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Nel momento in cui Andrea esce dal mio campo visivo sento il peso della situazione cadere improvvisamente sulle mie spalle.

Mi giro verso Nico, la mia voce un lieve sussurro  'Ascolta, so di avere sbagliato, ma aspetta un secondo' il suo sguardo è duro e la suo tono fredda 'Ne parliamo a casa, non è il caso di fare una scenata in pubblico'.
Cerco conforto in Max,  ma anche lui ha un'espressione preoccupata, quasi triste.

Odia vedere Nico così.
Come biasimarlo, non riesco a sopportare l'idea di essere la responsabile di tutto questo. Bevo un altro sorso, il liquido ghiacciato scende nella mia gola mentre cerco di trattenere le lacrime. 

'Sai che non puoi comportarti così, sei grande e vaccinata e il nostro lavoro non è fare i baby sitter.
Se ti fosse successo qualcosa non ce lo saremmo mai perdonato'.
Mi fissa e continua con la sua voce profonda
'quante volte?'
'Quante volte cosa?'
'Quante volte sei uscita in questi modo, fingendo di dover fare il bagno e poi scappando subdolamente dal retro?' Chiede guardandomi dritto negli occhi.

Fa male, è uno sguardo che ferisce, taglia, fa a pezzi dall'interno.
Esattamente come ho fatto a pezzi la sua fiducia.

'Sono una ragazza e ho bisogno di socializzare, ma so che non posso rischiare di far saltare la copertura, non ora che il processo sta per finire. So che mio padre è il testimone chiave e che io sarei il perfetto ostaggio per far impedire che egli parli in tribunale' dico, cercando di moderare il tono della voce 'ma ho bisogno di vivere e lo so, ho commesso uno sbaglio, ma non succederà più...'  'quante volte?' mi mordo il labbro per fermare le lacrime 'Una o due volte a settimana'.

Fa male.
Fa dannatamente male vedere la sua fiducia, il nostro rapporto, tutto ciò che avevamo costruito fino ad ora, sgretolarsi inesorabilmente.
Il silenzio che segue è eloquente, mi continua a ripetere che ho rovinato tutto.
Rimaniamo seduti immobili senza spacciare parola finchè non sentiamo i passi di Andrea che torna dal bagno.

'Mi dispiace un sacco, ma mi ha chiamato mio fratello dicendo che la nonna non si sente bene. Devo andare subito da lei' dice con sguardo triste 'ecco qui, direi che è il mio momento di ripagare il debito' mi dice mostrando la carta di credito.
'Mi dispiace un sacco per tua nonna, salutala da parte mia' dico mentre mi alzo per seguirlo verso il bancone.
'Grazie, lo farò. Sarebbe contenta di sapere che ho finalmente conosciuto qualcuno, mi riprende sempre dicendo che non esco abbastanza' risponde sorridendo.

Appoggia I gomiti sul bancone e si sporge per pagare. Vedo i muscoli delle braccia flettersi sotto la camicia. Mi torna in mente il tatuaggio. Prima o poi gli chiederò di più.

'Ecco a te' 'Grazie Joy, gentilissima. Potresti per caso prestarmi una penna?' Aggiunge poi 'Certo, ecco a te'.
Lo guardo confusa mentre vedo che scrive qualcosa sullo scontrino. 'Il mio numero, così sai dove trovarmi.' Spinge il foglietto nella mia direzione e visto la mia riluttanza fa per piegarsi e invece si avvicina al mio orecchio e sussurra ' Non mordo mica sai' prima di salutare Nico e Max e dirigersi verso l'uscita.

Ho i brividi. E so di essere in un mare di guai.

Da quel momento in poi le cose sono degenerate: sorveglianza a vista e confino in casa.
A nulla sono servite scuse e spiegazioni, Nico è stato irremovibile.
'Se avessi affetti particolari, come degli amici, essi sarebbero vulnerabili e, catturando loro, sarebbe facile manipolare te'.
Non fa una piega.
Peccato che io non sia una pianta o un qualche genere di soprammobile e non mi basta la luce del solo per vivere.
Io voglio sentire il calore sulla pelle, il vento tra i capelli.
Ma invece no.

Mi fa male la testa, in che razza di astruso gioco sono finita?
Certo non biasimo mio padre, anzi, sono veramente orgogliosa di lui: avere la fermezza d'animo per dire di no in un paesino in cui tutti vengono a sapere tutto non è facile. È stato il primo a opporsi.
E questo mi riempie di orgoglio.

Questo non cancella però il fatto che io sia confinata in camera mia. Mi lascio cadere sul letto e guardo le stelle attaccate al soffitto.
Vorrà dire che passerò i parziali con il massimo dei voti, dato che ormai l'unica cosa che mi è ancora permessa è studiare. Per lo meno legger di avventure e immaginare situazioni fantastiche mi è ancora permesso.

Sbuffo e mi stiracchio la schiena. Ho bisogno di una pausa. Decido di tentare la sorte ed esco dalla camera per andare a farmi una tisana. D'altronde sè da più di 5 giorni che si prolunga il mio confino e ho il presentimento che, almeno oggi, le cose possano essere meno tese.

'Sto andando in cucina, non agitatevi se non mi vedete più dalle telecamere di camera mia' urlo a metà corridoio in tono sarcastico.
Da camera sua sbuca Max 'Figurati Eli, nessun problema' risponde sorridente 'carino da parte tua avvisare però'. Alzo gli occhi al cielo, ma non riesco a trattenere un sorriso. È proprio un bambino.

Arrivo in cucina e trovo Nico girato di schiena. Sembra proprio a suo agio tra i fornelli. E lo è davvero.

Ancor prima che possa aprire bocca dice 'Tranquilla, non ci sono telecamere in camera tua, per ora. Abbiamo solo installato sensori alle porte e alle finestre.'

Non si gira nemmeno e continua a rovistare tra gli scaffali.

La cucina è moderna, piastra ad induzione e tutto il resto. Metà delle cose probabilmente non saprei nemmeno usarle. D'altronde le mie capacità si limitano al mettere una tazza di acqua calda in microonde e inserire una bustina e fare pasta al tonno.

Nico invece, non è un tipo di molte parole, non è di grande compagnia come Max e non avrà il suo stesso senso dell'umorismo, ma è un mago in cucina. Mette il cuore in ogni singolo gesto, ogni singolo piatto.

'Cosa prepari oggi di buono?' chiedo 'ho un certo languorino'
'Pollo all'arancia con contorno di patate e zucca' lo sento rispondere con una certa soddisfazione.

Che coincidenza, proprio il mio piatto preferito.

'Fantastico, mi faccio una tisana, finisco di studiare e sceno per la cena'.

Tolgo la tazza dal microonde opto per una tisana mele e cannella e torno in camera.
Sorrido, Nico si è ricordato e me lo sta facendo capire a modo suo.

Ho sempre odiato i compleanni, soprattutto da quando non posso più festeggiarli con la mia famiglia.
O con nessun altro in verità, nessun altro che non sia Max o Nico.
Non che abbia amici con cui festeggiarlo anche se volessi.
È uno di quei giorni in cui la solitudine pesa di più.

Sospiro mentre mi avvolgo in una coperta prima di tornare a sedermi alla mia scrivania. Appoggio la tazza e mi copro il viso con le mani, ancora calde per il contatto con la ceramica.

Accendo il cellulare e controllo di nuovo i messaggi.
È già la quinta volta oggi, non ne vado troppo fiera. Ma la colpa è di Andre, dopo un paio di giorni dal fatidico incontro al parco ho deciso di scrivergli.

Non so se per noia, solitudine o semplicemente perché credo sia una persona interessante.

Da un patetico 'Ehi ciao, come stai? Spero tua nonna stia meglio', ora ci scriviamo regolarmente. Probabilmente Nico non approverebbe, ma se sto attenta a non condividere informazioni importanti che male c'è? In fondo si tratta solo di messaggi, non corro alcun rischio.

Nico ha messo bene in chiaro che non potrò andare alla festa e che non rivedrò mai più Andre, però non ha detto nulla riguardo ai messaggi. Principalmente perché non lo sa, ma non ha specificato, per cui, ora come ora, non sto facendo nulla di male.

Non so se ci credo davvero o se sto solo cercando di autoconvincermi.
Appoggio il cellulare sulla scrivania. Sarà il caso di tornare sui libri, tra le pagine fortunatamente riesco ancora a scappare da qui.

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