5. Amico

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Izuku si allontanò da quella casa zoppicando vistosamente, ignorando le fitte di dolore che avvertiva al fondo schiena e alle anche.
Non seppe per quanto camminò, tuttavia si ripromise di non mettere più piede in quella casa lugubre, a costo di farsi rispedire sulla terra e farsi lapidare.
Perchè doveva soffrire a quel modo?
Avrebbe passato il resto dei suoi giorni nell'esser trattato come una bambola per gli sfoghi sessuali del dio della forza? 

Meglio la morte, fu l'espressione che risuonò nella sua mente.

Stremato dalla fatica si sedette contro il tronco di un grande albero stando attento a non gravare sul suo orifizio arrossato che continuava a lanciargli fitte molto fastidiose.
Raccolse le ginocchia al petto per abbracciarle, posando il mento su di esse, osservando per la prima volta il luogo nel quale si era fermato.
La dimora del dio Agyo era situata al piedi di una montagna e sul retro si estendeva la piccola foresta nella quale aveva incontrato Hawks e suo marito.
Aveva percorso il lungo sentiero che portava alla bellissima radura nella quale stava riposando, piena di fiori colorati e animaletti che si rifocillavano lungo le sponde di un ruscello dall'acqua cristallina.
Come avrebbe voluto essere libero e spensierato come loro... ma a quanto pare doveva soffrire per neanche lui sapeva cosa.

Un capriccio del kami? Una vendetta per non essersi concesso a lui spontaneamente? Per essersi sottratto alla sua condanna?

Stava di fatto che in poco meno di un mese la sua vita era cambiata drasticamente e decisamente in peggio: almeno con la morte avrebbe posto un termine al suo patimento.
Si era ritrovato solo in un mondo che non conosceva, isolato da tutti poichè impossibilitato ad uscire di casa, in balia di quella routine che lo stava devastando nell'anima.

"Tu devi essere l'umano di cui mi ha parlato Hawks." Il verdino si riscosse dai suoi pensieri e guardò alla sua destra, dove un ragazzo con le orecchie da lupo e i capelli di due colori così come le iridi lo stava fissando con un'espressione neutra.

"Chi sei?" 
Chiese l'umano cercando di alzarsi, ma fallendo miseramente per il dolore al fondoschiena. 
Il bicolore osservò a lungo la sua figura martoriata, la veste rovinata e gli occhi gonfi dal pianto.
Gli tese una mano ma l'altro non l'afferrò, negli occhi l'ombra della paura.

"Mi chiamo Shoto e sono un tengu, protettore della montagna. Voglio portarti in un posto. Non preoccuparti, farti del male non è nella mia indole."
Izuku riflettè sulle sue parole e si disse che non aveva niente da perdere: l'inferno già lo viveva.
Gli afferrò la mano fredda e in un battito di ciglia si ritrovò in un altro luogo, precisamente davanti ad una fonte termale.

"E' bellissimo" L'aria era decisamente calda e la vasca termale di origine naturale era avvolta nel vapore che fuoriusciva dal sottosuolo.

"Entra nell'acqua, vedrai che starai subito meglio" La divinità si voltò e Izuku si tolse ciò che indossava, scivolando lentamente nell'acqua calda, sorridendo appena.
Si sentì subito meglio, e ogni forma di dolore e bruciore passò, così come il pulsare della guancia.

"Quest'acqua accelera il processo di guarigione delle ferite, allieva i fastidi e i dolori dei traumi, oltre che a far bene alle ossa e muscoli."
Il verdino si beò della sensazione di pace che quel luogo gli infondeva, prendendosi alcuni minuti per sè.

"Quindi tu... eri umano?" L'eterocromatico si sedette poco distante da lui, a gambe incrociate sul terreno mentre accarezzava una specie di scoiattolo.

"Lo ero, qualche decina di anni fa. Ero molto malato e la vita mi stava per abbandonare quando di fronte a me si palesò una bellissima ragazza dagli occhi neri come i suoi lunghi capelli. Mi portò in questo mondo al cospetto dei due grandi Kami spiegando loro che avrebbe voluto salvarmi. Essendo la mia una malattia mortale, il matrimonio non mi avrebbe comunque salvato e di conseguenza l'unica soluzione era quella che venissi trasformato in un tengu, ovvero una creatura mistica metà umana e metà animale. E così sono divenuto il protettore delle foreste."

