27.

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"Come stai?"
La domanda del monegasco rimase senza risposta per qualche minuto; dopo essersi baciati, Charles e Giulia si erano sistemati comodamente sul piccolo divanetto e, l'uno di fianco all'altra, avevano iniziato a farsi le coccole in silenzio. Charles non aveva ancora tirato fuori l'argomento "paparazzi" perché temeva con tutto se stesso cosa sarebbe potuto succedere, per questo si limitò a passare le dita fra i suoi capelli morbidi per almeno una decina di minuti, prima di trovare il coraggio di porle quella domanda.
Aveva paura che tutto diventasse troppo pesante per lei, soprattutto visto che la situazione era delicata gia di per sé, senza altri pesi da dover aggiungere, ma sapeva anche che non potevano evitare l'argomento o fingere che nulla stesse accadendo intorno a loro, perché non era così. Charles era un personaggio pubblico e questo voleva dire che, chiunque gli stesse vicino, subiva un trattamento simile, se non peggiore in alcuni casi. Il monegasco riusciva a sopportare senza problemi tutte le critiche che erano rivolte verso di lui: non si era mai nemmeno preoccupato delle voci che erano girate con Giada e con Charlotte, si era limitato ad ignorare la cosa e a lasciarsi scivolare addosso tutte quelle cattiverie, concentrandosi solo sulle sue sensazioni; la cosa che, però, faticava di più a sopportare erano le critiche che miravano alle persone a lui più care. Odiava quando la sua fama coinvolgeva le persone che amava, i suoi amici e la sua famiglia; odiava quando la sua fama diventava un problema, andando a minare il rapporto che aveva con le persone a lui più vicine; odiava quando la sua fama andava a togliergli anche la poca privacy che gli era rimasta.
Certo, valeva la pena affrontare tutto quello per continuare a guidare in Formula Uno, valeva la pena per continuare a inseguire il suo sogno più grande: diventare Campione del Mondo nel campionati piloti insieme alla Ferrari. Voleva essere il primo, dopo ben quindici anni a riportare la Ferrari a vincere il campionati piloti e non solo, voleva rendere tutti i Tifosi e la squadra felici, voleva che tornassero a guardare le gare di Formula Uno con un sorriso e non più con la paura che succedesse qualcosa, come era successo di nelle ultime gare.
L'inizio di quella stagione non era andato come previsto: era riuscito a conquistare solo 6 punti nelle due gare precedenti ed era necessario che quel weekend andasse per il verso giusto, era necessario recuperare un po' del terreno che aveva perso a causa del dnf della prima gara e a causa della penalità avuta nella seconda. Era assolutamente necessario arrivare almeno fra le prime posizioni, era necessario aspirare quanto meno al podio. Per quanto desiderasse arrivare sul gradino più alto, per quanto desiderasse conquistare un'altra vittoria con la Ferrari, sapeva perfettamente che non sarebbe stato in grado battagliare con le due RedBull; doveva assolutamente trarre il meglio dalla macchina che aveva, doveva trarre il massimo dalla SF-23 e minimizzare il più possibile i danni. La stagione era ancora lunga, gli aggiornamenti che stavano progettando sarebbero arrivati nel giro di poche settimane: doveva essere fiducioso del suo team, doveva avere fiducia in Fred, nei meccanici e negli ingegneri che stavano lavorando sodo per riportarli a vincere.
"Sto bene." Sorrise la ragazza, attirando l'attenzione di Charles, perso nei suoi pensieri. "Ho solo un po' paura di non riuscire a gestire tutta questa situazione. Ho paura che tutta questa pressione e tutte queste speculazioni possano schiacciarci e impedirci di essere noi stessi. Già è difficile, per me almeno, viverti a pieno dopo ciò che mi è successo con Alessio, ho solo paura che tutto questo possa rovinare tutto quello che c'è di bello quando stiamo insieme."
Charles si ritrovò a sorridere leggermente, continuando a passare le dita fra i suoi capelli e a giocare con qualche ciocca, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi pensierosi.
"Lo so." Sussurrò piano, spostandosi leggermente e mettendosi più comodo, permettendole così di avvicinarsi ancora di più a lui e posare meglio la testa sul suo petto. Charles allungò l'altra mano verso le sue cosce, gliele accarezzò e la invitò a sistemare le gambe sulle sue, facendo in modo che si rannicchiasse contro il suo petto. Quando stava con Giulia aveva la costante necessità di sentirla vicina: non solo fisicamente, ma anche mentalmente. "Anche io ho la stessa paura. L'ho sempre avuta dopo essere entrato in Formula Uno, soprattutto dopo essere entrato in Ferrari. Purtroppo questo mondo è così, il giornalismo è così. Quello che sperano di fare è vendere di più, attirare di più l'attenzione, ottenere più abbonati e più lettori. Non importa se, per farlo, devono invadere la privacy dei piloti o di chiunque sia loro vicino: se trovano uno spiraglio per fare scalpore e attirare l'attenzione, semplicemente lo fanno. E so che certi tifosi non aiutano, so che ci sono persone che si limitano a criticare gli altri senza neanche conoscerli, ma purtroppo c'è poco da fare al riguardo."
Giulia si sistemò meglio vicino a lui, allungando le gambe e posandole sulle sue, tenendo la testa appoggiata alla sua spalla, con il viso rivolto verso il suo e gli occhi fissisulle sue iridi color smeraldo. Charles lasciò scorrere una mano sulla sua coscia, accarezzandola con la punta delle dita mentre con l'altro braccio le avvolgeva la schiena, sostenendola e stringendola dolcemente a sé.
"Anche io ho paura che tutto questo casino possa rovinare tutto quello che c'è fra noi, ma in questi anni ho capito che non c'è nulla che possiamo fare, nulla che possa impedire loro di parlare, criticare, insultare a volte. L'unica cosa che possiamo fare è lasciarci scorrere tutto addosso e concentrarsi solo su noi stessi, solo su quello che sentiamo, su quello che proviamo."
"E tu cosa provi?" Chiese la ragazza, mantenendo il contatto visivo. "Cosa provi quando siamo insieme, Charles?" Sussurrò, sentendo il cuore battere forte all'interno della cassa toracica, sentendo improvvisamente scaldarsi le guance, sentendo le mani sudare e la pelle d'oca nel punto in cui Charles la stava sfiorando con le dita, andando anche a insinuare la mano sotto il maglioncino che stava indossando, senza mai però spingersi troppo oltre.
"Non lo so." Ammise il monegasco, sincero. "Non so esattamente cosa provo, Giulia. So che non vedo l'ora di vederti quando non sei con me, so che stanotte ho fatto fatica ad addormentarmi perché continuavo a pensare a ieri sera, so che quando ti vedo sento il cuore battere più forte, soprattutto quando mi sorridi, so che voglio farti ridere, perché la tua risata mi rallegra la giornata, anche quando è una brutta giornata, so che voglio baciarti, che voglio stringerti a me, che voglio abbracciarti. So che voglio stare con te, non importa dove o come, so che sento il bisogno di averti vicino a me, di sentire il tuo corpo contro il mio. So che, se non avessi paura, desidererei solo sfilarti questi vestiti e stringerti a me, dirti che sei bellissima, perché lo sei, e che posso farti stare bene, che voglio farti stare bene, che voglio renderti felice, spensierata, serena. Non so se mi sto innamorando di te, probabilmente è così o probabilmente succederà, probabilmente sarà inevitabile, ma so una cosa: mi piaci. Mi piaci e voglio stare con te, voglio continuare a corteggiarti e voglio continuare a scoprire di più del mondo che ti porti dentro."
Giulia rimase ad ascoltarlo in silenzio, sentendo le gambe tremare leggermente per l'emozione e sentendo una forte morsa alla bocca dello stomaco; si sentì improvvisamente andare il viso in fiamme, tanto che fu costretta a sventolarsi leggermente il viso con le mani in cerca di aria, facendo anche nascere una piccola risata in Charles.
Il monegasco si sporse per recuperare uno dei tanti cartoncini che doveva firmare per i fan, poi glielo porse per farsi aria, tenendola ferma sulle proprie gambe e allungando una mano per accarezzarle il viso. Giulia era diventata tutta rossa e, nel giro di pochi secondi, era passata per ogni singola sfumatura di rosso, arrivando quasi quasi fino allo stesso colore dei muri che la circondavano.
Era una delle cose che Charles apprezzava di più di lei: il modo in cui il suo corpo reagiva lo faceva impazzire.
