Bonding

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Non ci speravo quasi più. Penso fissando il cellulare.
Ci vediamo questa sera:)

Chissà come ha fatto a convincere il tipo serio a farla andare. L'avrà aiutata il biondino muscoloso, Max sembra non aver ancora capito come funzioni esattamente la storia della guardia del corpo.
In particolare non credo abbia chiaro che è lui ad essere una guardia per Elisa e non il contrario.

Ci scriviamo quasi tutti i giorni, ma alcune cose non si possono affidare ad uno smartphone, per stabilire la profonda connessione con lei che mi è stato ordinato di raggiungere, ho bisogno di passare del tempo con Elisa. Anche se purtroppo sembra sempre includere il consumo di alcool.

Un piccolo prezzo da pagare. Non sarà poi così male, in fondo, non sono obbligato a bere se non voglio.
Lo spero vivamente, non reggo nemmeno un bicchiere di birra. Letteralmente.

Sarà complicato, ma non ho scelta, i capi si stanno innervosendo, non so per quale motivo, come se il tempo stesse rapidamente scivolando via tra le loro mani.
Deve avere a che fare con questioni legali.
Stanno rischiando grosso, devono muoversi in fetta.

Io odio le persone che mi mettono fretta. Io sono come l'inverno bosniaco che osservavo attraverso il vetro sottile. Il lento cadere della neve, un fiocco alla volta.
Un moto lento, ma inesorabile.
Un gelo che permea attraverso le ossa, scorre nelle vene e ghiaccia il cuore.
Lento, spietato.

Dovrò presentarmi bene, da bravo ragazzo, ma con qualcosa che possa attirare la sua attenzione.
Subito penso ai tatuaggi. Sarebbero perfetti, se solo non fossero in zone che ogni persona con un minimo di senno normalmente coprirebbe.
Vorrà dire che mi accontenterò di sbottonare un poco di più la camicia.

Un rumore dall'esterno mi fa rizzare i peli sulla nuca. Si sente il ticchettio leggero di alcuni passi nel corridoio tra la porta e l'ascensore. Subito co,premdo che c'è qualcuno nell'edificio, qualcuno che non dovrebbe esserci.

Mi è stato garantito un posto isolato, sicuro e, soprattutto, tutto per me. Mi avvicino cautamente alla porta per vedere di chi si tratta.
Sto attento a non fare il minimo rumore. Il metallo dello spioncino è freddo a contatto con la pelle.

Con la coda dell'occhio vedo una figura svoltare l'angolo. Ha i capelli neri.
Non è possibile che si sia accorta di me, protetto come sono dal metallo, dunque rimango così, immobile, sperando di vedere la figura comparire di nuovo.
Quando capisco di averla persa mi lascio sfuggire un'imprecazione.
Ho l'impressione di sapere cosa sta succedendo, ciò che succede semlre a dire il vero: quei poveri illusi hanno mandato qualcuno per controllare che io segua le direttive.

Mi giro di scatto e tipo un pugno al muro. Urlo a squarciagola e ne tiro un altro. Per il colpo faccio cadere a terra un'inutile quadretto. Il vetro si rompe va in mille pezzi.
Mentre mi massaggio le nocche graffiate mi dirigo verso il soggiorno, devo vederci chiaro.
Non posso rincorrerla e rischiare che si accorga di me poichè avrebbe tutto il tempo per preparare una giustificazione e non potrei capire cosa veramente sta succedendo, ma devo coglierla con le mani nel sacco. Qualsiasi cosa sia.

Odio non avere il controllo della situazione
Odio non avere il potere di decidere

Mi dirigo verso il terrazzo e prendo una sigaretta dal pacchetto sul tavolino di legno. Me la rigiro tra le mani, eccola, la soluzione allo stress, lo sfogo per la rabbia.
Il primo tiro è sempre il migliore: il primo bruciore della gola mentre trattengo il fumo qualche secondo di troppo, prima di farlo uscire in spirali voluttuose.
Ai miei piedi vedo la città che pullula di vita, persone indaffarate, macchine sfreccianti e tanto trambusto.
Sorrido mentre mi porto la sigaretta alle labbra.

So bene cosa significhi vivere così.
Tutta la mia vita è stata una continua corsa. L'unico problema? Non esiste un traguardo.
E questa cosa non mi dispiace.
Non ho mai voluto fermarmi, un incarico seguito subito da un altro, una fiancata dopo l'altra.
Non ho mai sentito la necessità di premere il pedale del freno. E va bene così. Mi diverte ripensare a tutti coloro che hanno cercato di superarli o di mettermi i bastoni tra le ruote.

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