Capitolo 12

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TREVOR


Mi sveglio per il rumore e perché qualcosa si sta muovendo. Mugolo infastidito e mi volto dall'altra parte, ma né i rumori né i movimenti finiscono.

Che cazzo è?

"Dai, Trev".

Riconosco la voce di Isa. Finalmente apro gli occhi e mi volto.

Isa sta saltando sul letto, mentre mi supplica di scendere ad aprire i nostri regali.

"Dai, Trev, è la mattina di Natale e fuori sta anche nevicando. È tutto perfetto. Svegliati" dice, lasciandosi finalmente cadere sul letto.

È in ginocchio sul materasso e mi guarda con un sorriso che va da un orecchio all'altro.

Dio, quanto è bella.

"Ciao" sussurra vicino al mio viso.

"Ciao" riesco a rispondere io, ma tutta la mia concentrazione è sulle sue labbra.

"Andiamo?" mi chiede.

"Dove?"

Sono consapevole che mi ha spiegato tutto, ma non ricordo nulla. Sono ancora rincoglionito dal sonno e dalla bellezza della sua bocca.

"Ad aprire i regali! Poi facciamo colazione e poi andiamo a giocare con la neve!" esclama entusiasta.

Mi lascio sfuggire una risata poi scosto le coperte e mi alzo.

"Sì!" la sento fare un gridolino felice, mentre fa piccoli salti e batte le mani.

"Andiamo, fiorellino" la prendo un po' in giro, ma lei non mi dice nulla.

Forse le piace se la chiamo così

Scendiamo al piano inferiore e, prima che Isa vada verso l'albero, le prendo la mano e la fermo.

"Prima facciamo colazione" le dico.

"Ma i regali..."

"Dopo li scartiamo. Ora ho fame. Ti faccio i pancake".

"Ok" mi dice con un sorriso.

Sapevo che con i pancake sarei riuscito a convincerla. Andiamo in cucina e prendo tutto l'occorrente per preparare la colazione, mentre lei si siede sul ripiano della cucina, accanto ai fornelli.

Preparo l'impasto dei pancake, mentre scaldo la cioccolata. Lei mi guarda, mentre fa penzolare i piedi.

"Come mai sei così bravo a fare i pancake?" mi chiede, dopo che le ho dato un cucchiaio sporco di cioccolato e che ora sta leccando.

No, non è stata una buona idea. Non riesco più a togliere gli occhi dalla sua bocca e dalla sua lingua.

"Li faceva sempre mio fratello e mi ha insegnato a farli".

"Non sapevo avessi un fratello" mi dice. "In realtà non so nulla di te. Non mi racconti mai niente. Avrei voluto chiedertelo, ma pensavo che magari non ti andasse di parlarne".

"Infatti è così" ammetto, ma forse la mia risposta è stata troppo dura, perché la vedo ritrarsi un po'. "Ehi, Isa, perdonami. Non volevo risponderti male, scusa".

"Non fa niente, tranquillo".

"No, veramente. Non dovevo. Scusami".

"Trev" mi richiama lei, vedendo come quello che è appena successo mi abbia turbato.

Non le rispondo, ma lei mi prende la mano e mi fa spostare, facendomi mettere davanti a lei. Poggia la mano sulla mia guancia, costringendomi a guardarla negli occhi.

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