Giorno 5
Charles bussò insistentemente alla porta, aspettando che Andrea uscisse dalla sua camera d'hotel; erano le quattro di mattina e il monegasco non era riuscito a chiudere occhio, ogni giorno sempre più preoccupato sulle condizioni di Giulia. Aveva pensato così tanto a quello che era successo e a ciò che lo aspettava, aveva pensato così tanto a tutte le possibili alternative e a cosa si sarebbe dovuto aspettare se Giulia fosse uscita dal coma. I dottori ancora non erano sicuri delle sue condizioni: le facevano esami ogni giorno eppure sembrava che non migliorasse velocemente, non tanto quanto si aspettavano all'inizio. Pensavano che nel giro di una settimana avessero riscontrato grandi miglioramenti, che potessero iniziare a interrompere gradualmente i farmaci che la mantenevano in coma, eppure Giulia non sembrava migliorare quanto si erano immaginati.
Proprio per questo motivo non riusciva a capire cosa fare, proprio per questo motivo non riusciva a chiudere occhio, proprio per questo motivo aveva passato le ultime cinque ore a pensare di fare qualcosa per lei. Le prendeva tulipani ogni giorno, eppure non si sentiva ancora pienamente felice di ciò che faceva, non si sentiva soddisfatto perché sapeva di poter fare di più per lei, voleva fare di più.
Non era riuscito a dare il massimo per suo padre e per Jules, per Giulia voleva quantomeno dare tutto se stesso e fare qualsiasi cosa, qualsiasi gesto. Sapeva che probabilmente non avrebbe cambiato nulla, sapeva che non erano i tulipani che le portava a cambiare le cose, a dare più o meno speranza, sapeva che non poteva fare nulla di davvero utile per lei, ma voleva quantomeno fare qualcosa.
"Andiamo, apri." Borbottò fra se e se, continuando a battere il pugno sulla superficie di legno, nella speranza che l'italiano sentisse e che gli aprisse la porta prima che qualche altro cliente dell'hotel si svegliasse.
Quando sentì dei passi pesanti e le solite imprecazioni in italiano provenire dall'altra parte della porta, Charles sorrise e si passò una mano fra i capelli, preparando mentalmente il discorso che voleva fargli, che aveva ripetuto nella sua testa quando ancora era sdraiato sul letto della sua camera d'hotel, quando ancora era fermo a fissare il bianco soffitto.
"Charles sono le 4:13 della mattina, che cosa ci fai sveglio?"
Il monegasco ignorò totalmente lo sguardo assonnato del suo allenatore o il cipiglio che aveva visto prendere posto sul suo viso: si infilò oltre la porta prima che Andrea potesse fermarlo, entrando nella sua stanza e cogliendolo impreparato.
"Ho bisogno di parlarti"
"Alle 4:13 della mattina?" Si lamentò l'italiano, passandosi una mano sul viso e cercando di mettere a fuoco il viso di Charles, ancora troppo stanco per capire realmente quello che stava succedendo; avrebbe voluto spedire Charles fuori dalla camera a calci nel culo, chiedergli di lasciarlo dormire e rimproverarlo perché lui non stava facendo lo stesso, ma sapeva quanto fosse delicato quel periodo e per questo si limitò a restare in silenzio, attendendo una spiegazione.
"Ho bisogno di trovare uno studio dove poter produrre musica."
Le parole di Charles echeggiarono nella camera per qualche minuto, fino a quando il silenzio non fu spezzato da Andrea, che aveva finalmente assimilato quello che aveva appena detto
"Uno studio per produrre musica?" Chiese con voce assonnata, arrendendosi all'idea di essere stato svegliato da Charles e sapendo perfettamente che non se ne sarebbe andato, che avrebbe aspettato una risposta anche a costo di dover aspettare fino alla mattina successiva.
"Si, voglio produrre il brano che ho composto al piano dopo il Gran Premio dell'Australia, quello che ho composto per Giulia, quello che ho composto dopo il nostro primo bacio. Voglio produrre quel brano e pubblicarlo sulle principali piattaforme digitali e, se si può, vorrei farlo il più velocemente possibile."
Andrea si infilò la prima maglietta che trovò nell'armadio, poi accese la luce della stanza, dopo essersi lasciato sfuggire un piccolo mugolio contrariato per colpa della luminosità troppo forte, per ultimo si infilò le infradito, che non era riuscito a trovare nel buio della camera.
"E così ora vuoi produrre musica?" Chiese ironicamente, lasciandosi cadere seduto sul letto, ormai sfatto visto che ci stava dormendo solo pochi minuti prima. Passò una mano sul morbido materasso, desiderando solo di tornare a dormire il prima possibile; nonostante questo, concentrò tutta l'attenzione su Charles, leggermente preoccupato per lui. Non era pensieroso riguardo al fatto che Charles fosse sveglio alle quattro di mattina, era più preoccupato di scoprire che aveva intenzione di produrre musica, di pubblicare un suo brano: temeva che questo fosse solo il sintomo della sua preoccupazione per la salute di Giulia e del fatto che Charles non stesse effettivamente bene. Aveva paura, aveva paura che Charles si stesse lasciando andare, che stesse cambiando per colpa del coma di Giulia, che stesse iniziando a perdere le speranze.
Per quale altro motivo avrebbe chiesto di produrre musica, sennò?
"Voglio pubblicare il brano che ho composto al piano qualche settimana fa. Avevo pubblicato un piccolo video su instagram e avevo avuto un'ottimo riscontro da parte dei fan, penso che sarebbe un bel gesto pubblicare quel brano e renderlo disponibile a tutti i fan."
Andrea, che aveva ormai imparato a conoscere bene Charles e che aveva capito perfettamente quanto fosse legato a Giulia, alzò leggermente un sopracciglio, guardandolo.
"Quindi non c'entra niente il fatto che Giulia sia ancora in coma farmacologico, giusto? Hai composto quel brano dopo il vostro primo appuntamento, dopo aver iniziato ad uscire insieme, quindi non fingere che questa scelta non c'entri nulla con Giulia, non fingere che questa scelta riguardi solo i tuoi fan, perché sono abbastanza certo che non sia così."
Il monegasco rimase in silenzio per qualche minuto, poi si sedette vicino al suo allenatore e si passò nervosamente una mano sul viso, lasciandosi sfuggire un pesante sospiro; voleva tremendamente che non fosse così, voleva fingere che andasse tutto bene e voleva fingere che non stesse facendo tutto quello per Giulia, ma la verità era che lo stava facendo proprio per lei. Voleva sperare che si sarebbe svegliata, voleva continuare a credere che avrebbe rivisto i suoi bellissimi occhi grigi e che avrebbe visto di nuovo il suo sorriso, ma sapeva perfettamente che le cose erano più complicate e che non vi era alcuna certezza. Allo stesso tempo, però, non riusciva a starsene con le mani in mano, non riusciva ad andare a trovarla ogni giorno, restando seduto di fianco al suo letto per ore e ore, raccontando le sue giornate o commentando qualsiasi notizia sentisse riguardo la Formula Uno. Non sapeva se sarebbe riuscito a farcela, non sapeva se sarebbe riuscito a restare al suo fianco senza far nulla ancora per molto. Voleva fare qualcosa.
Voleva disperatamente fare qualcosa.
Aveva sempre amato suonare il piano da quando aveva iniziato la prima volta, aveva amato la sensazione che gli dava premere delicatamente i tasti del pianoforte, aveva amato il dolce suono delle note che riusciva a produrre, per questo motivo pensava che produrre quel brano potesse essere una buona idea.
Lo avrebbe tenuto impegnato giusto qualche ora, quelle poche ore di cui aveva bisogno per potersi distrarre da tutto quello che stava succedendo intorno a lui, da tutto il dolore e la sofferenza che percepiva quando entrava in ospedale o quando incrociava i genitori di Giulia fra i corridoi asettici dell'edificio.
Aveva fatto una cosa durante quei primi cinque giorni: prendere un tulipano giallo nel negozio dietro l'angolo e portarglielo ogni giorno, unendo quel fiore ai precedenti. Ogni volta che posizionava un nuovo tulipano nel vaso, sentiva un peso togliersi momentaneamente dalle sue spalle, sentiva una sensazione piacevole invaderle il petto.
Ogni tanto si chiedeva come Giulia avrebbe reagito, ogni tanto si domandava se avrebbe apprezzato quel gesto, se una volta sveglia avrebbe sorriso.
Dopotutto lo faceva anche per questo: lo faceva non solo perché si sentiva un po' meglio lui, ma lo faceva soprattutto perché sperava che, in quel modo, la prima cosa che Giulia avrebbe fatto una volta sveglia, fosse sorridere.
Produrre quel brano, produrre lo stesso brano che aveva scritto per Giulia, pensava sarebbe stato un altro ottimo modo per farla sorridere appena si fosse svegliata; non aveva ancora avuto modo di farle sentire quello che aveva composto, non aveva ancora avuto modo di suonare qualcosa per lei e sperava che l'avrebbe resa solo più felice.
"Okay, non è solo per i fan. Ho bisogno di fare qualcosa in questi giorni, ho bisogno di fare qualcosa per Giulia che mi faccia stare meglio. Forse mi aggrappo alla speranza che comporre quel brano possa aiutarmi in qualche modo, forse mi aggrappo alla speranza che mi farà stare bene, che mi darà la forza di andare avanti, forse mi aggrappo alla speranza che un giorno Giulia si risveglierà e, la prima cosa che sentirà, sarà quel brano. Non ho avuto modo di farglielo ascoltare, non sa neanche che l'ho scritto per lei."
Andrea lo ascoltò attentamente, poi si alzò dal letto e si avvicinò alla scrivania, recuperando il computer; lo aprì immediatamente, immettendo la password e aspettando che si sbloccasse.
"Cerchiamo uno studio qui a Parigi, giusto?"
Charles sentì gli occhi farsi lucidi, ma ricacciò indietro le lacrime e annuì velocemente, alzandosi anche lui dal divano e raggiungendolo proprio vicino alla scrivania.
"Grazie." Sussurrò con un sospiro, sentendosi estremamente grato di avere un amico come Andrea al proprio fianco: Andrea non era solo il suo Personal Trainer, Andrea era molto di più, soprattutto visto che si conoscevano da quando Charles aveva solo tredici anni. Si erano conosciuti tramite Jules e, da quel momento, Andrea era diventato un punto di riferimento per il monegasco. Non riusciva neanche a esprimere a parole quanto fosse grato di averlo al suo fianco, non riusciva ad esprimere a parole quanto fosse grato per tutto quello che lui faceva.
Era piombato nella sua camera alle quattro di mattina, lo aveva svegliato nel bel mezzo della notte e, invece di rimproverarlo per il fatto che non stesse dormendo, Andrea si era subito interessato a lui, si era subito interessato ai pensieri che lo stavano affliggendo.
Charles si era quasi aspettato di essere cacciato dalla sua camera a calci nel culo, soprattutto visto che lo aveva svegliato per l'assurda idea che gli era venuta neanche un'ora prima: quella di produrre il brano che aveva composto al piano solo qualche settimana prima.
Eppure Andrea non aveva fatto nulla di tutto ciò, lo aveva invitato a spiegare per quale motivo tenesse così tanto a pubblicare quel brano e, dopo aver ascoltato ogni sua singola parola, si era subito messo al lavoro per accontentarlo e per trovare uno studio di produzione vicino a loro.
"Sarà necessario informarsi su tutta la documentazione che dovrai firmare per produrre il brano e per pubblicarlo sulle maggiori piattaforme musicali, per questo credo che sia necessario cercare qualcuno che se ne intenda del settore, magari assumere una squadra che possa aiutarti nella parte burocratica e anche nella pubblicazione del brano. Per la produzione penso che non sarà difficile trovare qualcuno che sappia spiegarti come fare, sicuramente ci sarà qualcuno nello studio che prenoteremo. Ce ne sono due nei dintorni, se vuoi domani mattina li contatto e chiedo maggiori informazioni al riguardo, così poi ti informo e potrai decidere quale studio sia meglio. Mi assicuro di chiedere conferma che ci sia un pianoforte visto che il tuo brano è al piano. Cosa ne dici?"
Charles seguì con lo sguardo tutto quello che scorreva sullo schermo del suo computer; le posizioni dei due studi di produzione più vicini a loro, le recensioni e i loro siti internet, gli annunci di persone qualificate che potessero aiutarlo con tutto il necessario.
"Grazie Andrea, non so davvero come ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me."
L'italiano si passò una mano sul viso, ancora stanco, poi alzò lo sguardo su Charles e accennò un piccolo sorriso.
"Che ne dici di ringraziarmi lasciandomi dormire ancora un paio d'ore e andando tu stesso a riposare?"
Il monegasco si lasciò sfuggire una leggera risata e annuì, iniziando finalmente a sentirsi più stanco, iniziando a sentire le palpebre più pesanti ogni secondo che passava.
"Mi sembra un ottima idea. Buonanotte, allora." Sussurrò, avviandosi lentamente verso la porta della sua camera.
"Buonanotte, Charles. Ci vediamo domani mattina."~•~
Quando Aus23 è uscita prima di Baku, io ho subito pensato a questo capitolo. Sapevo che li avrei fatti baciare in Australia (che da il nome al brano) e soprattutto sapevo che la pubblicazione del brano avrebbe coinciso con il periodo di coma di Giulia, quindi è stato perfetto.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se so che forse può risultare un po' noioso e di poco conto.
E ora passiamo alle notizie entusiasmanti.... ABBIAMO RAGGIUNTO 50k VIEWS.
E si, scrivo "abbiamo" perché senza di voi questo non sarebbe possibile.
Voglio ringraziare ognuno di voi per il vostro supporto, per tutti i bellissimi commenti che lasciate (sia qui sia sul profilo di TikTok) e che io leggo sempre, anche quando non rispondo. Leggere quello che pensate su Sixteen Flowers, Chicchi di Grandine o in generale su una storia scritta da me mi aiuta molto a capire quali sono i miei punti di forza e i miei punti deboli, cosicché io riesca a migliorare giorno dopo giorno, capitolo dopo capitolo, frase dopo frase.
Per questo volevo ringraziarvi infinitamente (sto pensando ad un modo per ringraziarvi: pensavo di pubblicare un piccolo spoiler di qualche capitolo successivo nel profilo TikTok, ma devo ancora decidere definitivamente.)
Nel frattempo ci vediamo mercoledì con il capitolo 40!
-16 cap alla fine della storia (considerando epilogo e capitoli extra)
Saragarnier
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Sixteen Flowers|| Charles Leclerc
FanfictionGiulia Corsi è una giovane pattinatrice italiana originaria del Trentino Alto-Adige il cui sogno più grande è arrivare alle olimpiadi invernali, un giorno, e riuscire a conquistare almeno una medaglia per la sua nazione e per la sua famiglia. Quando...