E mi son sentito morire

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Scorpius fissava la porta dell'infermeria come se ne andasse della sua vita.
"Alice ha detto che sta bene" disse Rose accanto a lui e il biondo si girò.
"Preferisco assicurarmene personalmente" rispose.
La ragazza sorrise. "Sì, lo immagino" disse solamente. "Com'è andata con Al?"
Lui si passò una mano fra i capelli. "Non lo so, Al è strano".
"Penso sia innamorato" rispose la rossa, girandosi verso Alice che parlava con gli altri della squadra.
Il biondo fece una risatina nervosa. "È geloso" confermò, indicando con il capo la ragazza e il capitano di Quidditch.
Rose strabuzzò gli occhi. "Di Michael? Ma..."
Scorpius la interruppe alzando le spalle. "Già. Però non penso gli faccia male, sembra più..."
"Più vivo? Meno sicuro di se stesso e quindi meno egocentrico?"
Alzò le spalle per rispondere alla ragazza: per ora l'interesse di Al per la Paciock, a Scorpius aveva portato solo cose favorevoli, ma chi lo sa. Sicuramente era meglio di Roxi, comunque.
E, come diceva sua madre, per essere veramente sicuri bisogna sempre avere un dubbio, altrimenti non si può vivere.

Rose vide Al uscire dall'infermeria e gli fece un cenno quando notò i ragazzi della squadra chiacchierare tutti insieme. "Come sta?"
"Sta bene, sta bene. Brontola e si lamenta di me."
Rose sorrise nel notare Scorpius rilassarsi un po'.
"Perfetto" rispose, lasciandoli soli e raggiungendo gli altri senza voltarsi.
"Al" iniziò Scorpius, pensando che tanto valeva finire il discorso di poco prima, ma notando che lui era continuamente girato verso la Paciock e Towlor.
"Ti piace mia sorella" disse il moro, capitolando.
Annuì. "Mi piace Lily, sì". Ecco, lo aveva ammesso davvero. E mai come in quel momento era così sicuro della cosa.
"Così era lei... Merlino, Scorp avevo capito che c'era qualcosa, ma non avrei mai pensato... Vabbè, quindi ci pensi tu, allora?"
Cosa? Come? Cosa stava dicendo? "Scusa?"
"Ti conosco da tanto e mi fido di te. Penso che sarà in buone mani, in fin dei conti. Io..." Si girò verso i ragazzi ancora raggruppati, mentre qualcuno aveva iniziato ad andarsene e la sua fronte si corrugò quando Towlor si chinò sulla Paciock per dirle qualcosa. "Sì, beh, se proprio ci tieni, perché no? Meglio te di un altro!"
Ma... Ma... MA COSA?
"Ehi, ma non dovresti dirmi qualcosa tipo che mi prometti delle fatture se la faccio soffrire o tratto male?" Scorpius non riusciva a crederci: gli aveva detto soltanto 'perché no'?
"Ti dimentichi che vi conosco tutti e due. Sono molto più preoccupato per te che per lei. Ma sei grande: te la caverai, vedrai" rispose con un sorriso sbilenco e anche abbastanza divertito, dandogli una pacca sulla spalla e girandosi poi verso la Paciock, che era rimasta ad aspettarlo, mentre Towlor era chino sulla sua borsa.

Al notò che il capitano dei Grifondoro era ancora accanto ad Alice, anche se almeno avevano smesso di bisbigliarsi cose e ridacchiare. Quella cosa che gli prendeva lo stomaco non gli piaceva per niente; anche se lei aveva detto che poteva stare tranquillo, si sentiva inquieto.

Alice vide Al andare verso di lei, ma non capì, dall'espressione sul suo viso, cosa pensasse della situazione fra Malfoy e Lily.
"Tutto bene?" gli chiese e lui annuì, ma sembrava ancora pensieroso.
"Guarda che non devi preoccuparti. Loro... sono molto carini insieme, in verità" tentò di rassicurarlo.

Al piegò la testa. "Loro chi?"
"Lily e Malfoy. Non sei preoccupato per loro?" chiese lei. Cosa? Scosse le spalle, senza neanche chiedersi cosa lei sapesse più di lui sull'argomento, notando che Towlor si era rialzato e si era portato la borsa oltre la spalla: dannazione, era uno di quelli che le ragazze consideravano un bel tipo? Al sapeva solamente che era un giocatore corretto, aveva stima di lui e sembrava una persona gentile. Di nuovo gli bruciò la bocca dello stomaco.
"No, non sono preoccupato per loro" ammise, non riuscendo a non guardare male Towlor.

Alice capì che il problema era Michael mentre osservava il suo ragazzo guardarlo male. Sospirò scuotendo la testa: doveva parlargli subito. Quello che non aveva previsto era il fatto che il capitano dei Grifondoro si girasse verso di loro. "Vado anch'io. Magari passo a vedere come sta Lily in serata. Potter" lo salutò,  facendo un cenno con il capo, per salutarlo, e poi le mise una mano sulla testa, chiamandola 'Piccola', per poi girarsi a lanciare un cenno del capo a Malfoy.

"Smettila" disse Al, verso il ragazzo e Towlor si voltò verso di lui con la fronte corrugata.
"Come?"
"Non chiamarla così. Non... toccarla. Lei..." Per fortuna riuscì a fermarsi prima di sembrare un troglodita e dire 'lei è mia'.
Ma Towlor, che per i denti di Merlino era comunque una persona intelligente, capì lo stesso. "No, Potter, hai frainteso, io..."
"Al, non..."
"Siete usciti insieme?" Si sentiva veramente un idiota, ma non riusciva a non pensarci. Cos'era successo? Si erano baciati? Avevano provato a stare insieme? Perché non riusciva a smettere di pensarci? Perché sembrava che lui la conoscesse così bene? Lily aveva detto che lui ci aveva provato. Perché...
"Ne abbiamo già parlato!" sbottò lei e Al notò che si stava arrabbiando, ma non poteva farci niente.

Alice sentiva la rabbia colmarla e salirle dallo stomaco: lui non le credeva? Non si fidava di lei?
"Forse non glielo hai spiegato bene" disse Michael, fondamentalmente molto calmo. "Lo faccio io, non c'è problema".
"No!" esclamò lei, ora era arrabbiata anche con lui. "Dovrebbe fidarsi di me e farsi bastare quello che gli ho detto!"

Al si sentiva estraneo a quella situazione, ma capiva una cosa: loro gli stavano nascondendo qualcosa.
"Potter, non voglio provarci con la tua ragazza. Io sono già impegnato. Lei..." Towlor si girò verso Alice e le sorrise. "Lei è la mia sorellina. Te lo giuro. Sto..."
"Non dovrebbe esserci bisogno di dirglielo!" sbottò ancora lei, arrabbiata. Come? Al non capì.
"Non c'è problema, Alice, ho scritto ai miei genitori, ormai lo devono aver capito... Potter, io sto con Frank, suo fratello. All'inizio della scuola abbiamo litigato perché io non volevo ammettere apertamente la nostra relazione e ci abbiamo messo un po' a..." Imbarazzato non per quello che aveva ammesso, ma per come si era sentito, Michael si interruppe, per poi riprendere. "Alice mi ha solo aiutato quando stavo male".
Oh. OH. OH! Al si passò una mano fra i capelli. "Scusa, io..."
"Tutto a posto" rispose lui, togliendolo dall'imbarazzo.

"Non è tutto a posto."
Alice sbuffò, fulminando Al con lo sguardo.
"Se Frank avesse fatto una scenata del genere a Theodore, avrei gongolato per il resto della vita" le disse, facendole l'occhiolino, e la ragazza sentì il calore riempirle il viso. "Però, Potter, stai attento: ho visto Alice arrabbiata e non vorrei mai essere sotto la sua bacchetta in quei momenti. Trattala bene, mi raccomando". Lanciò ad Al uno sguardo di avvertimento e lui ebbe la decenza di imbarazzarsi.
"Lo farò" replicò, lanciandole uno sguardo che le fece sciogliere tutta l'arrabbiatura.
Quando Michael se ne andò, Alice tornò a guardare il moro. "Sei un cretino" disse, sospirando.
"Lo so. Scusa..."
"Però sei il mio cretino..."
Lui sorrise, mentre le prendeva una mano e la tirava verso di sé. "Questo è sicuro. Vieni qui, dammi un bacio che abbiamo vinto la partita e merito un altro premio" le disse, chinandosi su di lei.
"Questi premi..." ridacchiò Alice, prima circondargli il collo con le braccia.

"Prefetto Paciock..."
Alice si voltò verso il ragazzino che si era avvicinato, ma senza staccarsi dall'abbraccio di Al.
"Sì?"
"Il professor Paciock..." Il bambino si imbarazzò, anche se Alice non seppe dire se fosse perché aveva interrotto il loro bacio o per via dello stesso cognome: a volte i più piccoli si intartagliavano non sapendo se dire 'tuo padre' o 'il professore'.
Alice sospirò e si girò verso di lui, prestandogli tutta la sua attenzione. "Cosa ha detto il professore?" gli chiese, quando lui non parlò più.
"Dice di andare da lui nel suo ufficio!" riferì, prima di correre via.

Al si morse l'interno della guancia. "Dici che ci ha visto?"
"Era qui, ci ha visto sì, Al" gli disse, non capendo cosa volesse dire, mentre invece lui era preoccupato: era stato così sciocco da far sapere al padre della sua ragazza che stavano insieme prima ancora che lo sapesse tutta la scuola?
Lei, comunque, non aveva capito. "Intendo... Tuo padre. Dici che ci ha visto?"
"Non saprei..."
Storse il naso e poi le chiese: "Vuoi che venga anch'io?"

Alice strabuzzò gli occhi: assolutamente no!
"Non penso che ce ne sia bisogno, vorrà sgridarmi per lo schiantesimo, probabilmente" disse lei. La ragazza rise quando vide il sollievo sul suo volto. "Ma non dovresti offrirti per qualcosa che non vuoi fare, lo sai, vero?" gli chiese, subito dopo.

Al alzò una spalla: lui cercava solo di fare le cose fatte bene. "Allora vado in sala comune, alla festa".
Alice lo guardò chinando la testa. "Festa?"
"Beh, abbiamo vinto: ci sarà sicuramente una festa."

Alice annuì meccanicamente: giusto. "Ok, allora ci vediamo stasera?"
Al le fece un sorrisino. "Potresti venire anche tu" propose.
Come? Nei sotterranei? A fare cosa? "Io? Per festeggiare i Serpeverde?" chiese, alzando un sopracciglio.
"Per festeggiare... me" precisò lui e lei sentì il calore riempirle il petto e salirle al viso.
"Mmm... Va bene. Vedo se riesco a passare, dopo" acconsentì, senza troppa convinzione: lei non voleva andare di sicuro in sala comune!
"Ho capito: ci vediamo stasera" brontolò lui, prendendo la borsa.
Sentendosi in colpa, Alice lo raggiuse. "No, dai, vedo se riesco..."
"Non c'è problema" disse, un po' contrariato, con un tono che smentiva le sue parole. Poi si girò verso il biondo, seduto per terra con la schiena appoggiata al muro. "Scorpius, resti qui?"
Al cenno affermativo del capo del biondo, Al si incamminò verso le scale e Alice fu lì lì per raggiungerlo, ma poi si voltò verso l'altra direzione del corridoio e si avventurò verso la torre e l'ufficio di suo padre.

Scorpius osservò i ragazzi andarsene in direzioni opposte: non aveva sentito cosa si fossero detti perché erano lontani, ma non avevano delle facce contente. Rimasto solo, si sedette per terra e tirò fuori la bacchetta dalla borsa, aspettando che Ginny uscisse per poter entrare a parlare da solo con Lily.

***

Era passato un bel po', da quando era rimasto solo, e Scorpius, per ingannare l'attesa, aveva tirato fuori la bacchetta e giocava con il boccino che gli era rimasto in tasca, lanciandolo e incantandolo quando si allontanava troppo, per non alzarsi dal pavimento.
"Ma sei ancora qui?" La voce dell'infermiera Nurseelan, gli fece alzare la testa di scatto, perché non aveva sentito aprirsi la porta.
"Posso entrare?" chiese, con calma, cercando di non scatenare il brutto carattere della strega, visto che era lei che decideva le visite.
"Aspetta un attimo" disse, per poi sparire oltre la porta. Scorpius lentamente si alzò, rimise in tasca il boccino, e quando vide la porta aprirsi da sola, probabilmente sotto la bacchetta dell'infermiera, con un timido passo, entrò.
Aveva aspettato per così tanto tempo, che gli si era intorpidito il sedere e un po' anche il cervello. Vide Ginny, la madre di Lily, sorridere di un sorriso strano, come quando sua madre lo guardava di nascosto, e salutarlo, prima di uscire.

Lily osservò Scorpius entrare in infermeria con fare timido, ma senza imbarazzo.
"Ciao" lo salutò, quando lui si fermò, senza più avanzare.
"Stai bene" disse, ma senza fare una domanda. Era proprio un'affermazione. E anche la ragazza sentì il sollievo nella sua voce. Sorrise, nonostante tutto.
"Ora dovresti chiedermi come sta il bolide."

Scorpius rise e riprese a camminare verso di lei, con più slancio e con un altro spirito: stava bene davvero.
"Sappi che hai preso il boccino solo perché sono stata abbattuta, comunque" sostenne lei, con una voce un po' strana e il ragazzo, se non l'avesse conosciuta così bene, avrebbe quasi detto che fosse imbarazzata dalla situazione.
"Non lo metto in dubbio" rispose, ma la rossa sbuffò come se lui avesse detto tutto il contrario e Scorpius si ritrovò a sorridere mentre si avvicinava ancora.

Lily lo osservava camminare verso di lei e sentiva il suo cuore picchiarle contro la gabbia toracica in un modo sempre più rumoroso alle sue orecchie: lui non lo avrebbe sentito, vero? Per quanto continuasse a dire stupidaggini, il ragazzo non si fermò e, una volta vicino al letto, si sedette sulla sedia accanto al piccolo mobile che faceva da comodino.
"Ti ho visto cadere..." esordì. Lily non seppe cosa rispondere e quindi non disse niente. "È stato... bruttissimo. Devastante, quasi. Mi è sembrato che il mondo si bloccasse e mi sono sentito... morire".
Quando finì la frase, alzò lo sguardo su di lei e la guardò con occhi seri. Lily pensò di fare una battuta, di dire qualcosa di spiritoso sul fatto che sembrasse sempre colpa sua o qualsiasi altra cosa, ma non riuscì a dire niente e abbassò lo sguardo. Si odiò, un po' per questo.
"Sto bene" mormorò solamente.
"Sì, ma io no" disse lui e Lily rialzò lo sguardo, preoccupata: cosa voleva dire che lui non stava bene? "Non riesco a smettere di pensare che forse avrei potuto fare qualcosa e..."
"E cosa avresti dovuto fare, scusa? Stavamo giocando, il tuo compito era prendere il boccino." Scorpius alzò le spalle. "Sono io che dovevo stare attenta ai bolidi. E ti dirò, di solito sono piuttosto brava, nel farlo. È stato il vostro nuovo battitore?" chiese.

Scorpius strinse le labbra e corrugò la fronte. "La Paciock non te lo ha detto? Non siamo stati noi. È stato..."
"Cosa? Non sarà stato mica Rowand!"
Il ragazzo annuì e Lily imprecò coloritamente. "Quel brutto... Mmm, che Troll... Alice non mi ha detto niente!" continuò, quasi fra sé e sé.
"Forse non voleva agitarti" le rispose, anche se non aveva fatto nessuna domanda, notando che effettivamente si stava innervosendo. Doveva omettere il resto?
"Adesso dovrà pagarla! Quel lurido..."
"La Paciock l'ha schiantato dopo che ha tentato di accusare noi. Effettivamente è un vigliacco..." disse il ragazzo, senza pensarci, lasciando che i pensieri trovassero la via per la bocca da soli.
"Davvero? Mi spiace essermelo perso! E com'è stato?"
Scorpius sorrise. "È stato forte, un attimo prima erano lì che gridavano e quello dopo, lui aveva tirato fuori la bacchetta ma non è riuscito neanche a usarla. La tua amica è stata più veloce di Rose".

Lily sorrise: Alice era così, non si perdeva in chiacchiere ed era fortissima, peccato che non fosse il tipo da mettersi in mostra. "E suo padre non vuole che faccia l'Auror..."
Per un po' rimasero in silenzio e dopo, Scorpius si alzò velocemente in piedi. "Ho una cosa per te" disse.
Per lei? Lily lo osservò mettersi una mano in tasca e tirare fuori il boccino d'oro: spalancò la bocca. Perché lo voleva dare a lei? Era il suo trofeo!
Ma l'imbarazzo è una cosa brutta e, esattamente come aveva fatto con Alice quando era arrabbiata, gli disse una frase maligna, per non dover apprezzare il gesto. "Così mi ricorderò per sempre che ho fallito il mio incarico da cercatrice?"

Scorpius si bloccò: per lui aveva un altro significato! "No. io..." Ma poi si bloccò e la guardò seriamente.

Lily capì che Scorpius aveva intuito il suo stato d'animo e si odiò un altro po', perché sembrava che lui la conoscesse così bene e lei si sentiva senza nessun tipo di protezione. Si sedette sul letto vicino a lei, prendendole una mano e posandoci sopra il boccino, che stese le ali facendole vibrare e provocandole il solletico. "Non vorrei mai che tu pensassi una cosa del genere. E questa era solo la tua prima partita, ricordalo: ce ne saranno altre e saranno migliori".
"Adesso mi dirai che anche alla tua prima partita hai perso, magari."
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli. "Non te lo dirò mai" ammise e Lily scoppiò a ridere.
"Dovresti tenerlo tu, comunque. È il tuo premio."
"Beh, in verità, dovrei restituirlo a Mr. Whiteball, ma se lo sono scordati tutti, grazie a te."
Lily chiuse la mano e impedì al boccino di scappare quando pensò che lo avrebbe fatto. "Va bene, allora."
"Lo tieni solo perché non dovresti farlo" disse il ragazzo e Lily arricciò il naso, in segno affermativo.

Scorpius, appena lei fece quella smorfia, le passò una mano sulla guancia e Lily tornò seria, scostandosi. "Non toccarmi, Scorpius. Per favore" mormorò. Se lei gli avesse lanciato una fattura si sarebbe fatto meno male.
"Io volevo..."
"Ci sarà una festa, nei sotterranei, perché non ci vai?" gli disse, cercando di liquidarlo e se Scorpius non avesse letto nei suoi occhi la tristezza, avrebbe pensato che volesse mandarlo via davvero.
"Lily lasciami parlare" provò ancora, ma effettivamente abbassò la mano. "Tu mi piaci" disse, cercando le parole giuste.

Lily storse la bocca: sapeva già quella parte e non aveva voglia di sentirla ancora. La faceva sentire poco importante, come se lei non valesse abbastanza. O forse in verità a lui non piaceva così tanto. O forse non gli piaceva per niente.
"Senti, sono stanca e poi ne abbiamo già parlato: va bene. Hai troppa paura di perdere l'amicizia di mio fratello piuttosto che stare con me, ma non mi interessa più."
"Non ti interessa?" chiese lui, con un tono stridulo, come se avesse sentito solo quello e Lily avrebbe sorriso malignamente, soltanto qualche mese prima.
"Te l'ho detto: facciamo finta di essere amici, ma..."
"Io non faccio niente per finta!"
"No?"
"No!"

Scorpius si stava innervosendo: era rimasto fuori ad aspettare di sapere se lei stesse bene o meno e aveva pure detto tutte quelle cose ad Al, cose che non avrebbe mai ammesso ad alta voce, se non ce ne fosse stato assolutamente bisogno, comunque.
"Non vuoi più stare insieme?" le chiese, pensando che il tempo che lei ci avrebbe messo a rispondere sarebbe stato lunghissimo.
"Adesso vuoi stare con me?" lo stuzzicò, senza rispondere.
Il ragazzo sospirò: lei era impossibile. "Ti sembra che avrei aspettato fuori così tanto, altrimenti? Se non mi importasse di te, non avrei insistito per vederti e ora sarei giù, nei sotterranei, a farmi fare scherzi idioti per festeggiare la vittoria" disse, tutto d'un fiato.
"Strana dichiarazione, la tua, Malfoy."

Lily sentì le guance andare a fuoco, ma non lo avrebbe mai ammesso: l'orgoglio dei Grifondoro era troppo radicato, in lei.
"Per una ragazza come te, ci vuole qualcosa di diverso."
"Dovrebbe essere un complimento?"
Scorpius scosse la testa, alzandosi dal letto. "Sei impossibile..." Si passò una mano fra i capelli.
"Forse dovresti insistere un po' di più."

Scorpius sgranò gli occhi: cos'è che voleva? E come faceva a insistere più di così?
Poi lei continuò. "È più di un mese che ti rincorro, che ti cerco, che ti bacio... Mi hai evitato, mi hai fatto sentire così male, inutile, inadeguata..." Si fermò e sospirò, guardando fuori dalla finestra. Il biondo pensò che per lei, una confessione del genere fosse un grande passo.
"Lo so, Lily, mi spiace, è che volevo prima..."
"Forse dovresti andare. Non voglio stare con una persona e chiedermi continuamente se sono importante per lui o no. E, sinceramente, finché non capisci cosa provi per me, non è il caso che noi..."
Scorpius non voleva che lei finisse la frase e, per la prima volta in vita sua, fuori dal campo di Quidditch, fece una cosa improvvisata, che non aveva previsto, che gli era passata per la testa e che forse sarebbe stata la scelta più stupida e sbagliata in assoluto: tornò verso di lei, le prese il viso fra le mani e la baciò come se stesse per perderla.

Lily sentì la differenza con gli altri baci di Scorpius: questo era famelico, appassionato e focoso, dettava urgenza e voglia di toccarsi. Lui era sempre stato controllato, fondamentalmente, e lei pensava che fosse per via della sua educazione da purosangue e nobile snob, ma in quel momento... In quel momento Scorpius sembrava il protagonista di uno di quei romanzetti che leggeva sua cugina Dominique, uno di quei bellimbusti che fanno sospirare le ragazze e che quando le baciano le lasciano senza parole. Santo Godric, ora avrebbe voluto aver letto di più di quei romanzetti: cosa si faceva quando non riuscivi più a dire niente? Quando il tuo cuore sembrava impazzito e stava per scoppiarti nel petto?
Scorpius si staccò da Lily e lei notò, con un misto di piacere e di eccitazione, che aveva il fiatone, come se avesse corso intorno al castello tutto il giorno. La sua mano le accarezzò la guancia e i suoi occhi erano scuri e bellissimi, mentre continuavano a guardarla come se fosse una pietra preziosa.
"Scorpius..." mormorò, ma lui le posò il pollice sulle labbra.
"Non parlare, Lily, ti prego. Ti farò cambiare idea, se non vuoi più stare con me. Ti prenderò per sfinimento, se è questa la punizione per essermi comportato come un vigliacco. Hai perfettamente ragione, per il mio comportamento, ma fidati: sei importante per me e voglio stare con te più di qualsiasi altra cosa e..."
"Scorpius..." tentò di interromperlo ancora lei e lui alzò scherzosamente gli occhi al soffitto e si interruppe davvero.

La voce della ragazza era roca e questo riempì Scorpius di orgoglio ed eccitazione, ma sapeva che doveva smorzare tutte le sue recriminazioni, e per farlo, doveva farla parlare il meno possibile; probabilmente era l'unico modo.
"Lily, taci per una volta, sto cercando di dirti quello che mi hai chiesto, di darti le spiegazioni che meriti e..."
"Scorpius... va bene: ti credo. Ma ora... andiamo via?"
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. "E dove andiamo?" le chiese.
"Nell'aula circolare, nella stanza delle necessità, dove vuoi. Andiamo via di qui, in un posto dove possiamo baciarci senza che nessuno possa interromperci."
Oh. Sì. Sì, si poteva fare, giusto. Ma quindi non doveva fare nient'altro? Non avrebbe dovuto convincerla a... In quel momento lei si sporse verso di lui e lo baciò. "Andiamo via e basta" disse e lui si convinse.
"Aspetta, lasciamo un biglietto a Miss Nurseelin."
E la sentì ridere, prendendolo in giro per il suo senso di responsabilità.

Stai con me (ex raccolta di Oneshot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora