Capitolo 2

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Il suo respiro tagliava quel religioso silenzio, silenzio che era obbligata a tenere per non essere scovata.
Il sangue le pompava con rapidità dentro le vene, ed il suo cuoricino batteva così forte da farle quasi male.

Ma il silenzio veniva mantenuto, come se ne andasse della sua vita, perché se avesse aperto bocca, lui l'avrebbe trovata.

Le sue piccole e delicate mani si portarono sopra la sua bocca, mentre i suoi grandi occhioni rossi contornati da delle folte ciglia, erano strabuzzati, a spostarsi nel buio.
La porta della camera era stata aperta, e lo percepì da quel suo solito cigolío che emettevano i cardini. Era leggero, quasi impercettibile, ma lei lo conosceva fin troppo bene.

Passi lenti ed attenti fecero capolino all'interno della sua stanza, e lei, chiusa nel suo armadio, si strinse all'interno delle giacche, riposte attentamente e con cura sulle grucce, come a volersi nascondere ancora di più.
Le sue iridi rosse si puntarono in basso, ad osservare quel raggio di luce che faceva il suo ingresso da sotto la porta, e un'ombra che si muoveva al suo esterno.

Nella sua testolina iniziava a galleggiare il pensiero che forse ce l'avrebbe fatta, forse sarebbe riuscita a scamparla, così sarebbe potuta andare a fare merenda, con quel suo panino con la crema di cioccolato spalmata sopra.
Sì, lei voleva quella merenda.

"Dove... Sei...?".

Un ringhio soffuso arrivò da fuori il suo nascondiglio, e quella voce bassa e graffiante la fece tremare sul posto, facendole stringere la presa sul proprio volto, affondando le sue piccole dita sulle proprie guance.

I passi continuavano, e l'ombra si immobilizzò di fronte alla porta dell'armadio. Era lì, ferma, come se il tempo si fosse interrotto, e perfino lei trattenne il respiro, non riuscendo a buttare giù quel groppo in gola che si era formato.

Un grosso respiro profondo provenne da fuori, e l'ombra in basso si avvicinò, occupando quasi tutto lo spiraglio di luce che proveniva.

"Credo proprio che tu sia qui... - La porta si spalancò di scatto, accecandola con la luce della sua stanza, essendosi abituata all'oscurità del suo nascondiglio, e uno strillo di paura lasciò la sua gola - ERI!".

Una furia verde le si lanciò addosso, e dopo le prima grida di paura, esse si tramutarono in risa, obbligate da quelle dita che le solleticavano la pancia.

"AHAHAHAHAH! LASCIAMI! LASCIAMI!".

"Mai! Non puoi scapparmi!".

Ed anche le risate del ragazzo si unirono a quelle della bambina, che venne afferrata con forza e, al tempo stesso dolcezza, trascinandola fuori dall'armadio e tenendola ben salda al proprio corpo.

"Deku! - Gridò lei, avvolgendo le braccia al collo del ragazzo e strofinando il nasino sul collo di quest'ultimo - Non è giusto! È troppo difficile giocare contro di te!".

Izuku Midoriya, il nuovo Number One degli eroi, l'eroe Deku, aveva scavalcato tutte le classifiche, combattendo contro il male e mettendo a disposizione la sua intera vita per il bene della comunità, per quelle persone incapaci di difendersi, quelle persone che avevano bisogno di un eroe con il sorriso.

Forte, dalle straordinarie abilità... Aveva sbalordito chiunque, perché grazie alla sua sensibilità, empatia e la voglia di fare aveva ribaltato ogni risultato. Lui credeva davvero in ciò che faceva, credeva nel bene, sapeva che dentro alla malvagità c'era sempre quello spiraglio di luce che avrebbe sconfitto il male.

Affondò con dolcezza le dita tra i lunghi capelli bianchi della bambina che si era aggrappata alle sue spalle, e si lasciò sciogliere dalle morbide fusa che iniziò a produrre la piccola.
Non avrebbe mai creduto che tutto quello sarebbe stato possibile...

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