18.

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Quando l'aereo atterro all'aeroporto di Melbourne, Giulia, Charles, Joris e Andrea erano completamente stravolti dalla stanchezza; l'unico a non sembrare uno zombie che camminava, era proprio l'amico di Charles, Joris, che aveva passato qualche ora di viaggio dormendo.
Nonostante la stanchezza, Charles si sistemò sul sedile del guidatore, pronto a portarli tutti verso l'hotel grazie alla Ferrari che era stata noleggiata per loro e che era stata fatta trovare proprio davanti all'aeroporto, affinché non avessero problemi a spostarsi.
"Sicuro di voler guidare tu?" Chiese Joris, uno dei pochi che riusciva a tenere gli occhi aperti senza troppe difficoltà; Giulia concordò silenziosamente con il pensiero di Joris, ma non disse nulla al riguardo e si limitò ad assicurarsi che le cinture di sicurezza fossero ben allacciate.
Sapeva che Charles era uno dei migliori alla guida, dopotutto era un pilota di formula uno e non ci si sarebbe aspettato nulla di diverso da lui; allo stesso tempo, però, Charles era molto stanco dal lungo viaggio che avevano dovuto fare e per questo preferiva avere una sicurezza in più.
Quando la ragazza posò lo sguardo sul viso del monegasco, lo vide improvvisamente più attivo: i suoi occhi brillavano ed erano belli vispi nonostante la stanchezza.
"Gli basta stare davanti ad un volante e tutta la stanchezza gli passa?" Pensò la ragazza, sconvolta nel vedere quel repentino cambiamento nel suo sguardo: sembrava che anche le sue occhiaie fossero improvvisamente diventate meno visibili rispetto a qualche decina di minuto prima.
"Come fai ad essere così attivo?" Si lasciò sfuggire Giulia, attirando subito la sua attenzione prima che partissero; erano ancora nel parcheggio e Charles aveva solo avviato il motore, per questo si voltò verso di lei, incrociando il suo sguardo. "Cinque minuti fa sembravi un morto che camminava e ora sembri l'uomo più riposato della Terra." Continuò la ragazza, spiegando quello che cercava di dire.
Charles sorrise immediatamente, riportando l'attenzione sull'ambiente che li circondava e assicurandosi che non vi fossero macchine o pedoni nei paraggi prima di immettersi nella circolazione. Si avviò subito verso l'uscita dell'aeroporto, guidando molto rilassato e concentrato allo stesso tempo.
"Non sono mai troppo stanco per guidare una tale bellezza." Sussurrò infine, con un enorme sorriso sulle labbra; la ragazza si rilassò subito, tornando immediatamente ad essere più tranquilla e appoggiandosi alla portiera.
Era così stanca che sarebbe anche riuscita a dormire sull'asfalto freddo di una strada qualsiasi, sarebbe riuscita ad addormentarsi in qualunque posto pur di riuscire a recuperare qualche ora di sonno e, la cosa che più la preoccupava, era l'idea di doversi svegliare relativamente presto la mattina seguente.
Prima che se ne accorgesse, Giulia chiuse gli occhi e non li riaprì neanche quando sentì una voce calda sussurrarle vicino all'orecchio.
"Siamo arrivati in hotel, Giulia." Sussurrò Charles, approfittando del fatto che Joris e Andrea fossero andati a fare il Check-in per poter svegliare lui Giulia, che si era addormentata all'inizio del viaggio e che aveva dormito per tutto il tragitto aeroporto-hotel.
"Mh." Mugolò la ragazza, passandosi le mani sul viso e poi fra i capelli; sapeva che era il momento di alzarsi, sapeva che sarebbe stato molto meglio aprire gli occhi, scendere dal comodo sedile di pelle e andare a recuperare le chiavi della sua camera, dove ad aspettarla ci sarebbe stato un bel letto matrimoniale con un materasso ottimo e delle coperte calde, eppure rimase immobile, limitandosi solo a girarsi leggermente per trovare una posizione più comoda. "Ancora cinque minuti." Sussurrò infine.
"Giulia, sai che non posso." Sorrise il ragazzo, sporgendosi verso di lei e lasciandole un dolce bacio sulla nuca. "Ti prenderei io in braccio se potessi, ma per avere la stanza devi fare il Check-in e quello non posso farlo io per te." Sussurrò subito dopo, provando a convincerla ad alzarsi e a rinunciare alla comodità del sedile della Ferrari.
"Non penso di avere intenzione di alzarmi da qui tanto presto." Sussurrò l'italiana, tenendo gli occhi chiusi ed evitando come la peste la sola idea di aprirli, spaventata di incrociare lo sguardo di Charles e consapevole, allo stesso tempo, che se lo avesse fatto non sarebbe più stata in grado di resistere, sapeva che avrebbe ceduto immediatamente.
"Vuoi davvero che ti porti nella tua stanza di peso?" Alzò un sopracciglio, lasciando uscire una dolce risata che scaldò il cuore della ragazza; Giulia cercò di nascondere il sorriso che si stava formando sulle sue labbra nel sentire la risata del monegasco, ma fallì miseramente e venne beccata. "Oh stai sorridendo. Che c'è, vuoi davvero che lo faccia? Perché se vuoi lo faccio, ma ti avverto: ci saranno sicuro dei tifosi qui in giro e sarebbero capaci di scattare delle fotografie che potrebbero essere fraintese."
Giulia ignorò completamente le sue parole, rifiutandosi di rinunciare alla comodità di quei sedili e preferendo di gran lunga accettare l'eventualità di essere presa in braccio da Charles, cosa che non la turbava affatto, anzi.
"Motivo in più per non alzarmi: potrei avere una scusa per sentire tutti quei muscoli..." Pensò fra se e se, lei stessa sconvolta dai pensieri che riusciva ad elaborare in una situazione come quella, con la stanchezza che quasi le impediva di aprire gli occhi o socchiuderli soltanto.
"E va bene, l'hai voluto tu." Charles scese velocemente dall'auto, fece il giro, le aprì la portiera e la guardò attentamente, aspettando per assicurarsi che non volesse scendere sulle sue gambe. Quando si rese conto che non aveva alcuna intenzione di muoversi da li, Charles le mise un braccio sotto la schiena, uno sotto le ginocchia e la prese delicatamente in braccio, attento a non farle sbattere la testa sul tettuccio.  La strinse subito a se appena fu in piedi, poi diede una leggera spinta alla portiera con la gamba, assicurandosi che essa si chiudesse. Sentì i passi di Andrea e Joris dentro di se, così si voltò immediatamente verso di loro, consapevole della stranezza di quella situazione e di quanto fosse fraintendibile. 
"Che succede? Sta bene?" Chiese Andrea, lasciando vagare lo sguardo sulla ragazza.
Giulia si era subito appoggiata al petto di Charles, avvolgendo anche le braccia intorno al suo collo e cercando di sostenersi un po' per evitare di pesare troppo, per evitare di affaticare troppo Charles, già abbastanza stanco dal volo.
"Si, è solo distrutta dal volo. Credo che non abbia mai fatto un viaggio così lungo." Rispose Charles sorridendo dolcemente e abbassando lo sguardo sul viso di lei, ancora stretta fra le sue braccia. "Riesci a farti dare le chiavi della sua stanza?"
Andrea scosse la testa, sospirando.
"Mi dispiace, sai che serve almeno un documento o il passaporto per registrarsi"
Il monegasco guardò attentamente Giulia, che si era mossa leggermente fra le sue braccia, borbottando qualche parola che nessuno dei due riuscì a capire.
"Cosa hai detto?" Sussurrò Charles, continuando a sorreggerla.
"Nella borsa." Sussurrò Giulia, aprendo leggermente gli occhi e puntando lo sguardo stanco verso il viso del monegasco. "Il passaporto è nella mia borsa."