"Io... non capisco. Questo matrimonio è così importante?"

"Katsuki non ti ha detto niente?" Izuku aggrottò le sopracciglia chiedendo chi fosse questo individuo.
Shoto alzò gli occhi al cielo e cominciò nuovamente a parlare.

"Qui abbiamo due nomi: uno divino con il quale gli umani ci conoscono e l'altro ci è stato dato per vivere qui. Solitamente utilizziamo i nomi più semplici per interagire tra di noi, sai per praticità. E Katsuki è il nome comune di Agyo, il Kami che ti ha portato qui." 
Shoto vide l'umano sgranare gli occhi ma continuò a parlare.

"Per quanto riguarda la pratica del matrimonio, un umano può rimanere qui a due condizioni: diventare un Kami lui stesso o sposarne uno. Tuttavia, lo sposare un dio non ti conferisce l'immortalità e quindi perirai. Più lentamente ma lo farai."

"E se... se lui mi volesse contro la mia volontà?"

"Se ti sposasse nonostante tu non voglia?" Occhi verdi annuì allungando un dito per toccare quell'esserino che si lasciava carezzare con tranquillità.

"A te non accadrebbe niente, verresti rispedito sulla terra. Al contrario, lui verrebbe punito con il confinamento in questo mondo senza poter più tornare in quello dei mortali più la sospensione dei suoi poteri."

"Se rischia tanto perchè si ostina a volermi sposare? Non capisco." Shoto si alzò e si tolse la parte superiore del kimono posandola a terra per farla indossare al ragazzo.

"Katsuki ha un caratteraccio e non lo sopporta nessuno. Ma dovresti porgere a lui questa domanda."



I due continuarono a parlare di molte altre cose e Izuku, finalmente, sorrise dopo giorni di completa tristezza e solitudine.
Shoto gli spiegò come funzionava quel luogo, chi fossero i suoi amici e coloro che erano considerati i signori della creazione.
Quando il sole aveva iniziato a calare, il tengu lo riportò dove l'aveva lasciato e gli assicurò che si sarebbero rivisti presto.

"In realtà io e i miei amici abitiamo tutti nei dintorni. Te li farò conoscere appena ce ne sarà l'occasione, così come la mia compagna. E' molto gentile, mi ricorda te in un certo senso."

"Grazie per tutto. Mi ha fatto piacere conoscerti. Spero di rivederti presto anche io!"
Dopo essersi separati, Izuku tornò serio e si incamminò silenzioso verso quella casa che odiava con tutto se stesso, fermandosi innanzi al portone. 

Cosa avrebbe dovuto fare?
Entrare? O scappare via?

Magari i grandi Kami lo avrebbero riportato sulla terra senza indagare troppo sulla questione.
Scosse la testa e deglutendo la poca saliva che aveva in bocca entrò, chiudendosi il pesante portone alle spalle.
Si diresse verso la sala da pranzo e vide che vi era ancora il piatto a terra in mille pezzi con gli avanzi del cibo sparsi sul pavimento.
Si accucciò e lentamente iniziò a raccogliere la ceramica frantumata posandola sul tavolo. 
Successivamente raccolse le varie pietanze con un'espressione addolorata: anche lui odiava sprecare il cibo e se fosse potuto tornare indietro non avrebbe mai sprecato quelle prelibatezze.
Nonostante non avesse mai visto il dio cucinare, sapeva benissimo che fosse lui stesso a preparare i piatti e per quel poco che aveva mangiato poteva dire che se ne intendesse abbastanza.

"Vedo che hai seguito il mio consiglio e ti sei divertito, cos'è al fottuto lupetto non basta più la mogliettina?"


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A grande richiesta ecco il quinto capitolo!
Me lo avete chiesto in tanti e mi dispiaceva non soddisfarvi, ormai mi conoscete!!!
Introduzione di un nuovo personaggio e di una bellisisma fonte termale che rigenera la salute, non male dico bene?
Buona serata a tutti quanti!
Hanami







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