorno, e riuscire a conquistare almeno una medaglia per la sua nazione e per la sua famiglia. Quando...