44.

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Giorno 10

Quel venerdì mattina, Charles si svegliò agitato. Era molto agitato, forse troppo vista la giornata che lo aspettava.
Quello non era un semplice venerdì di prove libere: il nuovo format della sprint era pronto per essere testato proprio in quel weekend di gara e Charles non era pronto a questo, non era pronto ad affrontare le qualifiche per la gara di domenica avendo solo un'ora di prove libere.
Baku era una città molto importante per lui e tendeva a trovarsi particolarmente bene su quel particolare asfalto; riusciva ad arrivare al limite, ottenendo il massimo risultato anche con vetture meno competitive. Sapeva che sarebbe stata davvero dura, ma sapeva anche che nulla era impossibile.
Forse la fortuna avrebbe girato a suo favore, almeno per quella volta.
Dopo aver passato almeno dieci minuti a contemplare il paio di pantaloni rossi che si era portato dietro, pantaloni che solitamente utilizzava il sabato in cui vi erano le qualifiche, Charles uscì dalla sua stanza d'hotel con la solita e sgargiante maglietta della Ferrari, insieme a un semplice paio di Jeans blu.
La tentazione di indossare i pantaloni rossi era tanta, ma Charles credeva che quella fosse più una tradizione del sabato, non una tradizione da qualifica. Nonostante questo, non fu meravigliato nel vedere qualche fan sconvolto nel vedergli indossare un paio di jeans blu. Molti pensavano che per lui i pantaloni rossi significassero "qualy day", eppure erano più una tradizione del sabato.
Dopo aver raggiunto i box della Ferrari, Charles si mise subito al lavoro con il team per verificare le ultime cose prima delle prove libere 1, le uniche prove che avevano disponibili per il weekend.
"Come ti senti oggi?" Gli chiese Andrea qualche ora dopo, aiutandolo a spruzzare l'acqua fresca sotto i vestiti ignifughi.
"Non lo so." Ammise il monegasco, guardandosi intorno a posando subito lo sguardo su una telecamera di Sky, puntata dritta verso di lui. Sospirò e alzò lo sguardo sul viso dell'italiano, deglutendo. "Non ho ancora sentito Joris oggi."
Andrea smise subito di spruzzare l'acqua, fermandosi all'improvviso e concentrandosi totalmente sul ragazzo. Era fondamentale che Charles fosse concentrato al cento per cento affinché vi fosse la sicurezza che non vi sarebbero stati rischi. Far salire in auto un uomo scombussolato, spaventato e incerto non era un'opzione: poteva diventare pericoloso e non potevano permetterlo in alcun modo.
"Maledizione, Charles." Sospirò l'italiano, guardandolo negli occhi. "Se non sei concentrato non puoi salire in auto, lo sai. Che vuoi fare? Fingere di stare bene e poi fare qualche cazzata in pista? Vuoi forse raggiungerla in ospedale, anche te su un maledetto lettino? Non ho intenzione di farti salire in auto se non sei pienamente concentrato e se non sei sicuro di quello che stai facendo. Ho gia perso Jules, non ho intenzione di perdere anche te."
Charles rimase interdetto a quelle parole: impiegò infatti qualche istante a comprendere totalmente quello che voleva dire e, quando lo fece, non riuscì a trattenere un leggero sorriso.
"Hai ragione, scusami." Sussurrò dolcemente, dando una pacca sulla spalla dell'italiano e finendo di allacciarsi la tuta, aiutandosi con le mani per sistemarsi e fare in modo di essere comodo una volta salito sulla monoposto numero sedici. "Sono concentrato. So quello che faccio, so che è pericoloso e che devo stare attento, ma so anche qual è il limite, quindi non preoccuparti."
L'allenatore si tranquillizzò leggermente, ma rimase comunque sull'attenti nell'eventualità che Charles stesse mentendo; quando lo vide afferrare il casco con sicurezza e senza esitazione, Andrea fece un sospiro di sollievo.