"Oh dio, che caldo." Esclamò ad un certo punto la ragazza, continuando a farsi aria con il cartoncino firmato da Charles, senza neanche guardarlo bene. Dopo aver ripreso un po' del suo colorito normale, Giulia abbassò lo sguardo sul foglio che stava stringendo fra le dita e lo osservò meglio. Charles era lì sopra, sgargiante nella sua tuta rossa e sempre con quel suo bel sorriso disarmante sulle labbra. La ragazza sussultò leggermente, alzando poi lo sguardo sul vero monegasco e sentendosi ancora più in imbarazzo dopo aver visto il sorrisino che aveva sulle labbra.
"Che c'è non ti piace? Preferivi il cartoncino con Carlos?" Ridacchiò Charles, prendendola in giro e sorridendo nel vedere le sue guance tornare rosse velocemente. Giulia arrossiva con la stessa velocità con cui lui passava da 0 a 100. km/h quando si trovava nella sua monoposto.
"Non è che io voglia Carlos!" Esclamò subito Giulia, scuotendo leggermente il capo e tenendo lo sguardo puntato verso gli occhi di Charles. "Sei tu che mi fai questo effetto, quindi è colpa tua. E poi, a mia discolpa, sei estremamente sexy quando indossi la tuta della Ferrari, quindi vedere questa foto mentre sono praticamente seduta sulle tue gambe non aiuta. In più, mi domando se quello che sento è il cellulare nella tua tasca dei pantaloni o altro, perché se fosse altro non avresti nessun motivo per fare così tanto il gradasso."
"Io non faccio il gradasso." Ridacchiò il monegasco, sporgendosi verso di lei e prendendole delicatamente il viso fra le mani, avvicinando i loro visi. "Ma sull'ultima parte hai completamente ragione, anche perché il telefono è sul tavolino dietro di te."
"Se fosse possibile diventare più rossa di quanto gia sia, probabilmente lo sarebbe diventata." Pensò Charles, ritrovandosi a sorridere proprio mentre si avvicinava ancora di più a lei, stringendole con delicatezza il viso fra le mani e premendo le labbra sulle sue.
Giulia non ebbe neanche il tempo di elaborare quell'informazione perché si ritrovò con le labbra di Charles sulle sue, cosa che le mandò completamente in pappa il cervello; non riuscì a far altro che pensare a quanto amasse baciare le sue labbra, a quanto volesse di più, a quanto desiderasse avere di più. Sapeva che era meglio aspettare, sapeva che quello non era il luogo più adatto a tutto quello che passava per la testa di Giulia in quel momento, ma non era in grado di pensare lucidamente, non con Charles così vicino, non con le sue labbra sulle sue, non sentendo il modo in cui lui le stringeva la coscia, spingendo il corpo verso il suo e facendole sentire quanto la desiderasse.
Giulia si ritrovò a gemere contro le sue labbra, avvolgendo le braccia intorno al suo collo e cercando di trovare nuovamente quel contatto, sperando di poter sentire ancora quella sensazione così breve ma intensa, quella sensazione così piacevole. Voleva sentirla ancora, voleva sentire ancora quanto lui la desiderasse, voleva sentire ancora quanto fossero vicini, quanto volessero esserlo ancora di più. La ragazza spostò una delle due gambe, spostandole una dall'altra parte del bacino di Charles e ritrovandosi, così, a cavalcioni su di lui.
Charles apprezzò particolarmente quel gesto: forse perché riusciva a baciarla meglio o forse perché riusciva ad accarezzare meglio ogni centimetro del suo corpo, anche se ancora parecchi strati di tessuto li dividevano.
"Se mi fa sentire tutto questo con ancora i vestiti addosso, posso solo immaginare le sensazioni che mi trasmetterà senza." Si ritrovò a pensare la ragazza, ansimando ancora contro le sue labbra.
Prima che uno dei due potesse anche solo prendere in considerazione la possibilità di sfilarsi i vestiti li, prima che potessero prendere un considerazione la possibilità di lasciarsi andare alla passione e alle sensazioni ed emozioni che provavano, qualcuno bussò alla porta, interrompendo quel momento magico.
Charles si scostò immediatamente dalle labbra di Giulia, abbassando istintivamente lo sguardo sulle sue labbra ormai gonfie per il bacio; le accarezzò il viso un'ultima volta, poi spostò lo sguardo sulla porta della stanza, ancora chiusa, e sospirò pesantemente, posando la testa sullo schienale del divano con un pesante sbuffo.
"Si?" Disse, con voce particolarmente roca. Cercò di riprendere fiato, continuando a lasciar vagare lo sguardo sul viso della ragazza e non smettendo neanche per un secondo di accarezzarle la schiena.
"Charles, hai un'altra intervista fra dieci minuti, ricordi?"
La squillante voce della sua PR, Mia, lo riportò bruscamente alla realtà; per un attimo, pochi minuti prima, aveva davvero pensato di poter restare tutto il giorno in compagnia di Giulia, per un attimo aveva pensato che quel momento sarebbe durato in eterno e che sarebbero riusciti a viverselo a pieno, senza interruzioni.
Ma erano al lavoro, lui era al lavoro e non poteva permettersi altre distrazioni, anche se quelle distrazioni coinvolgevano Giulia, anche se avrebbe voluto passare tutto il giorno a distrarsi con lei.
"Arrivo, dammi cinque minuti." Sussurrò di nuovo con voce roca, cercando di riprendere fiato e cercando di ignorare Giulia, che si trovava ancora sulle sue cosce, troppo vicino.
"Va bene, ti aspetto qui fuori."
Charles rispose con un semplice mormorio, poi tornò concentrato sul viso della ragazza, che era ancora leggermente rossa e aveva ancora il fiato corto.
"Mi dispiace, devo andare." Sussurrò a quel punto Charles, sporgendosi verso di lei e lasciandole un bacio a stampo sulle labbra, seguito subito da un altro.
Dopo il bacio, Giulia si scese dalle sue gambe e lo guardò rialzarsi, mordendosi con forza il labbro inferiore e cercando in tutti i modi di non pensare a quello che sarebbe sicuramente successo se non fosse arrivata la sua PR.
Charles si sporse di nuovo verso di lei dopo essersi sistemato e dopo aver fatto numerosi respiri profondi per calmarsi, lasciando un bacio sulla sua fronte e donandole un altro meraviglioso sorriso.
"Non vedo l'ora che questo weekend di gara passi in fretta, così avremo un mese in cui riusciremo a vederci molto più spesso e senza queste interruzioni. Ci vediamo stasera in hotel, che dici? Vorrei portarti di nuovo a cena ma di solito sono abbastanza distrutto dopo una giornata di Lavoro nel Paddock."
Giulia sorrise immediatamente, annuendo.
"Non ti preoccupare. E comunque la prossima volta che usciamo a cena voglio essere io a organizzare qualcosa. Tu mi stai corteggiando e io te lo sto permettendo, è vero, ma, se per te va bene, vorrei iniziare anche io a corteggiare te."
Charles sorrise, sentendo le guance scaldarsi leggermente; era da tanto che non si ritrovava ad arrossire per una ragazza, era dai primi mesi di relazione con la sua ex, Charlotte, quando ancora le cose fra loro andavano a meraviglia e quando vi era ancora quel leggero imbarazzo fra loro.
"Pensavo lo stessi già facendo."
Giulia alzò un sopracciglio, confusa, per questo Charles continuò, spiegandosi.
"Regali rose rosse a tutti, forse?"
La ragazza non gli rispose, ma dal modo in cui arrossì e dal modo in cui distolse lo sguardo dai suoi occhi, imbarazzata, Charles capì di aver fatto centro. Forse Giulia non voleva ammetterlo perché le faceva paura farlo, ma anche lei stava iniziando a corteggiare Charles con dei piccoli gesti. Gesti che potevano sembrare insignificanti ad altri, ma che agli occhi di lui non lo erano affatto.

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Eccoci qui con il capitolo 27! Giulia e Charles sono sempre più vicini all'abbandonarsi alla passione, ma sono già in grado di affrontare le conseguenze che ne deriveranno, soprattutto visto il passato di Giulia riguardo alle relazioni?
In ogni caso i nostri protagonisti sono sempre più vicini. So che questi capitoli sembrano essere forse un po' troppo sdolcinati, ma fidatevi che Sixteen Flowers vi regalerà tante emozioni diverse, dovete solo aspettare un paio di settimane per scoprire tutto.
Ci vediamo sabato con il capitolo 28!
Saragarnier

Sixteen Flowers|| Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora