Capitolo 8

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"No, mi rifiuto! Non ti puoi fare un carico del genere, no. Assolutamente no, non è il tuo compito, è il mio!".

Izuku, a terra con la schiena appoggiata alla parete e il capo ricurvo verso il soffitto, ad occhi chiusi, buttava giù l'ennesimo soppressore.
Era devastato... Vedere il corpo di Katsuki reagire in quel modo...

Lo dovettero tirare fuori di forza, quando i medici corsero all'interno per far riprendere la conoscenza all'Alpha durante quello che fu un attacco epilettico.
Non capirono che cosa scattò in quella mente, ma una cosa era decisamente chiara: non era più il caso di avvicinarsi a quel ragazzo quando l'Omega era nei dintorni senza le giuste precauzioni, a meno che l'eroe Red Riot non fosse presente fisicamente.
Perché fortuna volle che Eijirou era già pronto a contenerlo, con il suo quirk attivo.

Izuku riaprì gli occhi, stanco, guardando i genitori di colui che aveva travolto la sua intera esistenza in un singolo giorno.
Mitsuki aveva il volto stravolto, enormi occhiaie e occhi gonfi dovuti a quarantotto ore di pianti. Chissà il dolore di una madre nello scoprire che il proprio figlio era vivo, chiuso in sette anni di violenze... nella mente di quella donna albergavano pensieri negativi, carichi di delusione... Non aveva fatto niente per ritrovarlo.
Aveva abbandonato suo figlio...

"Mitsuki... - La voce di Izuku era grattata, quanto tempo era che non buttava giù almeno un bicchiere d'acqua? - Lui ha reagito... Con me. Io lo... Lo terrò al sicuro a casa mia... Starà con me. E... E mi dispiace, davvero ma... Ma se qualcuno, chiunque esso sia, dovesse rifiutarsi... Non risponderò delle mie azioni". Gli occhi verdi si puntarono in quelli rossi stravolti di Eijirou, che si massaggiava un braccio dove una delle fruste nere si era andata a schiantare, nonostante la corazza.

La donna si inginocchiò di fronte a lui, accarezzandogli piano le ginocchia, osservandolo e vedendo in lui quel bambino che avrebbe dato la vita per suo figlio, ed in quel momento, più che mai, era proprio così.
"Non farai tutto da solo... Tu non puoi farti carico di questo tutto da solo. Lo hai sempre amato, non è vero...?".

Nel sentire quella domanda, il viso del verdino si piegò in una smorfia di puro dolore, lanciandosi tra le braccia della donna che era parte della sua famiglia.
Singhiozzò con forza, lasciando che le innumerevoli lacrime uscissero come fiumi dai suoi occhi, rilasciando tutto quel dolore che continuava a premere dentro di lui.

"Tesoro... Non sei solo... È mio figlio e farò qualsiasi cosa... Qualsiasi. Se... Se per il suo bene questo è ciò che deve accadere... Va bene così. Ma io sarò con voi...".

"Zia... Io l'ho perso... Ho preso Kacchan e... E ora... È qui... Ha bisogno di me... Lo vedo... L'ho sentito... - Affondò il viso nell'incavo del collo della donna, mentre lei lo stringeva amorevolmente, accarezzandogli piano la schiena - Adesso sta a me... E devo fare l'eroe. È il mio compito, io sono... Sono Deku... Ed è grazie a lui se s-sono qui...".

Le mani delicate di Mitsuki sfiorarono i suoi riccioli, lasciando poi un leggero bacio sulla tempia del ragazzo, prima di allontanarsi per poterlo guardare negli occhi.
"Ed io credo in te tesoro... Tu ci riuscirai. Tu riporterai qui Katsuki, e, soprattutto, mio figlio".

E tutto venne organizzato nei minimi dettagli, Izuku non fece altro che firmare scartoffie, tutti si portarono le mani avanti per tirarsi fuori da eventuali guai, sia i medici che la polizia che si stava occupando del caso, e il verdino si ritrovò con scartoffie da compilare e il cuore in gola.
Perché si sarebbe preso la responsabilità di ogni cosa, avrebbe portato via Katsuki... A casa sua.

E mentre continuava ad inglobare soppressori, osservava come tutto di fronte ai suoi occhi stava cambiando. Era bastato un singolo giorno...

"Izuku, tesoro... - Gli occhi carichi di emozioni del verdino incrociarono quelli di sua madre, che gli sfiorò dolcemente la guancia - Per qualsiasi cosa... Anche la più stupida... Devi chiamarmi. E per Eri-".

"Dammi qualche giorno, devo valutare la situazione e poi tornerà con me - Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, guardando la splendida bambina che correva nel giardino, i capelli bianchi al vento e l'Alpha rosso che giocava con lei - Lei è la mia famiglia. In un modo o nell'altro lo dovrà conoscere... E quindi, deciderà lei sei restare qui o venire da te, mamma".

"Tesoro mio... Non voglio essere ripetitiva, ma-".

"Ma lo sei - Izuku sorrise teneramente alla mamma, alla quale si tinsero di rosso le guance morbide - So che posso contare su di te. Adesso però devo affrontare tutto ciò, e devo farlo, da solo, con lui". Portò un braccio intorno alle spalle della donna, potendo vedere la ormai notevole differenza di altezza tra loro due, iniziando a muoversi verso la porta di ingresso.

"D'accordo, allora ci facciamo accompagnare da Kirishima fino a casa mia. Il telefono è carico?".

"Certo, mamma".

"Hai la cena? Hai fatto la spesa?".

"Sì mamma, ho fatto la spesa".

"Ti sei ricordato di comprare il sapone per i piatti? Sei un testone e-".

"Mamma! - Le mani, forti e decise del figlio andarono ad afferrare le spalle di Inko, che sobbalzò sul posto - Sto bene. Andrà tutto bene. Se avessi bisogno, ti chiamerò...".

E così, nel leggere quegli occhi così luminosi, la madre si decise e convinta, lasciò che l'omega salutasse la piccola Eri, guardandoli con amore.
Izuku, quando era con lei, si trasformava, brillava di una luce unica e meravigliosa, ed il sorriso era qualcosa di splendido, come se niente e nessuno potesse scalfirlo.

Ma quando la porta si richiuse, lasciando lui da solo, ad affrontare ciò che non avrebbe mai pensato, il suo respiro si fece irregolare.
Le parole del dottore a cui avevano dato il caso di Bakugo, gli rimbombavano nella testa.

"Deku, lei è un eroe straordinario, ha salvato vite, ha affrontato sfide che pochi potrebbero anche solo immaginare. Ma tutto ciò è diverso... Lei si sta facendo carico di una persona. Un adulto, traumatizzato, con i sensi ovattati e la memoria retrocessa... E soprattutto, è pericoloso. Non può abbassare la guardia, mai deve farlo. E deve pensare che in questo momento, non è una persona capace di intendere.

Deve stare in sicurezza, legato, per la salute di tutti. Si sporcherà, urina e feci saranno all'ordine del giorno, non potrà pulire il proprio corpo per conto suo, dovrà pensarci lei.
Deve prendere i medicinali, perché sta eseguendo una cura di ripresa, a gradi le dosi verranno abbassate, ristabilizzando il suo corpo.
Deve anche mangiare, non solamente tramite flebo, ma deve mettere qualcosa sotto i denti, sennò quel corpo si spezzerà.

Lei, è pronto a tutto questo?
Lei è pronto a prendersi cura di una persona che non sa chi lei sia?".

La sua schiena combaciava perfettamente con la porta di ingresso, mentre lentamente scendeva a terra, scivolando fino a sedersi.
Quella casa era vuota, lui era lì, e proprio al piano di sopra la sua stanza era stata adibita a racchiudere Katsuki, con lui dormiente all'interno.

Voleva rivedere il sole, in quel tunnel fatto di oscurità e paura.

"Sì. Io mi prenderò cura di te, Kacchan".

 Io mi prenderò cura di te, Kacchan"

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