Parte 13 - Goal

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Nicola ha pensato a lungo sul da farsi: quello che un tempo gli sembrava chiarissimo e immutabile, ora gli sembrava solo una grande massa confusa. Da quando l'aveva persa, da quando lei lo aveva trattato così male dopo il suo esame di maturità, il suo modo di guardarla era notevolmente cambiato. Si era reso conto, come se si fosse svegliato improvvisamente da un lungo sonno, che quella che lui aveva sempre creduto una grande amicizia, forse nascondeva qualcosa di più profondo e difficile da spiegare persino a sé stesso.
Avrebbe voluto chiamarla e confessarle tutto, ma era ancora troppo turbato da quanto accaduto durante il loro ultimo incontro. Il modo in cui lei lo aveva trattato quel giorno dopo la sua maturità, la rabbia e il dolore nei suoi splendidi occhi celesti, il disprezzo nelle sue parole quando gli ha chiesto di sparire e di non farsi più vedere. Lei si stava ricostruendo una nuova vita, lo aveva dimenticato, perché lui invece non riusciva a farsene una ragione.
"Se solo le avessi dato una possibilità, se solo me ne fossi reso conto prima..." si ripeteva con le mani tra i capelli di tanto in tanto. "Con i se e con i ma non si combina niente" lo ha rimproverato Edoardo. "In quel momento non eri pronto ad affrontare un cambiamento così grande. Hai avuto paura dei tuoi sentimenti e ora devi accettare il fatto che lei non voglia più avere a che fare con te" gli ha spiegato con pazienza. "Non è colpa tua, è la vita bro" ha aggiunto cercando di consolarlo.
Aveva ragione e Nicola lo sapeva, eppure non riusciva a non sentirsi una merda.

Giulia, dopo le vacanze in Grecia, aveva brillantemente superato il test d'ingresso alla facoltà di biologia e, d'accordo con i suoi genitori, aveva deciso di trasferirsi a Roma per poter raggiungere l'università più facilmente. Era emozionata all'idea di iniziare questo nuovo capitolo della sua vita, ma anche un po' spaventata. "Sarò all'altezza?" si domandava di tanto in tanto nella solitudine della sua nuova casa. Di lì a poco sarebbe arrivata una nuova coinquilina e sperava che sarebbero diventate amiche, ma per il momento abitava da sola in quella casa troppo grande e silenziosa per lei.
Fortunatamente Andrea, con cui ormai era diventata una storia seria, le teneva compagnia e la distraeva dai sui dubbi e dalle sue ansie.
"Ce la farai, ne sono sicuro" le ripeteva il ragazzo mentre lei si divertiva a far scorrere le dita tra i suoi folti ricci scuri. Non sapeva come mai, ma in pochi mesi era riuscito a farle dimenticare Nicola e tutta la sofferenza a cui lo associava, o almeno credeva di esserci riuscita.

"Zale devi impegnare la diagonale!" Mourinho si disperava dalla panchina per ricordare al numero cinquantanove di aiutare i suoi compagni in difesa.
Nicola però era un giovane lupacchiotto pieno di grinta ed energie e voleva a tutti i costi prendere parte alle manovre di costruzione in attacco, nonostante i richiami del suo allenatore.
"Zale hai rotto il cazzo, devi tornare in difesa!" Mancini lo ha affrontato a muso duro dopo l'ennesimo recupero sulla sua fascia. Davanti a quella reazione così forte da parte del suo compagno di squadra, Nicola ha finalmente abbassato la testa e ha ricominciato a svolgere il lavoro che il suo allenatore gli chiedeva.
Verso il sessantesimo però, proprio il suo amico Bove ha recuperato un buon pallone sulla tre quarti e così il polacco ha cominciato a correre più veloce che poteva tagliando il campo e ricevendo sul destro un passaggio perfetto proprio al limite dell'area. Ha alzato la testa e ha visto il Gallo buttarsi sul primo palo, ma proprio quando stava per servirlo, ha deciso di provare a fare quello che sognava da tempo.
Ha tirato quasi alla cieca e la palla si è insaccata in rete spiazzando il portiere è l'intero stadio che è esploso in un grido liberatorio. Gli istanti successivi sono stati molto confusi: ha provato ad esultare correndo sotto la curva, ma i suoi compagni lo hanno trascinato a terra per festeggiare insieme. "Daje regazzì, hai fatto un super gol!" si è congratulato Mancini con uno schiaffetto affettuoso. "Mo però tocca difendere" ha aggiunto strizzandogli l'occhio. Nicola era al settimo cielo, ma ha contenuto l'entusiasmo e ha aiutato i suoi amici a mantenere il risultato fino al triplice fischio dell'arbitro.
Finita la partita tutti si sono congratulati con lui, persino Dybala, il capitano e il mister. "Hai fatto un bel lavoro Nick, però nessuno dice che l'assist è stato mio" ha scherzato Bove abbracciandolo. "Ma ci pensi Edo? Abbiamo appena fatto vincere la nostra squadra, la nostra città!" ha replicato tutto emozionato. "Il sogno è appena iniziato frate. Oggi tocca festeggiare come si deve" ha continuato il biondo con il sorriso di chi ha già un'idea in mente.

Dopo la partita i due giovani romanisti si sono diretti in discoteca e hanno cominciato a scatenarsi il più possibile. Decine di ragazze, alcune bellissime, si avvicinavano a loro per provarci, ma Nicola non era interessato, voleva solo ballare e divertirsi. Peccato che Bove non fosse della stessa idea e così il polacco si è ritrovato da solo con il suo drink in mano mentre l'amico si divertiva a modo suo con una roscia appena conosciuta.
Mentre si guardava intorno un po' annoiato, una chioma bionda e un paio di occhi celesti hanno attirato la sua attenzione.
Ad un tratto ha cominciato ad agitarsi più del previsto senza riuscire a spiegarsi il perché. Cosa ci faceva lei lì? E perché era in compagnia di qualcun altro? Chi era quel riccetto che le stava appiccicato e con cui sembrava che lei lo avesse rimpiazzato?
Ha buttato giù un paio di drink, si è fatto coraggio ed è sceso in pista per affrontarli.

Spiegarlo non è facile ~Nicola Zalewski 🧡❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora