CAPITOLO 22

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Axel aveva aspettato che mia madre andasse via di prima mattina prima di bussare pesantemente alla mia porta.

Non sapevo che fosse lui, pensavo che mia madre avesse dimenticato di nuovo di rimettere le chiavi sotto il vaso.

Non avevo dormito per quasi tutta la notte, avevo preso sonno all'alba e quando, alle 7 in punto, sentii quel forte rumore, non pensai neanche di sistemarmi un pochino.

Axel quasi non mi buttò la porta addosso quando aprii.

<<Tu sei una sciocca, come cazzo ti viene in mente di andarci a pranzo?>>.

Lo guardai ancora stordita dal sonno.

<<E tu con che faccia tosta arrivi qui a dirmi con chi posso o non posso andare a pranzo?>>.

Si bloccò per un istante prima di riprendere.

<<Dannazione! Ti avevo avvertita, ti avevo detto che non è una brava persona>>.

Sorrisi in modo beffardo.

<<Lui è stato molto onesto con me, non so esattamente quello che è successo tra voi, ma non mi interessa>>.

Aprii di nuovo la porta indicandogli l'uscita.

<<Non me ne vado Emma, non prima di sapere se anche lui...>>.

Chiusi quasi rompendo la casa intera.

<<Adesso stai zitto e mi stai a sentire ok?>>.

Aspettai un suo cenno per andare avanti.

<<Tu brutto stronzo che non sei altro, ti vedi con una donna da quando mi hai salvata quella notte. Io mi sono sempre fidata di te, ti ho raccontato le mie cose, ho pianto, ho sperato, ti ho baciato>>.

Cominciai a piangere.

Provò ad avvicinarsi ma lo fermai con una mano e con uno sguardo rabbioso.

<<E che cosa fai? Vieni qui, per farmi sentire in colpa di essere andata a pranzo con un altro uomo>>.

Ridevo mentre piangevo.

<<Non ne hai il diritto. Mi hai detto che non posso averti perché penserai sempre e solo ad un'altra donna, e allora lasciami stare. Non ti avvicinare più a me. Non farmi credere cose che poi distruggi il giorno dopo. Non farlo, non me lo merito>>.

Stavo urlando.

Lui venne verso di me, ma io cominciai a tirarmi indietro fin quando non finii contro il muro.

Iniziai a picchiarlo, a tirargli pugni dovunque.

Mi fermò con la forza fin quando io crollai a terra.

<<Emma, per favore calmati>>.

Scossi la testa.

<<Vaffanculo Axel, vattene via>>

<<Non me ne vado>>.

Mi abbracciò fin quando le lacrime finirono di scendere.

Poi si mise seduto a terra vicino a me.

<<Mi dispiace se ti ho fatto questo>>.

<<Bastava essere sincero con me>>.

Abbassò lo sguardo.

<<Credi che non lo sia stato?>>.

Scrollai le spalle.

<<Non lo so. Dimmelo tu>>.

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