Andrea afferrò immediatamente la borsa della ragazza dal sedile dell'auto, poi spostò lo sguardo su Charles mentre vi cercava il portafoglio all'interno; una volta recuperato il passaporto, Andrea fece un cenno con il capo al monegasco, invitandolo ad entrare nell'hotel.
"Mi occupo io di dare alla reception i documenti, appena hai la chiave portala pure in camera, così può riposare."
Charles annuì immediatamente, accennando un sorriso e guardando l'amico.
"Grazie Andrea, apprezzo molto il tuo aiuto." Subito dopo,  entrambi i ragazzi si diressero verso la reception: Andrea per consegnare tutti i passaporti, Charles invece per recuperare la chiave della sua stanza e, soprattutto, quella di Giulia, che ancora le dormiva con la testa appoggiata sul petto.
Quando Charles raggiunse l'ascensore, Giulia finalmente si rese conto della situazione e ritrovò le forze per rimettersi in piedi, aprendo gli occhi e chiedendo a Charles di riposarla a terra. Il ragazzo si abbassò leggermente, posandola a terra con delicatezza e tenendo però le mani sui fianchi di lei, come se stesse ancora cercando di sorreggerla.
"Ti sei svegliata, finalmente." Sussurrò con un dolce sorriso sulla labbra, passando una mano fra i capelli di lei per sistemarle una ciocca fuori posto.
La ragazza arrossì leggermente, poi si passò una mano sul viso, ancora assonnata, cercando di ritrovare le forze necessarie per mantenersi in piedi fino a quando non sarebbe stata sul suo letto comodo.
"Mi dispiace." Sussurrò piano, alzando lo sguardo e incrociando subito quello di Charles, fisso sulla ragazza da quando erano entrati nell'ascensore, da quando lei aveva riaperto gli occhi, chiedendo di essere posata nuovamente a terra. "Mi dispiace che tu abbia dovuto prendermi in braccio, mi sarei dovuta svegliare prima e avrei dovuto fare tutto io. Invece Andrea sta facendo il check-in anche per me e tu mi hai accompagnata di peso fino a qui."
Il ragazzo sorrise dolcemente, avvicinandosi a lei e posando le mani sulle sue guance; accarezzò i suoi zigomi con il pollice, poi si sporse leggermente verso di lei e fece sfiorare i loro nasi, abbassandosi anche alla sua altezza per riuscire a guardarla negli occhi.
"Non devi scusarti." Sussurrò piano, sorridendo dolcemente e lasciando che il suo fiato caldo colpisse le labbra di lei, questo anche a causa della loro vicinanza. "Mi ha fatto piacere prenderti in braccio e guai a te se pensi di essere stata un peso. Sei leggera come una piuma e, poi, in questo modo ho avuto l'occasione di stringerti di più a me."
Il sorriso malizioso che spuntò sulle labbra di Charles, fece arrossire ancora di più Giulia, che si era sentita andare improvvisamente a fuoco. Non erano state tanto le parole di Charles a farle quell'effetto, era il tono di voce che aveva usato, la loro vicinanza in quel momento e, soprattutto, il suo sguardo.
Charles aveva infatti abbassato lo sguardo verso le labbra di lei, poi era tornato a guardare i suoi occhi e aveva sorriso, trattenendosi dallo sporgersi ulteriormente e dal far scontrare le loro labbra.
Giulia era ancora troppo assonnata per rendersi conto di quello che stava succedendo, era ancora troppo assonnata per capire che quello sguardo, oltre a farle quell'effetto, era un sintomo dell'attrazione che provava Charles nei suoi riguardi.
E lui non voleva baciarla.
Non in quel momento almeno.
Voleva che Giulia fosse pienamente sicura di se, voleva che trovasse lei stessa il coraggio di baciarlo, voleva che tornasse ad avere quella sicurezza che aveva perso con il suo ex, voleva essere sicuro che un bacio fosse quello che anche lei voleva.
E non ne era certo al cento per cento.
Per questo aveva combattuto contro la voglia di baciarla, per questo aveva fatto un passo indietro, andando ad aggiungere distanza fra loro, per questo aveva spostato le mani dalle sue guance, riportandole lungo i suoi fianchi, lasciando andare così la ragazza.
Starle così vicino era impossibile per lui, soprattutto se doveva cercare di starle abbastanza lontano allo stesso tempo, soprattutto sapendo quello che aveva passato e delle necessità che aveva.
Quando l'ascensore si fermò al quarto piano, Charles e Giulia scesero in contemporanea, ognuno stringendo la chiave della propria camera e dirigendosi proprio verso quella porta.
Charles era particolarmente felice di sapere che Giulia era proprio nella stanza di fronte alla sua, era felice perché erano abbastanza vicini, anche se lui avrebbe preferito averla nel letto con sé piuttosto che dall'altra parte del corridoio.
Tenne quei pensieri per sé, abbassando solo lo sguardo sul viso di lei e sporgendosi per darle il bacio della buonanotte. Posò le labbra sulla sua fronte, poi avvolse le braccia intorno al suo esile corpo e la strinse contro il suo petto, accarezzandole dolcemente la schiena.
Subito dopo quel saluto, entrambi si diedero le spalle ed infilarono la chiavi nella serratura, facendole scattare ed aprendo così la porta delle loro stanze.
Giulia non si girò, anche se la voglia di farlo era tanta.
Non aveva voglia di terminare quella serata, non aveva voglia di andare a dormire da sola in quella stanza d'hotel; sarebbe voluta restare con lui, sarebbe voluta restare sveglia a parlare con Charles ancora e ancora, anche se lo avevano fatto per ben diciotto ore sull'aereo.
Avevano anche giocato a scacchi per qualche ora e lui aveva vinto senza alcuna pietà per ben cinque partite di fila; Giulia alla fine si era arresa, lasciando che Andrea prendesse il suo posto e ammirando la partita fra i due.
Avevano parlato a lungo, avevano riso e scherzato: erano state le diciotto ore più lunghe e più belle per lei e, nonostante la stanchezza, anche in quel momento preferiva quasi l'idea di restare sveglia ancora a lungo pur di restare in sua compagnia.
"Giulia."
Sentire quel sussurro la fece quasi sobbalzare; Giulia si voltò immediatamente verso Charles, che era rivolto verso di lei e che si stava torturando nervosamente il labbro inferiore, stringendolo fra i denti e mordicchiandoselo in continuazione.
Giulia non lo aveva mai visto così agitato e preoccupato, per questo si irrigidì leggermente, temendo fosse successo qualcosa, temendo di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato.
"Si?" Sussurrò con voce tremante, puntando lo sguardo verso quegli occhi verdi che, nonostante la luce fioca del corridoio, continuavano a brillare come due fari in una notte buia e tempestosa: erano un vero e proprio punto di riferimento, un porto sicuro.
"Ti va di venire a cena con me domani sera?"
La ragazza rimase sorpresa da quella domanda, ma non riuscì a contenere l'enorme sorriso che si formò sulle sue labbra subito dopo.
"Mi farebbe molto piacere."

~•~
Ecco che il nostro Carletto inizia il corteggiamento! Cosa avrà preparato per Giulia? E lei come si preparerà psicologicamente alla cena, soprattutto dato il suo passato?
Per scoprirlo dovrete aspettare i prossimi capitoli.
So che molti di voi aspettano il tanto atteso primo bacio e prometto che prima o poi arriverà, ma quel prima o poi non era questo capitolo e non vi dirò se sarà il prossimo o quello dopo ancora, o dopo ancora...
Voglio solo che proviate a mettervi nei panni di entrambi: il bacio è una cosa molto importante per tutti e due, per Giulia perché è ancora molto turbata da quello che è successo con il suo ex, per Charles perché per lui è importante che lei si senta a suo agio.
Volevo ringraziarvi ancora una volta per il vostro sostegno!
Ci vediamo martedì con il capitolo 19.
Saragarnier.

Sixteen Flowers|| Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora