Nicola ed Edoardo aspettavano trepidanti i risultati delle visite mediche senza riuscire a contenere più il loro entusiasmo. Quando un dottore con il camice bianco ha comunicato loro che era andato tutto bene e che quindi sarebbero potuti partire per il ritiro della prima squadra sono esplosi in un'esultanza euforica. Ce l'avevano fatta, era il primo passo verso il calcio che conta, verso ciò che avevano sognato fin da bambini. Mentre si congratulavano l'uno con l'altro scherzando e ridacchiando a più non posso, l'ingresso di Mourinho li ha fatti ammutolire. Lo consideravano un guru, un dio del calcio ed ora era proprio lì davanti a loro che li studiava osservandoli dall'alto in basso. "Siete pronti per diventare grandi?" ha chiesto il tecnico con un sorriso quasi paterno e il suo inconfondibile accento portoghese. I due ragazzi lo fissavano senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto. "Che c'è? Avete perso la lingua?" ha continuato Josè ridacchiando divertito dalla scena. Nicola ha preso coraggio, ha fatto un passo avanti e ha esclamato: "Grazie mille mister per questa opportunità! Per me ed Edo, romanisti fin da bambini, è un onore poter giocare con questa maglia ed essere allenati da lei" ha affermato con decisione. "Non dovete ringraziarmi, dimostratemi solo che non mi sono sbagliato" ha ribattuto l'allenatore lasciandogli una pacca sulla spalla prima di allontanarsi. I due ragazzi si sono scambiati uno sguardo emozionato: stava davvero accadendo? Uno degli allenatori più vincenti di sempre aveva davvero chiesto di loro? Neanche il tempo di riprendersi che un'altra sorpresa è sbucata da dietro l'angolo. Pellegrini, El-Shaarawy e Belotti hanno fatto il loro ingresso nella stanza e li hanno raggiunti per presentarsi e scambiare quattro chiacchiere. "Vi va di fare un giro?" ha proposto il capitano invitandoli a seguirlo verso i campi dove presto si sarebbero allenati tutti insieme. Lorenzo ha spiegato loro le regole principali comportandosi come una guida, una sorta di fratello maggiore e, come tale, ha fornito loro ottimi consigli e raccomandazioni. "Venite con me, vi presentiamo gli altri" ha sorriso invitandoli ad entrare nella mensa dove l'intera squadra stava facendo colazione. I due giovani giallorossi sono rimasti a bocca aperta ancora una volta nel trovarsi davanti tutti quei campioni e, dopo un'iniziale timidezza ed emozione, si sono presentati ai loro nuovi compagni di squadra. "Finita la pacchia, ora si fa sul serio!" ha esclamato Mancini raggiungendoli seguito da Cristante e Spinazzola. "Non vediamo l'ora!" ha risposto per entrambi l'italo-polacco.
Quando Nicola è tornato a Tivoli si è precipitato a casa di Giulia per raccontarle di quanto fosse stata straordinaria e surreale la sua giornata. "Ti rendi conto! Mou sarà il mio allenatore!" ha esclamato entusiasta e ancora incredulo. "E poi giocherò insieme a Lorenzo, il Faraone, Dybala..." mentre pronunciava quelle parole gli occhi gli brillavano di gioia. Giulia lo guardava e non riusciva a non fissare le sue labbra, il suo sorriso, quella fossetta così infantile e così bella allo stesso tempo. Avrebbe voluto non farci caso, concentrarsi solo sul suo racconto, ma continuava a distrarsi senza riuscire ad ignorare le farfalle che svolazzavano nella sua pancia. "Sono così felice per te!" ha esclamato quando lui ha finito di parlare cogliendo l'occasione per avvolgerlo in un abbraccio e godere un po' del suo profumo e del suo calore. Vederlo così euforico le riempiva il cuore di gioia e la faceva sentire leggera come se fosse lei quella convocata per la serie A. "Ora devo andare. Meglio se mi riposo un po' in questi giorni, che tra una settimana comincia il ritiro non si scherza più. Mi dovrò allenare tutti i giorni e, se tutto va bene, sarò a tutti gli effetti un calciatore professionista" ha spiegato serio il ragazzo con una punta di orgoglio. "Ma come farai ad andare agli allenamenti di mattina? A settembre ricomincia la scuola" ha chiesto ingenuamente Giulia dando voce finalmente a un dubbio che la assillava da quando Nicola era tornato da Trigoria. Il ragazzo è scoppiato a ridere. "Io e la scuola non siamo mai andati tanto d'accordo e tu lo sai bene. Ho sempre copiato da te e nonostante questo ho preso comunque due materie" ha detto sospirando rassegnato. "Non ti sto neanche a dire che ovviamente quest'estate non ho aperto libro e quindi ora che ne ho l'occasione finalmente potrò liberarmi da sta sofferenza" ha aggiunto poi tutto soddisfatto. "Vuoi lasciare la scuola Nick?" ha domandato Giulia cercando di mascherare la delusione. "Beh certo. Ora sono un calciatore, a che mi serve tornare lì? Quello non è mai stato un posto per me, è ora di essere liberi. Papà non me lo ha permesso fino ad ora, ma la promozione in prima squadra cambia tutto. Adesso fare il calciatore non è più solo il sogno impossibile di un bambino nel campetto, ma l'inizio di una favolosa realtà" ha ribattuto il ragazzo con una gomitata amichevole. "Ma allora... non ci vedremo più..." ha mormorato Giulia con la voce un po' tremante. "Non dire cavolate! Non staremo in banco insieme, ma di certo non mi scordo della mia migliore amica solo perchè diventerò ricco e famoso!" ha scherzato Nicola cercando di rincuorarla. La biondina si è sforzata di sorridere, ma nel suo cuore e nella sua testa regnava il caos. Come poteva lasciarla da sola? Perchè non voleva finire la scuola? Perchè voleva abbandonarla? La consapevolezza di conoscere già la risposta le faceva ancora più male. La loro amicizia non valeva tanto quanto la sua carriera e non poteva di certo dargli torto. Si è sforzata di non piangere e lo ha accompagnato alla porta salutandolo un po' delusa.
Nicola ha varcato la soglia di Trigoria insieme al suo amico Edoardo, un po' emozionati per quella prima sessione di allenamento. Non appena li hanno visti arrivare due dirigenti li hanno invitati in un ufficio per poter firmare il contratto da professionisti e scegliere il numero di maglia da indossare. Il cinquantanove e il cinquantadue, due numeri non troppo ambiti, forse insignificanti per alcuni, ma così speciali per due ragazzini che sognavano da sempre di arrivare in prima squadra. Concluse tutte le pratiche burocratiche si sono finalmente affacciati sul campo d'allenamento dove gli altri giocatori erano già intenti a lavorare sotto il sole. "Sono arrivati i bambini mister!" ha esclamato Lorenzo Pellegrini rivolgendosi a loro con quell'appellativo affettuoso e salutandoli da lontano. Il polacco e il biondino hanno sorriso e hanno raggiunto il loro allenatore per mettersi subito all'opera. L'allenamento era completamente diverso rispetto a quello che svolgevano con la primavera, più tecnico, più fisico, più faticoso, ma nonostante il caldo, la stanchezza e i muscoli doloranti i due ragazzi hanno spinto al massimo sull'acceleratore per dimostrare a tutti che erano pronti, che avrebbero potuto contare su di loro.
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Spiegarlo non è facile ~Nicola Zalewski 🧡❤
FanfictionNicola ha 17 anni, ha origini polacche, ma è nato e cresciuto a Tivoli. Si divide tra la vita di un normale adolescente e gli allenamenti a Trigoria nella primavera della Roma, sognando di poter realizzare il suo sogno di esordire in serie A con la...