Epilogo

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🥐JACE'S POV🥐

Quattro anni dopo

" Posso togliermi questa benda oppure devo continuare a essere più cieca di quello che già sono?" domanda Maggie.

" No, ancora no." borbotto, cercando di non farla andare a sbattere contro i vari pali.

" Jace, è notte, siamo in una città che non conosco e in più non ci vedo niente. Mi stai istigando a lasciarti." mi fa presente, aggrappandosi a me quando inciampa in una sedia.

" Non puoi lasciarmi. Me l'hai promesso." le ricordo.

Lei spalanca la bocca. " Non puoi usare questa cosa contro di me!"

" Lo sto già facendo. E poi ti ho promesso anche questo." borbotto, spostandola prima che becchi un tavolino.

Maggie sbuffa. " Abbiamo promesso tante di quelle cose che non me le ricordo. Potresti rinfrescarmi la memoria?"

" Abbiamo promesso di ricordarci della promessa quando uno dei due minacciasse di lasciare l'altro."

" Detta così sembra abbastanza deprimente come cosa." mormora.

Scrollo le spalle. " Nah, alla fine era solo una scusa per baciarti."

" Brutto pervertito." bisbiglia.

Ridacchio, pizzicandole un fianco. " Se fossi un pervertito avrei proposto un altro modo per sigillare le nostre promesse." le faccio presente, inducendola con una leggera forza della mano a svoltare a sinistra.

" Come se non ci avessi provato."

" Shh, ci sono dei bambini." sussurro, osservando il parco giochi che continua ad essere occupato alle otto di sera.

" Ti ricordi anche l'altra promessa?" domando, svoltando a destra.

" Quale?"

" Quella secondo cui prima o poi anche noi rimarremo fino alle otto di sera al parco giochi."

Mags arriccia le labbra. " Sì... Sai, non sono così sicura di questa, eh. Me l'hai fatta promettere senza che me ne accorgessi." mi ricorda, cercando di tirarmi uno scappellotto nonostante la vista assente.

" Considera che ho anche ridotto il numero. Io ne volevo sei." le faccio presente, osservando la nostra meta da lontano.

" Jace, già mi fa paura farne uno, figurati sei!" esclama.

Aggrotto le sopracciglia. " Non credo il parto sia così terribile." borbotto.

" Non è per il parto, è per quello che arriva dopo." mormora.

" Sono sicuro che riusciremmo ad educarlo bene, basta vedere chi avrebbe come genitori." enuncio, notando la torre Eiffel avvicinarsi sempre di più.

" No, Jace. E se l'abbandonassi?"

" Chi? Tu? Ma chère, senza offesa, ma devo ricordarti come sei scoppiata a piangere quando ti ho detto che non potevamo portare un gatto randagio a casa?" domando.

Lei arriccia le labbra, mentre porta le mani avanti per evitare di sbattere contro qualsiasi muro.

" Sì, ma quello era un gatto..."

Un caffè, grazieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora