Parte 9 - Polacco di Tivoli

810 30 4
                                    

Nicola non capiva come mai la sua amica si fosse distaccata tutto d'un botto da lui, ma dopo averla cercata per settimane ricevendo come risposta sempre e solo stupide scuse, ha deciso che la cosa migliore da fare fosse lasciarla stare per un po'. "Forse ci è rimasta male perché ti sei trasferito senza dirle nulla. Magari si è sentita abbandonata" ha ipotizzato Bove fingendo di non conoscere le reali motivazioni che avevano spinto la ragazza a comportarsi così. "Se è per questo che è sparita è solo una ragazzina. Come fa a non capire che non l'ho abbandonata? Le voglio bene e vorrei starle accanto, ma non posso scombinare tutti i miei piani, i miei sogni e la mia carriera per un suo capriccio del cazzo" è sbottato il polacco scuotendo la testa. "Ho provato mille volte a scriverle, a chiamarla, ad invitarla qui e nonostante tutto continua ad ignorarmi. A sto punto vaffanculo, io il mio l'ho fatto" ha concluso sempre più amareggiato. Edoardo ha provato a farlo ragionare, ma lui gli ha risposto ancora più bruscamente: "Perché la difendi? Dovresti essere il primo a stare dalla mia parte, anche con te si è comportata di merda ed è sparita come se nulla fosse". "Io sto sempre dalla tua parte Nico, però..." ha provato a ribattere il biondo. "Nessun però, ha buttato un'amicizia al cesso ed ha dimostrato solo di essere immatura. Se mai vorrà tornare sarà meglio che si prepari delle scuse e delle spiegazioni, altrimenti ognuno per conto suo e va bene lo stesso" lo ha interrotto il terzino concludendo la questione.

Nonostante il suo comportamento da duro, in realtà l'improvviso allontanamento di Giulia lo aveva destabilizzato e lo faceva soffrire parecchio. Lei era sempre stata il suo faro, la sua ancora, ilsuo punto di riferimento e non capiva perché avesse voluto troncare il loro bel rapporto senza dargli alcun tipo di spiegazione. Si è sforzato di pensare a qualche suo gesto o frase che l'avesse potuta offendere, ma non gli è venuto in mente nulla e così, piano piano, si è lasciato tutta questa storia alle spalle ed è tornato a concentrarsi solo sul calcio. Migliorava ad ogni allenamento, ma i minuti concessi dal mister non gli bastavano mai. Scalpitava in panchina, incitava i suoi compagni e si riscaldava ogni volta dando il massimo,ma nonostante questo Mourinho ancora non lo riteneva pronto. "È normale fare un po' poi gavetta all'inizio" lo rassicurava Pellegrini che ormai sembrava averlo adottato. "Se continui così sono sicuro che avrai presto la tua grande occasione" lo incitava ogni volta che lo vedeva scoraggiato.
Nicola non sapeva se crederci, ma ancora una volta il capitano aveva ragione. Qualche giorno dopo Spinazzola è uscito dal campo dolorante e, a venti minuti dalla fine, il mister lo ha fatto finalmente entrare. Ha giocato spingendo il più possibile sull'acceleratore, ma senza lasciare il segno che avrebbe voluto. Finita la partita Mourinho lo ha richiamato a sé e il polacco si è avvicinato controvoglia, pronto ad una lavata di capo o a qualche rimprovero.
"Sei stato bravo Nick" lo ha invece incitato il portoghese. Il ragazzino ha sorriso e l'allenatore ha continuato: "Sai che partita ci aspetta la prossima settimana?" gli ha chiesto. Certo che lo sapeva, i romanisti come lui cominciavano a pensare al derby mesi prima e sognava di viverlo in prima persona da quando aveva dato i primi calci al pallone. "Spina non ce la fa a recuperare, voglio vederti dare il massimo" ha concluso Mourinho prima di congedarlo.
Nicola era incredulo: sarebbe partito titolare proprio in una partita così importante per lui e per l'intera città? Non sapeva se sarebbe stato all'altezza, ma non poteva di certo deludere il suo allenatore, i suoi compagni e tutti i suoi tifosi. Si è impegnato come non mai ad ogni allenamento concentrandosi solo sul suo obiettivo e quando è giunta finalmente la domenica si era ormai convinto di potercela fare. "Daje Nick, spaccagli il culo a queste merde" gli ha sussurrato il suo amico Bove abbracciandolo nel tunnel prima di entrare in campo. Nicola osservava la coreografia mozzafiato della Sud e cantava con tutto se stesso l'inno della sua città, ancora incredulo che di lì a poco avrebbe combattuto per lei una delle battaglie più importanti della stagione.
L'arbitro ha fischiato e il ragazzino ha capito subito che sarebbe stata una giornata buona. Dopo appena due minuti Tammy ha portato i giallorossi in vantaggio e alla mezz'ora Dybala ha ricambiato con una botta al volo da fuori area che ha fatto esplodere l'Olimpico. Nicola dal canto suo ha cercato di giocare come il mister gli aveva spiegato, portando la palla in avanti e ripiegando in difesa se necessario. Correva aventi e indietro sulla fascia sinistra senza stancarsi mai e ad ogni rimessa guadagnata, ad ogni boato degli spettatori per un suo recupero, si gasava sempre di più.
Alla ripresa il ragazzetto della primavera un po' intimorito dal suo esordio da titolare aveva lasciato il posto ad un giocatore che, seppur giovane, sembrava pronto a dar filo da torcere ai suoi avversari. Il mister sorrideva compiaciuto e nonostante fosse stanco, Nicola non ne voleva sapere di essere sostituito e continuava a correre palla al piede. Proprio durante una delle sue incursioni ha preso un po' più di coraggio, ha puntato l'uomo e lo ha superato con facilità lasciandolo sul posto. Ha raggiunto l'area con un ultimo scatto, ha crossato e... Pellegrini con un allungamento ha insaccato il definitivo tre a zero. Nicola è corso sotto la curva insieme a tutti i suoi compagni e ha finalmente sperimentato sulla sua pelle l'amore e il calore dei tifosi giallorossi. "Sei stato bravo regazzì" si è complimentato il capitano con un sorriso luminoso che lo ha reso felice come non mai.

