Come sospettavo, il pub pullulava di persone, sia dentro che fuori.
C'era gente che a quell'ora già aveva bevuto tre birre, alcune ragazze fumavano tra la porta d'ingresso e il giardino perché con quei vestiti anche d'estate sentivano freddo.
Per un attimo pensai a me, a come fossi vestita io quella sera in confronto.
Un jeans e una canotta, un cardigan leggero sopra. Neanche un filo di trucco.
Non cercavo mai nulla, non volevo che nessuno mi guardasse, ma a volte pensavo alla sensazione che ragazze come quelle dovevano provare ogni volta che qualcuno le guardava.
Magari sarebbe piaciuto anche a me, magari anche io un giorno sarei stata guardata da qualcuno con desiderio.
Mi scrollai di dosso quei pensieri quando entrai nel pub stando attenta a non sfiorare nessuno.
Bryan e i suoi amici avevano prenotato un tavolo intero e quando mi vide, si alzò sbracciando per indicarmi di sedermi lì con loto.
Salutai tutti un po' imbarazzata, e nel frattempo, quando lo vidi avvicinarsi con una ragazza, mi resi conto che avevo perso Harry da un bel po'.
<<Lei è Rachel, e Rachel, lei è la mia migliore amica Emma>>.
Mandai giù un boccone di saliva mentre fugacemente le strinsi la mano.
<<Scusami, non amo il contatto. Ma puoi sederti qui se vuoi>>.
Harry sembrò sollevato. Lo spaventavo sempre quando si trattava delle presentazioni.
Fu difficile anche spiegare a suo fratello che non doveva toccarmi come faceva con tutte le altre persone del mondo.
<<Harry mi ha parlato tantissimo di te, so che sei stata in America>>
Capii che anche lei aveva il sogno di visitare quel continente.
<<Sono sicura che un giorno vedrai anche tu la famosa 'America', per me è diventato solo uno stress per il viaggio>>.
Le porsi uno dei bicchieri che Bryan aveva riempito con la birra.
Tutti alzammo i bicchieri per fargli gli auguri e io sorrisi nel vedere che Rachel guardava Harry come una ragazzina innamorata.
Doveva essere molto giovane rispetto a noi.
<<Come ti trovi con questo bellissimo ragazzo?>>.
Sapevo che Harry stava ascoltando tutto, quindi le feci l'occhiolino e lei rise imbarazzata.
<<Lui è davvero gentile>>.
Sbuffai mentre mandavo giù l'ultimo sorso di quel bicchiere.
<<Oh Rachel, sono stata via un mese e voi fate così i vaghi? Non c'è nulla di male nel dire che vi siete innamorati>>.
Scoppiai in una fragorosa risata quando vidi Harry quasi strozzarsi e Rachel divampare.
<<Ok, smetto di chiedere>>.
All'improvviso tutti i ragazzi andarono verso la pista di ballo creata per l'occasione e consigliai a Rachel e Harry di andare a divertirsi.
Potevo sopportare sicuramente di toccare una mano, ma non avrei mai superato una pista da ballo.
Li guardai dal tavolo, pensando a quanto sarebbe stato bello poter essere lì con loro.
Nessuno sapeva ed io non lo avevo detto mai neanche ai miei genitori, che avevano chiesto in continuazione cosa ricordassi di quegli otto anni passati senza di loro.
Non avevo mai avuto il coraggio, solo con lui avevo provato a raccontare ogni cosa, eppure neanche lui sapeva tutto.
Le persone pensavano che avessi dimenticato, io preferivo tenermi ogni cosa dentro, perché volevo iniziare una nuova vita.
Ero così piccola eppure così grande da pensare che se avessi raccontato la verità, quegli sguardi che mi accolsero quel giorno di Novembre, non sarebbero mai scomparsi e la mia vita sarebbe stata segnata per sempre anche con i miei genitori.
Un ragazzo venne a sedersi lì con me distogliendomi dai miei pensieri.
<<Ciao, come ti chiami? Ti ho vista qui sola e penso che tu abbia bisogno di compagnia>>.
Era visibilmente ubriaco, quindi guardai l'ora di sfuggita dal mio orologio solo per curiosità.
Era già mezzanotte, ed io non mi ero proprio resa conto del passare del tempo.
<<No guarda, non ho bisogno di compagnia, i miei amici stanno per tornare>>.
Fece capolino per osservare meglio la pista da ballo.
<<Non sembra che stiano per tornare in realtà>>.
Sorrisi e abbassai lo sguardo. Era tempo di tornare a casa.
<<Bene, dato che tu sei più sveglio di me e mi hai fatto capire che passerò la serata da sola, tornerò a casa. Piacere di averti conosciuto>>.
Provò a bloccare il mio passaggio trattenendo il mio polso con la sua mano.
Mi venne quasi da vomitare e la mia vista si offuscò per alcuni secondi, prima di reagire e riuscire a liberarmi.
<<Non ti permettere mai più di toccarmi>>.
Quasi corsi via da quel pub. Non mi resi neanche conto che quelle mie parole lo fecero alzare e seguirmi fino al giardino dove, in quel momento, sembrava non esserci nessuno.
<<Ragazziiiiina, non correre. Peserai 40 kg, quanto credi che ci metterò a prenderti>>.
Mi girai a guardarlo e vidi il sorriso malizioso che mi stava lanciando.
Cominciavo ad aver paura.
Casa non era così lontana, pensai, ma sarebbe stata inarrivabile con quell'uomo alle calcagna.
Non sapevo bene cosa fare, quindi, quando riuscì a bloccarmi di nuovo, quando il suo secondo tocco mi fece perdere la voce, la forza e tutto ciò che poteva salvarmi, mi abbandonai a terra sperando che facesse in fretta quello per cui mi stava seguendo.
Sentii solo un tonfo, quando, dopo aver sentito il peso del suo corpo su di me svanire, riuscii finalmente a riprendere fiato e a mettermi seduta proprio al centro della strada.
<<Dovresti alzarti da lì, potrebbe passare una macchina all'improvviso>>.
Guardai quella figura davanti a me, guardai quel ragazzo a terra.
Mi aveva salvata.
<<Chi sei tu?>>.
Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Quella strada non era ben illuminata e in quel mio stato, riuscire a scorgere anche solo un suo lineamento, mi sembrò impossibile.
<<Non importa chi sono, ora alzati>>.
Il suo tono non mi piaceva, eppure sentivo qualcosa di positivo.
Non feci in tempo a prendere sul serio quelle parole, quando, fu proprio lui a tirarmi su con un gesto veloce che mi permise di non essere presa dalla macchina che con grande velocità attraversò quel punto in quel momento.
Il guidatore suonò il clacson più volte, mentre uno dei passeggeri urlò qualcosa di sconcio dal finestrino.
Non mi resi conto che mi trovavo proprio tra le sue braccia.
<<Chi sei tu?>>
Il ragazzo mi allontanò dalla sua presa, si mise a posto la giacca e poi, mentre si allontanava, mi disse: <<Non importa>>.
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Neverthless
DragosteSotto la pioggia dell'Inghilterra, noncurante dei miei vestiti fradici, vedevo tutta la mia vita andare in frantumi, impotente dinanzi a ciò che il destino aveva riservato proprio a me.