Charles impiegò qualche secondo per realizzare ciò che era successo, troppo stordito; aveva passato tutta l'esibizione con il fiato sospeso per l'ansia, preoccupato che la ragazza potesse commettere un errore, preoccupato che Giulia potesse in qualche modo lasciarsi sfuggire l'oro per un semplice e banale errore.
E lei non ne aveva commessi, non ne aveva commesso neanche uno, non secondo il monegasco almeno. Non era certo un esperto in fatto di pattinaggio di figura su ghiaccio, ma Charles riusciva a riconoscere per lo meno gli errori più gravi, come una leggera perdita di equilibrio o un atterraggio eseguito male.
Non aveva mai davvero capito quanto fosse pericoloso quello sport fino a quando non vide Giulia stesa immobile sul ghiaccio freddo della pista.
Impiegò qualche secondo per reagire, restando all'inizio immobile sulla sedia, sentendo improvvisamente un peso famigliare opprimergli il petto.
"No, ancora no..."
Aveva già visto troppe persone morire davanti ai suoi occhi, aveva gia visto la morte in faccia troppe volte in troppo poco tempo: non era pronto a rivederla, non era pronto a lasciar andare un'altra persona importante.
Il caos regnava intorno a lui, fermo immobile con gli occhi fissi su Giulia, stesa sul ghiaccio mentre una macchia scarlatta di sangue si espandeva sul bianco e candido ghiaccio della pista. Il rosso scuro spiccò in contrasto al bianco limpido della pista, confermando le paure della maggior parte delle persone che si trovavano all'interno della struttura e che stavano guardando lo spettacolo.
Charles si guardò improvvisamente intorno, posando lo sguardo sulle mamme che coprivano gli occhi ai loro bambini, evitando così che potessero vedere quella scena, poi spostò lo sguardo su Francesca, che si trovava a bordo pista con le mani fra i capelli e le guance rigate dalle lacrime.
Solo quando la macchia scura si espanse ancora di più, Charles si rese davvero conto di quello che era successo, ritrovando finalmente la voce e la capacità di controllare il suo corpo.
Si alzò improvvisamente in piedi, ignorando la stretta di Joris intorno alle spalle.
"No!" Non aveva altre parole, non aveva altre parole per descrivere tutto il dolore che sentiva dentro di se, per descrivere tutto quello che stava provando in quel momento. Stava andando tutto perfettamente bene: l'esibizione era ottima e le mancavano appena pochi punti per superare la campionessa provvisoria. Mancavano solo un paio di elementi, Charles lo sapeva, e poi sarebbe tutto finito, e poi sarebbe andato tutto per il meglio.
"No, no!" Esclamò nuovamente quando, all'improvviso, le luci che illuminavano la pista vennero spente, proprio mentre una squadra medica si fiondava al centro della pista per poterle prestare il soccorso di cui aveva bisogno. "No! Giulia!"
Prima che Joris potesse fermarlo, Charles scavalcò i sedili di fronte e scese velocemente le scale per raggiungere il bordo pista; provò anche a superare il parapetto che la circondava, ma venne fermato da qualcuno della sicurezza. Il monegasco fece l'unica cosa che era in grado di fare, l'unica cosa che gli era permesso fare: abbassare lo sguardo sul viso di Giulia, abbassare lo sguardo sul suo corpo completamente immobile e sperare di vedere qualcosa, di vedere un cenno del viso o un piccolo movimento. Ma Giulia restò immobile anche quando un medico le alzò la testa, afferrando delle bende e avvolgendogliele stretta introno alla nuca, provando in qualche modo a fermare l'emorragia.
"Non c'è nulla che puoi fare Charles." Intervenne Francesca prima che il monegasco provasse a superare di nuovo la sicurezza, mentre delle lacrime gli scorrevano silenziosamente lungo le guance. "D-Dobbiamo lasciare che i paramedici facciano il loro dovere. Penso che... p-penso che la porteranno in ospedale."
Charles rimase in silenzio, con il fiato mozzato nel petto e sentendo quel peso sempre più pesante, sentendo quel peso gravare sempre di più su di lui. Aveva gia sperimentato quella sensazione: prima con Jules quando aveva scoperto dell'incidente a Suzuka, poi con suo padre quando era rientrato dal lavoro, aveva radunato la famiglia in salotto e aveva sganciato la bomba. Charles non si era neanche reso conto che stesse male, non si era neanche reso conto che stesse male perché lo vedeva sempre stanco, ma pensava fosse dovuto a tutta la fatica e l'impegno che suo padre metteva nell' accompagnarlo in giro per l'italia e per l'europa per realizzare il suo sogno. Pensava che la sua fosse solo stanchezza, che con una bella dormita tutto sarebbe tornato al suo posto e, invece, quel giorno tornò a casa portando brutte notizie.
Vedere Giulia priva di sensi e circondata da tutti quei paramedici, aveva risvegliato in Charles ricordi che preferiva non ricordare, o almeno ricordare il meno possibile. Per lo più si concentrava sui momenti belli passati con Jules e con suo padre quando pensava a loro, ma vedere la ragazza cadere sul ghiaccio e sbattere così violentemente la testa, aveva purtroppo riportato in superficie ricordi negativi, brutti momenti che preferiva dimenticare.
La sua attenzione venne catturata da una ragazza, un'altra ragazza italiana in gara come Giulia, che si fece largo fra gli uomini della sicurezza, salendo in pista e invitando le altre pattinatrici a fare lo stesso: all'inizio la seguirono solo poche ragazze, poi la maggior parte si sfilò la protezione dalle lame e seguì le altre al centro della pista.
"Che cosa stanno facendo?" Chiese Joris al suo fianco, guardando le pattinatrici di diverse nazionalità mettersi l'una di fronte all'altra in un cerchio intorno a Giulia e ai paramedici, permettendo così loro di lavorare senza che qualcuno potesse vedere chiaramente quello che succedeva, senza doversi preoccupare delle telecamere, che potevano riprendere situazioni spiacevoli.
"La stanno nascondendo dagli altri e dalle telecamere." Sussurrò piano Francesca al suo fianco, dando voce ai suoi stessi pensieri. "È un gesto bellissimo. Sappiamo quanto siano fastidiosi i paparazzi e non è il massimo sapere che fra un paio d'ore ovunque su internet gireranno foto di Giulia mentre la stanno medicando. Probabilmente arriveranno anche a pubblicare un video, dubito che nessuno in questo Palaghiaccio non stesse riprendendo e che si sia fermato dopo la caduta, così come dubito che abbiano fatto lo stesso le più importanti reti televisive del mondo, soprattutto la regia internazionale."
Charles, appena furono citate le telecamere, improvvisamente si irrigidì sul posto, spostando subito lo sguardo sull'allenatrice e sentendo il cuore battere all'impazzata nel petto.
"I suoi genitori guardavano? Sai se dovevano collegarsi per guardarla?" Sapeva bene cosa volesse dire vedere con i propri occhi la morte in faccia, aveva visto prima Jules, anche se fortunatamente non aveva osservato con i suoi occhi le dinamiche dell'incidente in cui perse la vita, aveva visto suo padre e aveva visto un altro suo amico: Anthoine. Sperava con tutto se stesso che i genitori di Giulia non fossero davanti alla televisione, anche se sapeva perfettamente che era cosi: non aveva avuto modo di conoscerli di persona ma Giulia aveva parlato molto di loro, soprattutto nei giorni precedenti alla gara, e aveva capito quanto tenessero a lei.
Conoscendo la ragazza, pensò che probabilmente era stata proprio lei a chiedere loro di guardarla: sapeva quanto fosse importante per lei dimostrare che tutti i sacrifici che avevano fatto per lei erano serviti a qualcosa, che tutti i sacrifici che avevano fatto per lei non erano stati vani.
"Si." Sussurrò piano Francesca, afferrando immediatamente il cellulare dalla tasca dei jeans e abbassando lo sguardo sullo schermo, che continuava a illuminarsi a causa dei numerosi messaggi e chiamate che stava ricevendo. "L'ho messo in silenzioso prima della gara, maledizione."
Charles rimase a guardarla mentre ricomponeva il numero, chiamando i genitori di Giulia e allontanandosi di qualche passo per avere un po' più di silenzio e di privacy; lui, non frattempo, riportò lo sguardo sui paramedici, che stavano sistemando Giulia su una barella, pronti a portarla fuori dalla pista e dal Palaghiaccio, pronti a caricarla sull'ambulanza per portarla all'ospedale più vicino.
Il monegasco lanciò un veloce sguardo all'amico, Joris, poi tornò a guardare la ragazza, riuscendo ad intravederla attraverso le esili figure delle pattinatrici, che cercavano di coprirla il più possibile da sguardi e occhi indiscreti. Riuscì chiaramente a intravedere la benda, che le fasciava la testa, per la maggior parte impregnata di sangue. Quella scena gli fece venire il voltastomaco: sentì improvvisamente un forte senso di nausea, probabilmente dovuto alla scena a cui stava assistendo.
La donna che amava stava per essere portata in ospedale di urgenza, la donna che amava stava per essere portata in ospedale per un trauma cranico probabilmente molto grave, la donna che amava continuava a perdere sangue dalla ferita alla nuca, la donna che amava si trovava su una barella, incosciente, invece che essere fra le sue braccia a festeggiare l'esibizione.
"Devo andare con lei." Sussurrò immediatamente, tornando finalmente a guardare l'amico e incrociando subito il suo sguardo preoccupato. Afferrò le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans, ma Joris gliele sfilò dalle dita, afferrandole con disinvoltura e rivolgendo al monegasco uno sguardo di rimprovero.
"Sei troppo sconvolto per guidare. Lascia fare a me." Sussurrò immediatamente, lanciando poi uno sguardo a Francesca, che si avvicinò nuovamente a loro. "Vuoi un passaggio in ospedale anche tu?"
La ragazza scosse immediatamente la testa, spostando lo sguardo sui paramedici. "No, volevo andare con lei in ambulanza. Voglio che ci sia qualcuno con lei durante il viaggio e devo tenere aggiornati i suoi genitori, sono così preoccupati."
Charles sentì un altra stretta in prossimità dello stomaco, un altra sensazione sgradevole invaderlo totalmente: aveva gia vissuto tutto questo e sapeva perfettamente cosa voleva dire, cosa voleva dire aspettare notizie di una persona cara da chilometri e chilometri di distanza.
La cosa più terribile che potesse capitare era ritrovarsi a decine di chilometri di distanza, se non addirittura migliaia di chilometri, dalla persona che amavi, dalla persona che stava male e che rischiava la vita, dalla persona che stava lottando fra la vita e la morte proprio mentre tu rimanevi a fissare il cellulare, attendendo notizie.
Era frustrante.
Tremendamente frustrante.
"Okay." Sussurrò piano Charles, guardando Francesca negli occhi e vedendo tutta la paura che stava provando anche lei. Erano tutti terrorizzati: chiunque in quella stanza lo erano. Lo erano i giudici, che si erano improvvisamente alzati dal tavolo, spostando lo sguardo su Giulia appena era caduta. Lo erano gli spettatori, che avevano fatto sospiri di paura e di terrore. Lo erano le altre concorrenti, che erano salite in pista per provare a nascondere Giulia da possibili fotografie o video.
Non c'era una persona che non fosse rimasta sconvolta da ciò che era successo, non c'era una persona che riuscisse a capire come fosse successo.
Charles non riusciva a dare una spiegazione a tutto quello.
Non riusciva proprio a capire come fosse possibile che la lama del pattino si fosse rotta in quel modo.
Com'era possibile?
"Andrà tutto bene." Sussurrò Joris quando entrambi salirono in auto, Charles dal lato del passeggero. "La porteranno nel miglior ospedale della città e sono sicuro che i migliori medici si occuperanno di lei."
Charles voleva davvero crederci.
Voleva davvero credere che sarebbe andato tutto bene, credere che non vi fosse alcun motivo per cui essere preoccupati, credere che Giulia sarebbe stata bene, che avrebbe riaperto gli occhi e che sarebbe tornata a sorridere.
Ma era davvero cosi?
"Anche mio padre aveva i migliori medici della città." Sussurrò piano Charles, senza neanche pensare; prima che potesse fermarsi, continuò. "Anche Jules era stato portato nel miglior ospedale della città, anzi, nel miglior ospedale del paese."
Joris strinse il volante fra le mani, zigzagando fra le macchine più lente e facendo il possibile per ridurre la durata di quel viaggio, per riuscire ad arrivare in tempo all'ospedale, per riuscire a raggiungere Giulia prima che fosse troppo tardi.
"Ha paura che io non riesca ad arrivare all'ospedale perché pensa che morirà." Si ritrovò a pensare Charles, tornando a guardare l'amico e distogliendo finalmente l'attenzione dalla strada.
"Andrà tutto bene." Mormorò nuovamente Joris, scuotendo leggermente il capo e lanciando un veloce sguardo all'amico. Premette il piede sull'acceleratore e raggiunse l'ospedale pochi minuti dopo, solo poco tempo dopo l'ambulanza. Prima che riuscisse a fermare completamente l'auto, Charles balzò fuori dal veicolo e si diresse verso l'entrata dell'ospedale, con il cuore che gli martellava nel petto per la paura, con la paura che gli stringeva lo stomaco.
Aveva voglia di piangere per la paura, aveva voglia di urlare per la rabbia, aveva voglia di prendere a pugni qualcuno per sfogarsi, aveva voglia di tornare a casa e nascondersi nella sua camera.
Aveva voglia di uscire da quell'ospedale e di non tornarci mai più ma, allo stesso tempo, aveva voglia di vedere Giulia e di sapere che stava bene.
Aveva bisogno di sapere che stava bene.
Ma giulia non stava bene e, quando l'infermiera confermò le sue paure, Charles si sentì mancare la terra sotto i piedi.
"La signorina Corsi è stata portata in sala operatoria di urgenza per un grave trauma cranico. Il dottore verrà a darvi sue notizie appena ne avrà l'occasione."
E dopo quelle parole, nessuno disse nulla, restarono tutti in silenzio, con il cuore che batteva all'impazzata e con la costante paura che qualcosa sarebbe andata storta.
"Non lasciarmi." Pensò Charles, non riuscendo a pensare ad altro. "Non lasciarmi."~•~
Eccoci qui con il capitolo 33!
So che molti di voi mi avranno odiata dopo lo scorso capitolo, ma Sixteen Flowers è nata proprio dall'idea di questa scena e, sinceramente, non vedevo l'ora che arrivasse il momento di pubblicare questi e i prossimi capitoli. Nel corso dei prossimi capitoli scoprirete che tutto questo servirà molto, ai protagonisti e a voi lettori, per comprendere di più di Charles e Giulia e, soprattutto, della loro relazione.
Per ora non vi spoilero altro, ci vediamo Mercoledì con il capitolo 34!
Prima però volevo ringraziarvi per i voti, le visualizzazioni e per tutti i commenti. Sixteen Flowers è attualmente alla prima posizione nella categoria #charlesleclerc e questo è solo grazie a voi.
Grazie davvero.
Ci vediamo mercoledì.
Saragarnier
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Sixteen Flowers|| Charles Leclerc
ספרות חובביםGiulia Corsi è una giovane pattinatrice italiana originaria del Trentino Alto-Adige il cui sogno più grande è arrivare alle olimpiadi invernali, un giorno, e riuscire a conquistare almeno una medaglia per la sua nazione e per la sua famiglia. Quando...