La dolce luce solare lo cullava, e si sentì una nuova persona.
Sì, persona. Non si sentiva una bestia rinchiusa, non si sentiva come qualcuno che doveva rimanere sigillato.E i suoi occhi, quei rubini così unici, così carichi, andavano sempre a cercare il giovane Omega, che sistemava delle piccolezze insignificanti in quel giardino ben curato.
Ma, non sapeva cosa fare. Aveva visto solamente otto pareti, in quei sette anni, quattro di esse erano di quella stanza dove lo rinchiudevano, appeso come un maiale pronto per essere sgozzato, e le altre quattro di quella lurida stanza da letto dove lo utilizzavano per regalare piacere.
Perché nonostante le enormi paghe che le persone davano a quella società di delinquenti, lui veniva regalato, sfruttato, svenduto.
I farmaci utilizzati gli avevano intorpidito ogni cosa, sbarellato totalmente gli ormoni che lo avevano portato a non comprendere l'equilibrio.Castrato chimicamente, ma, al tempo stesso, iniettato di ormoni e stimolanti per eseguire ciò per cui le persone pagavano.
Quindi, un corpo soggiogato da farmaci ed una mente distrutta cosa poteva arrivare a creare?
Lui.
Ma vedeva quella luce, una luce fatta di lampi verdi e un calore inebriante, sentiva finalmente il cuore battere per qualcosa.
Nonostante quell'organo avesse l'obbligo di battere per tenerlo in vita, lui, in quei sette anni, era morto, ma quella freschezza di vita lo aveva riportato a respirare.Ed osservava quel corpo forte, ma esile al tempo stesso. Era slanciato e ben costruito.
Per non parlare di quell'odore...E solamente a guardarlo, ad ammirare quella persona che lo stava tirando su piano piano, a furia di sbagli ed errori, il suo petto vibrò incondizionatamente.
E gli faceva quasi male... Come con la bambina, così dolce e sicura di sé.
Un qualcosa che sembrava non appartenergli più, ma c'era, e non se ne sarebbe mai andato.Incrociò quegli smeraldi, che appena iniziò a produrre quel suono, si voltarono.
E poi quel sorriso... Lo avrebbe voluto toccare, sentire quel calore umano sul palmo delle sue mani.Inclinò la testa mentre, seduto su quella sdraio, osservava come Izuku spostava i vari vasi.
Era fatto così, il giardino un giorno era in un modo, e magari il giorno dopo veniva totalmente rifatto. E proprio in quel momento stava spostando tutte quelle piante che adorava curare, cercando di rendere tutto bello, anche se già lo era.
Si era sentito morire quando, arrivati ad uscire di casa, con dietro l'Alpha tentennante, aveva fatto un passo verso l'esterno. L'aria fresca aveva colpito entrambi, ed il panico totale aveva accolto il biondo, che iniziò perfino a guaire.
Da quanto tempo non aveva più visto la luce solare?
Da quanto tempo non aveva respirato dell'ossigeno pulito?E dopo qualche tentativo, e alla frase "Io sono qui con te", l'Alpha aveva mosso i primi passi instabili.
I piedi nudi avevano toccato l'erba, e ringhiò a quel contatto così solleticante ma piacevole. Izuku sorrise teneramente, mentre lasciava che la forza dell'altro uscisse fuori, percorrendo quei passi da solo.Poteva aiutarlo sempre, in qualsiasi momento, ma sapeva che alcune cose le doveva fare per conto suo.
E così, dopo qualche indagine dell'ambiente e annusata qua e là, deliziandosi di quei fiori profumati, si era seduto sulla sdraio, stanco di quel movimento. I suoi muscoli erano quasi inesistenti, e non era facile per lui mantenere la posizione eretta.
Izuku si era lasciato cullare da quel caramello, le note bruciate erano quasi inesistenti, ma quando sentì quel suono... Quelle fusa così arrugginite, quasi non crollò a terra.
Erano per... Lui?
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Fanfiction"Come posso dire se la tua voce è bella. So soltanto che mi penetra e mi fa tremare come una foglia e mi lacera e mi dirompe. Cosa so della tua pelle e delle tue membra. Mi scuote soltanto che sono tue, così per me non c'è né sonno né riposo finché...