Finita la partita suo padre lo aspettava in macchina, anche lui raggiante. "Bravo Nicola, sono davvero fiero di te" ha mormorato non appena lo ha visto con quel suo accento polacco che ancora, dopo tanti anni in Italia, lo contrastingueva. "Ti dispiace tornare a Tivoli stasera? Ho saputo che hanno organizzato una festa in tuo onore e sarebbe carino se andassimo..." ha spiegato l'uomo. "Daje pa', andiamo a festeggiare la vittoria dell'unica squadra della capitale" ha riso Zalewski prima di chiudere lo sportello.

Quando sono arrivati a Tivoli il ragazzo è rimasto senza parole: in piazza c'erano bandiere della Roma e festoni giallorossi, come se avessero vinto lo scudetto, ma soprattutto c'era la sua foto con sopra una scritta che lo ha commosso: "Grazie Zale, per sempre il polacco di Tivoli".
Nicola è sceso dalla macchina e subito una piccola folla lo ha raggiunto per complimentarsi e scattare qualche foto. "Daje rega, andiamo a mangiare che sto ragazzo c'avrà fame!" ha esclamato ad un tratto Luigi, il proprietario della pizzeria che per l'occasione aveva allestito una cinquantina di panche all'esterno così da far accomodare tutti i presenti. Nicola non poteva credere che tutto ciò fosse per lui, era felice, quasi commosso.
Ad un tratto però una ragazza bionda con cui non parlava da settimane ha fatto gelare il sorriso che aveva in volto.

Heyyyy💕
Scusate per l'assenza, giurì non sono morta (anche se in questi giorni avrei voluto ahahah), ma avevo degli esami e quindi non ho avuto tempo per scrivere e pubblicare come facevo prima. Ora ho qualche giorno di pausa, proverò a sfruttarlo al massimo🥰

Spiegarlo non è facile ~Nicola Zalewski 🧡❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora