Presente
🗣️ "Chi torna da un viaggio non è mai
la stessa persona che è partita"Juliette non aveva mai apprezzato la bellezza di Monaco fino ad allora. Era nata e cresciuta nel principato, eppure non si era mai sentita fortunata a trovarsi tra auto, palazzi e yacht di lusso. Non era mai stata una persona materiale nel periodo della sua adolescenza, ne tanto meno badava alle ricchezze che la circondavano.
Ora però che aver fatto ritorno a casa, dopo ben tre lunghi anni, non poteva che rimanere abbaiata dalla maestosità della sua terra natale. Mentre in una mano stingeva il guinzaglio di Pongo, il suo caro carlino che camminava goffamente al suo fianco, e con l'altra reggeva la sua borsa di Fendi, osservò il paesaggio al di sotto delle lenti scure marcate Liu•Jo.
Aveva lasciato Monaco quando era una ragazzina triste ed in preda al dolore pronta a voltare pagine, ed era ritornata come una delle donne più famose e belle di tutta Europa.
Juliette Durand era diventato un nome ormai ben conosciuto. Non soltanto per una sua passata relazione con un personaggio pubblico, ma perché era diventata la modella di molte case importanti: Versace, Dior, Dolce&Gabbana, Chanel, Prada, Louis Vuitton...Vogue!
Adorava la moda, fin da piccola. Aveva iniziato a sfilare nel salotto di casa sua, con indosso un lenzuolo bianco acconciato in mille modi diversi all'età di cinque anni. Poi gli erano state regalate le sue prime macchine da cucito. Quelle piccole e in plastica massiccia, che in realtà non davano grandi risultati, ma la rendevano comunque felice.
Successivamente, con il passare degli anni, la sua conoscenza nel modo della moda cresceva sempre di più, così come il suo stile e il budget dei capi che le piacevano. Non aveva mai dato disturbo ai suoi genitori, cercando cose che non si potevano permettere. Si era sempre rimboccata le maniche, sbrigandosi tutto da sola, e accontentandosi di ciò che potesse avere.
Lei lavorava, si impegnava nelle materie scolastiche, e di tanto in tanto inviava alcune foto a varie case di moda della zona, nonostante all'inizio i risultati non arrivassero affatto.
Ad appoggiarla in tutto questo c'era sempre stata la sua migliore amica: Marta. Ed ora era il momento che fosse lei ad appoggiarla, non a caso era tornata nel principato solo ed esclusivamente per lei, e per il piccolo esserino che portava nella pancia.
Quando Marta gli aveva comunicato che tra nove mesi sarebbe diventata zia quasi non ci stava più nella pelle. Non erano servite molte parole per convincerla a tornare a casa e chiudere per un po' di tempo la sua agenda piena di impegni. Per Marta avrebbe fatto questo ed altro.
A disturbarla dalla quiete e dalla calma che emanava la zona del porto fu Pongo, che con un abbaio improvviso attirò la sua attenzione. Poggiò lo sguardo sul suo carlino, poi si guardò intorno, rendendosi conto di non essere circondata da nessun altro cane nella zona, ne tanto meno da qualcosa che potesse disturbarlo.
Proprio mentre era giunta alla conclusione che tutto quello fosse stato un caso, Pongo abbaiò ancora una volta, cacciando in fuori la lingua e iniziando a muovere freneticamente le zampette, quasi come se volesse andare più veloce. 'Strano' pensò Juliette. Pongo era sempre stato un cane pigro e dormiglione, era raro che lo vedesse camminare, figuriamoci correre.
Decise quindi di chinarsi sulle ginocchia e poggiare una mano sulla testolina del cane, accarezzandolo dolcemente.
«Che succede Pongo?» gli chiese, nonostante il cane non avesse i mezzi per risponderle. Era una cosa che faceva fin dal primo giorno in cui quel carlino era entrato in casa sua. Gli porgeva domande o gli raccontava le sue esperienze, convinta che lui potesse sul serio capire tutto quello che diceva.
Pongo non rispose, ovviamente, eppure non rimase nemmeno immobile, anzi. Improvvisamente si diede alla fuga con così tanta velocità che il guinzaglio gli scappò dalle mani. Per l'amor del cielo.
«Pongo!» si ritrovò ad urlare attirando l'attenzione dei passanti. Nonostante Pongo fosse un cane pigro, in quel momento era sicuramente molto più veloce di lei, anche perché lui non stava correndo su dei tacchi.
«Pongo torna qui!» urlò ancora mentre era intenta in quello che doveva essere un inseguimento. Nonostante fosse una modella e avesse sfilato con tacchi ben più altri di quelli che portava adesso, non era onnipotente, e le probabilità che cadesse con la faccia a terra erano alte.
Per sua fortuna, Pongo si fermò circa venti metri più avanti, ma per sua sfortuna iniziò a saltare ripetutamente vicino alle gambe di un uomo. Si sentì andare a fuoco per la vergogna mentre si avvicinava sempre di più al suo carlino.
«Sono desolata signore» borbottò in imbarazzo mentre si chinava velocemente sulle ginocchia e afferrava con forza il guinzaglio, dando un piccolo strattone al suo amico a quattro zampe. Si rialzò, stirandosi con una mano il vestito a tubino elegante continuando a parlare: «Non so davvero come...».
Juliette tacque, ma non perché avesse improvvisamente perso l'uso della parola, o la lingua gli fosse scomparsa magicamente. Aveva semplicemente alzato lo sguardo, e incrociato gli occhi chiari della persona che le stava davanti. Ora capiva cosa aveva attirato l'attenzione di Pongo.
Gli stessi occhi chiari che tempo prima l'avevano fatta innamorare, appartenenti allo stesso ragazzo, ormai uomo, che fosse mai stata in grado di amare.
Così, mentre la sua testa riviveva come un deja-vu tutta la loro storia, lei si ritrovò a sussurrare il suo nome destabilizzata: «Charles?».
Credo che Pongo sia già diventato il personaggio preferito di tutte voi.
Rieccomi con un'altra storia su Charles, la quarta.
Sembrerà strano ma ho preso inspirazione per questa storia grazie alla canzone che potete trovare nella prima pagina.
Ovviamente al momento non potete
ancora capire il perché, ma pian piano che ci addentreremo nella storia, il quadro della situazione vi sarà sempre più chiaro.
Comunque, vi allego la canzone qui sotto, anche se sono convinta che la conosciate già molto bene.
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Homecoming || Charles Leclerc
FanfictionSi dice che nella vita ci si innamori tre volte. Tutti ritengono che il primo amore, quello purò e giovanile, quello che non si scorda mai, fatto per lo più di idealizzazione, certe volte non sia neanche amore. Ma sicuramente molti non la pensano co...