18.𝐄𝐏𝐈𝐋𝐎𝐆𝐎

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-Lea-

"Ti sto dicendo che aspettiamo un figlio Rafe"

Lui mi guardò con sconcerto crescente. Non avevamo chiarito dopo quella volta ,dopo Roxanne. Anche se non mi aveva tradita ,stavamo facendo i separati in casa ed era una situazione logorante. 

"Ma noi siamo giovani, andiamo al collage e tu prendi la pillola"

"Prendevo. Fa male al feto"-ribadì con durezza poggiata al bancone della cucina.

"Non ne abbiamo mai parlato di avere figli"

"Lo so ma pensi di amarmi, esserci e fare il padre come dovresti? Fuggirai? Un padre ha delle responsabilità"

"Credi non lo sappia? Ma non posso ...Lea mi spiace non posso"

Mi lasciò sola in una casa enorme e vuota, a piangermi addosso. Però non era finita ,perchè Rafe era cambiato e mi amava e non mi avrebbe abbandonata mai. Sentì la porta di casa riaprirsi cigolando alle due di notte. Rafe mi raggiunse a letto dopo settimane passate sul divano, puzzava di alcool.

"Non ci sono ricaduto lo giuro"

"Sei sbronzo"-dissi in tono piatto.

"E tu sveglia, mamma e bellissima. Sono un coglione Lea"

Allora sospirai, mi voltai verso di lui e presi la sua testa poggiandola sul mio seno.

"Sei qui, questo conta"

"Sei qui, questo conta"

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-Rafe-

"Che cazzo dici che sta per nascere mio nipote?"-esclamò JJ contento salendo con me le scale dell'ospedale. Sarah e gli altri c'erano venuti a trovare e mentre io ero fuori coi ragazzi e Lea a casa con le ragazze le si erano rotte le acque. 

"Dovete chiamarlo JJ Junior"

"No che non lo chiameranno così dai"-lo riprese John B. Io e Pope potevamo definirci amici, anche se una volta volle ammazzarmi. Per fortuna stava già con Cleo. Avevamo passato tante avventure insieme. Mio figlio sarebbe nato erede, ricco e lontano da droga, alcool, giri pessimi e avrebbe avuto tanto amore e perenne protezione. Una mamma innamorata del padre, non una famiglia sgangherata come le nostre. E attenzione, cura da parte mia. 

"Mio padre dice di volere venire"

"Giammai"-dissi duramente a JJ-"Quel mostro non vedrà mai nostro figlio e neppure mai più Lea"

C'eravamo stabiliti a NY per sempre. Avremmo lavorato e badato a Jackson.

"Come lo chiamerete allora?"

"Jackson Cameron"

"Ah. Pensavo Ward. Sarah ci avrebbe tenuto"

"John B senti, facciamo che un giorno chiamerete Ward il vostro di figlio"

"Eccovi! Entra Rafe presto, Lea è in travaglio"

"Ok Sarah"

Soprattutto sarebbe stato da me amato, supportato e mai fatto sentire inferiore. Non ripudiato come mio padre fece con me. Messo da parte, sempre sottomesso. Ore dopo nacque Jackson Cameron, l'amore della mia vita e di Lea. 

Perchè il mio sangue era in lui e anche se il sangue complica le cose ,lui non avrebbe visto sangue. Lea era parte del mio sangue, mia moglie e la famiglia è per sempre. Avevo versato sangue ma sarei divenuto ancor più migliore per loro.

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𝐌𝐲 𝐛𝐥𝐨𝐨𝐝, 𝐦𝐲 𝐥𝐨𝐯𝐞~~𝐑𝐚𝐟𝐞 𝐂𝐚𝐦𝐞𝐫𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora