Sharp black

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Corro a perdifiato e mi nascondo dietro l'ultimo scaffale. Guarda caso quello che mi serviva. 

Faccio un passo indietro per avere una visione d'insieme. Assorbenti senza ali, salva slip, tampax. Cerco quelli che uso di solito, ma mi accorgo che si trovano sullo scaffale più alto. Sbuffo e cerco di raggiungerli stando in punta di piedi. Eppure non sono bassissima, dai. Manca un soffio, ci sono quasi. 

Una braccio muscoloso mi passa sopra la testa e raggiunge il tanto agognato pacchetto di assorbenti. "Trovata, passo" sento dire alla radiolina. "Ricevuto capo, sei sempre bravissimo, passo". Alzo gli occhi al cielo, non devo nemmeno voltarmi per sapere di essere stata trovata. Che velocità.

"Avreste potuto prendervi un caffè e aspettarmi alla cassa" Nico mi guarda severo attraverso le lenti scure. "Signorina, le stiamo solo facendo un favore e poi non berrei mai sostanze che possano alterare le mie percezioni psicofisiche" risponde con la sua solita calma e pacatezza. Non conosco nessuno come lui. Così misurato, calmo e professionale. Eppure so che ci tiene a me, lo leggo nei suoi occhi, o almeno credo. Spero non sia solo il riflesso dei suoi occhiali. 

Alzo gli occhi al cielo. "Primo, quante volte devo dirti di chiamarmi Elisa? sai pure che assorbenti uso, ti pare che non mi chiami per nome? E secondo, non credo che sia necessario tutto questo, non è che tenteranno di uccidermi mentre compro la carta igienica...". Il mio tono di voce è forse un pò troppo alto e le persone si girano a guardarmi, ma basta uno sguardo da parte di Max che ci sta raggiungendo ad ampie falcate a farli tacere. 

Si avvicina con il sorriso sulla faccia. Lui è la guardia meno guardia che conosca: capelli ossigenati, pelle abbronzata, rumoroso come pochi e con il sorriso h24. "Eccoti. Non fare più una cosa simile El, oppure ti strangolo con le mie mani" mi mostra le mani cercando di farmi capire la serietà delle sue intenzioni. Poi scoppia a ridere. Una risata bassa, genuina, ma soprattutto molto rumorosa. L'ho già detto che è l'essere più rumoroso che conosca?
Inutile dire che russa di notte, esatto, dormo ogni notte con una mietitrebbia nella stanza accanto. Alza il braccio e mi spiaccica la mano sulla testa per poi iniziare ad arruffarmi i capelli, esattamente come faresti a un cane. Mi decido a parlare per farlo smettere "Ok ok, non scapperò più, promesso" mi guarda confuso. Quando dico che è la guardia meno guardia che conosco mi riferisco anche al fatto che Max non ha esattamente una mente brillante, anzi, non ha esattamente una mente. Lui compensa con i muscoli, è un tipo tutta massa e niente cervello. 

Dopo un secondo sbraita "Intendevo la prossima volta che parli con quel tono a Nico. Fa il duro, ma in fondo in fondo è tenero e ci rimane male". A queste parole scoppio a ridere. Max non è perfetto, ma ha un cuore enorme. 

Guardo Nico per capire se davvero se la fosse presa. Mi fa segno che va tutto bene prima di tirare uno schiaffetto dietro la testa dell'amico. Lui gli rivolge un'occhiata interrogativa che gli fa alzare gli occhi al cielo.

Non ci si annoia mai con questi due. Direi che mi è andata bene, poteva capitarmi chiunque. Non sarei riuscita a condividere l'appartamento, l'università, l'aria che respiro, sostanzialmente tutto, tranne la doccia (grazie al cielo) con due guardie impostate e serie. Anche perchè probabilmente mi avrebbero legata a un guinzaglio visti i miei tentativi di liberarmi. Non voglio davvero sbarazzarmi di loro, solo, ho bisogno di un mio spazio, possibilmente che sia più grande del bagno. Tanto è altamente improbabile che qualcuno mi stia cercando. È praticamente impossibile. 

Mentre facciamo la fila, rigorosamente in tre, penso a come sarebbe stata la mia vita senza tutto questo. Quante volte mi sono sentita dire 'lì non può andare è troppo esposto' oppure 'quel locale non ha telecamere di sicurezza, non va bene'. Sarei stata io a decidere per me. Magari non avrei scelto il meglio, ma avrei comunque fatto una scelta. 

Inizio a mettere i prodotti sul nastro nero quando il cliente dietro di noi allunga la mano per prendere il divisore di plastica. La camicia sale leggermente e intravedo un tatuaggio sull'addome. Quasi ipnotico, di un nero profondo, senza fine. Ne riesco vedere un pezzetto soltanto, eppure non riesco a togliere lo sguardo. Lo ammetto, anche la tartaruga non è per niente male, ma quella sagoma slanciata di un'ala mi attrae paradossalmente di più. Mi incuriosisce.

Finché una voce non mi riporta alla realtà."Sono 27.56. Carta o contanti?" 

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