Capitolo 1

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Molto spesso il mestiere dell'eroe viene visto come un lavoro straordinario. Il salvare vite, combattere i cattivi, una vita piena di emozioni e adrenalina.

Bello, vero?

Ma a volte ciò che si vede esternamente è solo il minimo, la piccola punta di un immenso iceberg che si propaga sotto le acque.

Rapimenti, omicidi, stupri, sangue e violenza. No, non è solo emozione...

È meraviglioso salvare vite di persone che necessitano aiuto. Ma a volte, le vite non riescono ad essere salvate...

Chi muore, chi soffre, chi viene traumatizzato.

Ah... L'eroe.

Grandi aspettative su di loro, sulle loro spalle forti, sui loro quirk...

L'eroe...

Ed anche quel ragazzo, dai capelli rossi e i muscoli totalmente induriti, spessi come la roccia, pensò a quanto fosse devastante quel lavoro... Mentre osservava i criminali legati e immobilizzati a terra, mentre i suoi colleghi tiravano fuori quelle povere vittime, colpevoli solo di una cosa: per una società così malata, essere nati di un genere sbagliato.

Red Riot, sempre così fiero, così forte, in quel momento si sentiva così spezzato. Una società fatta di eroi e villain... Malata, malata perché non c'erano solamente queste differenze... Ma esistevano anche i generi secondari...

Alpha, Omega e Beta...

Molte persone non vedevano il problema, ormai le mentalità erano decisamente aperte. Ma esistevano quelle retrograde, quelle che vivevano ancora nell'età della pietra, che si nascondevano nel buio e colpivano chi non si sarebbe riuscito a difendere.

Quelli che credevano che gli Alpha dovessero dominare su ogni cosa, che dovessero essere i superiori, seguiti dai Beta, e gli Omega dovevano servire solamente a procreare, soddisfare e stare in silenzio, sottomessi ad ogni cosa.

Kirishima Eijirou, da sempre stato di una dolcezza infinita, una forza d'animo cresciuta e rafforzata giorno dopo giorno, un Alpha pieno di amore, aveva abbandonato ogni sua insicurezza volendo diventare un eroe su cui fare riferimento.
E non poteva mollare...

Non poteva mollare nel vedere quello scempio, nel vedere quegli Omega che venivano tirati fuori da quell'edificio, nudi, sanguinanti e sporchi, una sporcizia a cui il rosso non voleva minimamente pensare.

Lacrime, urla, lamenti... Tutto quello per lui era troppo, soffriva, il suo animo da Alpha buono... Non poteva vedere tutto quel dolore.
Le sue iridi rosse si spostavano sui corpi, iniziando così a muoversi e dare una mano.
Il buio di quella notte rendeva tutto così macabro, c'era chi stava spegnendo le fiamme dovute alle esplosioni per entrare, chi medicava gli eroi rimasti feriti e chi finiva di contenere i villain che sarebbero stati rinchiusi.

E lui... Lui cercava di tirare su le persone, con il suo sorriso così particolare. Normalmente avrebbe spaventato le persone, con i denti a punta e affilati, ma invece riusciva ad essere così rassicurante.

Si assicurò che tutte le persone che uscivan dall'edificio, terrorizzate da ogni cosa, da ogni voce e movimento, riuscissero a calmarsi.
Ogni omega, spezzato e devastato da tutte le violenze subìte doveva tornare a sorridere... Doveva tornare a vivere.

Si avvicinò ad un ragazzo, seduto con la schiena curva e il capo chinato a terra, mezzo nudo. Era magro, tutte le ossa sbucavano da quella pelle logora.
Indossava solamente delle mutande, sporche.
Nel tragitto afferrò una delle coperte che venivano offerte per le vittime, e con estrema lentezza si inginocchiò a terra, potendo trovarsi faccia a faccia con il ragazzo che non osò sollevare il capo.

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