"Bene, ora va a fare il tuo lavoro e fa un sorriso alla telecamera, magari Giulia vedrà il video una volta sveglia."
La sicurezza che aveva Andrea sul risveglio di Giulia, diede ulteriore forza a Charles; il monegasco lo ringraziò un'ultima volta, si avvicinò ai meccanici e salì subito in auto, sistemandosi le cinture, la tuta e il volante. Dopo aver controllato che tutto fosse a posto, Charles alzò lo sguardo sul piccolo schermo che il team gli metteva davanti, in cui poteva anche lui analizzare i tempi registrati e rivedere le curve e i micro-settori in cui perdeva di più. Guardò e riguardò più volte la mappa del circuito, che ormai sapeva a memoria da anni, poi alzò lo sguardo su Alessandro e gli altri del team, aspettando che gli dessero l'okay per salire in pista.
Aveva bisogno di correre. Aveva bisogno di premere il piede sull'acceleratore e aveva bisogno di sentir rombare il motore nelle orecchie. Aveva bisogno di sentire l'adrenalina data dalla corsa, anche se sapeva che nelle qualifiche del pomeriggio il tutto sarebbe stato più bello, amplificato. Appena gli venne dato l'okay, Charles premette delicatamente il pedale dell'acceleratore e si diresse verso l'uscita della pit lane, sentendo gia il sorriso increspargli le labbra.
"Mi mancava." Sussurrò fra se e se, dopo essersi assicurato di aver tenuto spenta la radio. "Questo era tutto quello di cui avevo bisogno in un periodo come questo."
Le prove libere andarono stranamente bene per entrambi i piloti della Ferrari, meglio rispetto a quanto preventivato, quantomeno. Charles iniziava quasi a sentire la possibilità di conquistare la pole e, anche solo pensarci, lo riempiva di adrenalina e felicità.
Poteva tornare a lottare, poteva tornare a lottare per conquistarsi il miglior tempo, magari anche per creare un nuovo track record, per registrare un tempo addirittura migliore di quello che segnò nel 2019.
Quando scese dall'auto, non fu sorpreso di vedere gli altri meccanici e ingegneri del team sereni e sollevati; i primi aggiornamenti sembravano funzionare e questo era un buon segno, soprattutto visto che tutto il team aveva lavorato molto nelle ultime settimane e Charles ne era molto orgoglioso. Quella serenità rimase fino alle qualifiche e, per il buon umore, Charles riuscì anche a distrarsi da Giulia e non si accorse nemmeno del messaggio quotidiano di Joris, in cui lo teneva aggiornato sulle condizioni di Giulia e gli confermava di aver aggiungo l'ennesimo tulipano al vaso che vi era in quella camera d'ospedale.
Era così concentrato sul proprio obbiettivo, sulle proprie sensazioni in pista, sensazioni che in quell'occasione sembravano dargli molta sicurezza, che non si accorse nemmeno di quanto il tempo, fra le prime prove libere e le qualifiche della gara fosse già passato.
"Sei pronto?" Gli chiese Andrea mentre lo aiutava a spruzzarsi il petto e la schiena sotto i vestiti ignifughi, affinché fosse abbastanza fresco per poter entrare in auto e dare il meglio di se. "Ti vedo diverso rispetto a questa mattina, tutto okay?"
Il monegasco sorrise immediatamente, rivolgendo poi uno sguardo alla macchina rossa che portava il suo numero, la monoposto numero sedici.
"Mi sento una meraviglia." Ammise all'improvviso Charles, sorridendo. Se avesse pensato di più a tutto quello che stava succedendo intorno a lui, probabilmente Charles sarebbe scoppiato a piangere da un momento all'altro, probabilmente sarebbe stato confuso da questa cosa, dal fatto che sembrava essere molto più sereno ora che tornava a fare il suo lavoro. Da un certo punto di vista temeva anche quello che poteva succedere, temeva di sentirsi in colpa una volta finito il weekend di gara e temeva di pentirsi di tutto. "E non so bene se questo è un bene o un male." Ammise infine, con un pesante sospiro.
"Credo che sia un bene, Charles." Rispose prontamente l'italiano, porgendogli il casco e aspettando che finisse di sistemarsi la tuta. "Non c'e nulla di male nell'essere felici di fare il proprio lavoro. Penso che anche lei lo sarebbe per te, quindi non devi sentirti in colpa oppure pensare che sia una cosa necessariamente sbagliata. Tu vorresti che lei smettesse di pattinare se succedesse qualcosa a te?"
Il monegasco non ci pensò nemmeno mezzo secondo, scosse immediatamente la testa e sorrise leggermente. "Se vorrei questo per lei? No. Assolutamente no. Non dovrebbe smettere di fare il suo lavoro o rinunciare ad una gara per me."
Il più grande alzò le sopracciglia e basta, senza aggiungere altro: Charles si era appena dato la risposta da solo.
Non aveva alcun motivo per sentirsi sbagliato nell'essere felice; non aveva alcun motivo di sentirsi in colpa per quello. Doveva solo essere grato perché poteva farlo, doveva essere grato di avere l'opportunità di fare il lavoro che amava e, soprattutto, di avere l'opportunità di dedicare un risultato in portante a lei e alle persone che amava, come aveva gia fatto per il padre proprio a Baku nel 2017.
"Ti dedicherò la pole di oggi." Pensò fra se e se, infilandosi il casco proprio mentre un sorriso gli increspava le labbra. "Domani ti dedicherò la seconda pole e la sprint. Domenica ti dedicherò la gara. Non importa come finirà: darò il massimo per lottare e per dedicarti questa gara."
Salì in auto, aspettò il segno dell'ingegnere e uscì dal box, accodandosi alle altre monoposto in attesa che il semaforo si facesse verde.
Q1.
Semaforo verde.
"Si parte."
Continuava a sentire parole di Xavi all'orecchio, parole a cui non dava troppo preso al momento, troppo concentrato sul riscaldare bene le gomme senza dargli uno strappo troppo eccessivo.
Equilibrio.
Transitò sul traguardo a DRS completamente aperto, facendo partire immediatamente il giro cronometrato.
Occhi puntati sulla pista davanti a sé.
Occhi puntati sul Q2.
"Your time is 1:41.269. P1. Verstappen P2, 41.398. Alonso P3, 41.720. Good job, we're in q2."
Charles non rispose all'ingegnere, troppo concentrato su ciò che stava accadendo intorno a se. Sentiva il cuore battere all'impazzata, sentiva scorrergli nelle vene l'adrenalina che sentiva in ogni qualifica ma, quella volta, era diverso. Poteva puntare veramente alla Pole Position. Poteva farcela. Doveva farcela.
Per lei.
Per lui.
"Si, good job." Si limitò a dire, tornando finalmente concentrato sulle parole del suo ingegnere e dirigendosi lentamente verso la pit lane, pronto a tornare al box in attesa del Q2.
L'adrenalina non svanì mai durante il corso del Q2 e non lo fece nemmeno durante il Q3; Charles era carico a palla e voleva solo dimostrare a tutti che era ancora li, pronto a lottare nonostante una macchina complicata, nonostante RedBull fosse sulla buona strada per vincere tutte le gare della stagione, nonostante Ferrari sembrasse essere solo la quarta forza del mondiale.
Era lui il re delle Pole. Lui era uno dei migliori piloti sul giro secco, uno dei migliori che riusciva ad estrarre il meglio anche da una macchina poco performante.
Charles doveva fare il possibile per aggiudicarsi quella pole, doveva fare il possibile per tornare ad essere il Poleman.
Da quando era entrato in Ferrari aveva preso la pole in ogni singola gara organizzata a Baku e non aveva alcuna intenzione di interrompere quella sequenza.
E non lo fece.
Dopo essere entrato in Q3 facilmente, appena dietro a Verstappen, Charles transitò per ultimo sul traguardo, registrando l'ultimo tempo della sessione, un tempo che meritava la Pole Position.
Quella sessione di qualifiche era stata meravigliosa, una delle più belle che Charles avesse mai vissuto da quando era in formula uno; c'era anche stato un momento in cui lui e Max avevano fatto lo stesso identico tempo al millesimo.
"P1!" Esclamò la voce entusiasta di Xavi alla radio, dando conferma al monegasco di aver conquistato la Pole per la gara di domenica. "Great job! Your time is 1:40.203. Verstappen P2 with 1:40.391."
Charles sentì quasi le lacrime agli occhi, alzò lo sguardo verso il cielo proprio mentre percorreva uno dei rettilinei lentamente, pronto a tornare nella pit lane.
"Questa Pole è per te, mon coeur." Sussurrò dolcemente, sapendo perfettamente che Giulia non avrebbe sentito.
Posizionò la monoposto davanti alla prima posizione, poi saltò fuori dalla macchina, in piedi su di essa, alzando il pugno verso il cielo e restando a guardarlo per qualche istante di troppo, fino a quando non sentì una pacca sulla schiena.
"Ottimo lavoro, Charles." Sussurrò Max, sfilandosi il casco bianco e accennando subito un sorriso nella direzione del monegasco. "Mi hai preso proprio in parola quando ti ho chiesto di tornare a lottare, eh?"
Charles si ritrovò subito a sorridere, saltando finalmente giu dalla monoposto e sfilandosi anche lui il casco; si avvicinò poi a Max e lo abbracciò, sorridendo. L'abbraccio durò pochi istante, infatti il monegasco si avvicinò subito a un piccolo sostegno in cui vi erano asciugamani e bottiglie d'acqua, recuperò entrambi gli oggetti e sorrise ancora una volta. Dopo aver bevuto un paio di sorsi ed essersi asciugato il viso dal sudore, Charles tornò a guardare l'olandese e annuì, con un sorriso enorme sulle labbra.
"Certo, io mantengo le mie promesse quando posso, cosa credi?"
Max gli diede una leggera pacca sulla spalla, annuendo, poi anche se aveva provato in tutti modi a trattenersi per paura che Charles avesse altro nella testa, l'olandese non riuscì a contenersi e iniziò a commentare alcuni aspetti della pista e alcune difficoltà riscontrate insieme al monegasco.
Charles lo ascoltò senza problemi, annuendo ogni tanto e concordando con le considerazioni di Max, poi alzò lo sguardo quando si rese conto del giornalista, che stava solo aspettando le loro dichiarazioni post-qualifiche.
"Se devo mandare a fanculo qualcuno per te, dimmelo e ci penso io. Sai che io non ho problemi ad insultare i giornalisti, soprattutto perché la maggior parte li detesto: qualche nemico in più non mi farà male."
Il monegasco sorrise immediatamente all'olandese e annuì, poi spostò lo sguardo su Andrea, che gli stava sorridendo.
Charles fece lo stesso, poi un pensiero lo sfiorò e per un istante perse tutta la felicità.
"Sarebbe stato ancora più bello se lei fosse stata qui con me a festeggiare."

~•~
Eccoci qui con il capitolo 44!
Charles ha conquistato la pole position e l'ha dedicata a Giulia, soprattutto visto che il suo pensiero va sempre a lei, anche e soprattutto nei momenti felici.
So che molti di voi non vedono l'ora che arrivi il sedicesimo giorno (perché ormai è ovvio che qualcosa succederà proprio quel giorno) e per fortuna mancano solo 6 capitoli: due settimane e scoprirete cosa succederà a Giulia e a Charles, quindi resistete ancora un pochino.
Ci vediamo lunedì con il capitolo 45!
Saragarnier

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