9. La Custode Dei Bambini

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Dopo aver dato spettacolo, Izuku sospirò e chiese a Shoto se avesse potuto accompagnarlo a casa, cosa che l'amico fece senza obiettare.

"Se dovesse succedere qualcosa chiama Momo nella mente. Lei si può materializzare in tuo aiuto, io no perché non sono un Kami."
Il verdino lo salutò con un piccolo sorriso prima di entrare in casa, venendo avvolto nel suo silenzio angosciante.
Andò nella sua camera e si tolse il velo dal volto e dai capelli, lasciandosi i vestiti della festa per fare tutto più in fretta.
Voleva parlare di quello che era accaduto col Kami e in cuor suo sperava che non gli urlasse contro.

"A-Agyo? Posso entrare?"
Ma nessuno rispose e, bussando gentilmente, l'umano entrò nella camera da letto del dio con cautela.

"Possiamo... parlare?" Riprovò vedendo che fosse seduto sul letto con i gomiti sulle ginocchia e le mani a stringere i ciuffi biondi.

"Cosa cazzo vuoi?"

"Non voglio litigare, volevo sapere... come stavi." Esclamò senza avvicinarsi a lui.

"Perchè mi hai difeso?" 

"Come?" Izuku credette di non aver capito bene cosa il dio intendesse.

"Ti ho violentato no? Perchè non sei stato onesto? Mi avrebbero punito e tu saresti stato libero di andartene da qui."

"Mi hai fatto male ma... nonostante questo mi hai consentito di tornare a casa e mi hai anche salvato la vita. Mi sembrava giusto agire così." Il Kami tolse le mani dai capelli per puntare lo sguardo tagliente in quello verde dell'altro.
Dopodiché si alzò avvicinandosi a Izuku il quale sussultò spaventato inciampando sui suoi passi quando fece per togliersi dal suo cammino.

"Non ho bisogno della tua pietà."

"Si chiama gratitudine. T-te lo dovevo." Balbettò seduto sul pavimento mentre il dio troneggiava sulla sua figura.
Lo sguardo gli cadde involontariamente sul cavallo dei pantaloni del biondo e deglutì vedendo quanto la pacca fosse gonfia anche col membro a riposo.

"Tch, inutile che mi guardi il cazzo, non ti toccherò più. Tua sorella mi ha chiesto di prendermi cura di te e così farò. Torna dai tuoi amici."

"E tu?"

"Come se ti importasse."




"Sei sano e salvo."
Izuku si era cambiato indossando una tunica bianca non troppo trasparente e aveva raggiunto di nuovo la festa con l'aiuto di Momo, dato che non aveva le forze mentali per tornare a palazzo da solo.

"Uhm si, abbiamo parlato ma è andato via." Eijiro gli si avvicinò e gli circondò le spalle con un braccio prendendo parola.

"Lui non è cattivo, ha solo un pessimo carattere e non sa come relazionarsi."

"Non posso dire che sia un santo... M-mi ha trattato come una bambola di sfogo e mi ha costretto a fare cose che non avrei voluto fare, quindi non rifilarmi queste parole."
Nel discorso si intromise anche Shoto che aveva ascoltato ciò che occhi verdi aveva appena detto.

"Hai perfettamente ragione, ma devo spezzare una lancia in favore di Katsuki. Nessuno ha mai provato a parlarci veramente o a capirlo. Lui non ce né da motivo, tuttavia noi non ci abbiamo mai provato preferendo lasciarlo solo."

"Quindi mi stai dicendo che dovrei... capirlo? Ha anche alzato le mani su di me e dovrei essere io ad essere il primo passo?" Shoto non seppe cosa rispondere, ma quando aprì bocca per farlo delle voci lo interruppero.

"Eccola la stramba, allontaniamoci o ci risucchierà anche noi nella sua stupida palla."
Izuku si voltò e vide una bambina, che avrà avuto dieci anni, dai capelli argentei e una tunica bianca leggera che reggeva tra le mani una grande sfera di vetro che sembrava rappresentare la terra.
Era minuta e sembrava così sola e triste che nel cuore di Izuku si depositò lo stato d'animo della malinconia.
La piccola Kami si guardò intorno ma apparentemente non trovò ciò che cercava, quindi ritornò sui suoi passi sparendo dietro il portone d'ingresso.
Izuku si scusò con i suoi amici e corse dietro alla bambina mentre questi sorridevano nel vedere ciò che stava facendo.

Kami No Ai - L'amore del DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora