Intrecci

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Mi sveglio di buonumore e mi vesto un po' più femminile stamattina. Indosso un tubino di lana nero che arriva al di sotto del ginocchio con il collo alto e smanicato. Scelgo di calzare degli stivali in pelle senza tacco, intreccio i capelli in un lato.

Arrivata in agenzia subito mi confronto con Debora per gli appuntamenti, mi informa che oggi i ragazzi hanno solo registrazioni e che saranno disponibili tutti a turno, ma che comunque devo incontrarli tutti insieme, anche al direttore. Bene, dovevo solo decidere chi incontrare e su questo non avevo dubbi. «Per favore informa Jk che appena potrà incontrerò lui. Poi fammi sapere un orario possibile per tutti per la riunione e dopo vediamo se posso incontrare qualcun altro. Debora sai dove si trova Jin?» Le chiedo, lui doveva parlare al più presto con i ragazzi, mi chiedo se voglia farlo oggi. Debora mi guarda con occhi sognanti. «Io non so adesso dove si trova, posso chiedere a Kate e farti sapere. Ma tu devi entrare nel tuo ufficio». E così dicendo intreccia le mani e se le porta al viso. Io la guardo stranita, ma cosa le è preso? Ma sarà questa agenzia che fa fare cose strane alle persone. Annuisco senza dirle niente e vado in ufficio.

La vedo subito. Sopra la mia scrivania c'è una rosa in vetro. Mi avvicino tremante ed emozionata, era bellissima. Sembrava nera, ma guardandola meglio era di un bordeaux scurissimo che andava sfumando fino alle punte e diventava rosso fuoco. C'era un biglietto, lo prendo per leggere. "Le rose in vetro rappresentano il vero amore che vince su tutte le avversità. Può suggellare un sentimento già esistente, può simboleggiare la fioritura di un nuovo sentimento, può voler dire che ti conquisterò. Lascio a te la scelta, perché la mia l'ho già fatta - Kim Seokjin". Mi accascio al suolo, il cuore mi batte fortissimo non riesco a pensare lucidamente. Cerco di rimettermi in piedi e di ritrovare il mio battito regolare. Cosa significa tutto questo? È possibile che quel ragazzo sia innamorato di me? O mi sta prendendo in giro? Ne sarebbe capace? In fondo non lo conosco affatto. Io? Io cosa provo? Ho tanti dubbi ma non posso fare a meno di sentirmi come una ragazzina felice e stupida.

Il telefono squilla è Debora, mi informa che Jk non potrà vedermi per oggi a causa dei suoi impegni e che anche gli altri sono molto impegnati. Hanno dovuto fare un cambiamento di programma e che adesso erano tutti in sala riunioni che mi aspettavano perché era l'unico momento libero. Mi sento ancora frastornata, ma posso farcela.

Entro decisa in sala riunioni accompagnata da Debora, sono tutti lì. Ho lo sguardo di tutti addosso, mi sento in imbarazzo, ma come sempre arriva lui a salvarmi. «Coooach», Jk mi corre incontro e mi prende a braccetto. «Siediti vicino a me coach, sei bellissima oggi» e come al solito è senza filtri. «Si ok ragazzino, frena la lingua e lasciami il braccio se vuoi avere le mani ancora in uso». Il mio tono non è serio, lui lo capisce e lo capiscono tutti perché sorridono. La riunione inizia, parliamo della mia proposta di fare una conferenza stampa, ma si decide per fare un comunicato sulla piattaforma ufficiale.

Per tutta la riunione mi sento osservata. È Jhope, non mi ha tolto mai gli occhi di dosso e vedevo Jin di tanto in tanto guardarlo storto, se ne era accorto anche lui. Io cercavo di richiamare la sua attenzione senza riuscirci, finalmente quasi a fine riunione lui mi guarda e io gli mimo con le labbra un grazie e mi poso la mano sul cuore. Lui sfoggia uno dei suoi sorrisi mozzafiato. Lo dovevo ammettere, ero completamente persa per questo ragazzo. La riunione finisce e tutti andiamo via. Sto per rientrare in ufficio quando faccio dietro front perché ho bisogno di parlare con Jin, non mi va di restare così senza poterlo ringraziare e vedere cosa ha da dirmi. Mi avvio per trovare il suo studio, mi rendo conto che non so dove sia, il corridoio è lungo, lo cercherò. Da lontano lo vedo, possibile abbia fatto lo stesso pensiero mio? Ci incrociamo con lo sguardo io alzo una mano per dire aspettami ma a metà strada mi sento prendere per mano e tirare dentro una stanza. Mi ritrovo spalle alla porta e riesco a vedere solo pareti rosse o forse erano arancioni e il viso di Jhope a pochi centimetri dal mio. Cerco di sottrarmi dalla sua presa, ma lui mi tiene inchiodata alla porta con forza. «Ma sei impazzito? Lasciami andare subito!» Gli grido in faccia, ma non posso negare che la sua vicinanza, sentire la pressione del suo corpo su di me, mi provocano delle strane vibrazioni. «Sì, sono impazzito. Cosa volevi fare oggi? Ammazzarci tutti con il tuo corpo in bella mostra?» Io spalanco gli occhi. «Ma che cazzo stai dicendo?»

Lui continua a schiacciarmi con il suo corpo alla porta, poi si avvicina sempre di più con il suo viso che adesso oltre ad essere bellissimo era lussurioso e mi sussurra all'orecchio. «Tu non ti rendi conto vero dell'effetto che hai su di me e sugli altri?» Di nuovo con questa storia. «Stai dicendo un sacco di assurdità Jhope. Smettila, lasciami andare mi stai facendo male». Lui non mi ascolta, sposta il bacino in avanti e preme la sua erezione sul mio ventre. Sento un altro brivido percorrere il mio corpo, si avvolge la mia treccia in una mano e mi attira a se baciandomi. Le sue labbra erano morbide, esigenti, decise e plasmano le mie. Invade la mia bocca con la sua lingua che si intreccia con la mia. È un bacio famelico, bagnato. Inizialmente rispondo a quel bacio, poi mi assale un'immagine.

La rosa. JIN. Lo spingo via con tutte le mie forze e lo schiaffeggio con violenza. «Toglimi subito le mani di dosso! Ma come ti permetti? Ma cosa ti è preso Jhope, non ti riconosco». Gli urlo in faccia. Lui si porta una mano al viso sul punto dove lo avevo colpito, sembra sconcertato. «Scusami, ti prego scusami, non so nemmeno io cosa mi sia preso. Io non sono così te lo giuro, non mi comporto mai così con una donna a meno che non lo voglia lei. Io.... Non so perché.... Sto passando un periodo di stress... non.... Maledizione!» È confuso e sconvolto, ma questa volta non riesco a provare compassione ma provo solo rabbia nei suoi confronti. «Rimettiti in sesto e quando ti sarai calmato e hai fatto ammenda con te stesso, solo allora accetterò le tue scuse».

Senza aggiungere altro vado via sbattendo la porta, adesso l'unica cosa che mi interessava era trovare Jin, lui ha visto tutto e non voglio che pensi qualcosa di male. Anche se non ne avrebbe diritto, non voglio rovinare quello che si sta creando tra di noi. Vado in fondo al corridoio dove lo avevo visto poco prima, c'è il suo studio. Busso alla porta ma non ricevo risposta. Allora corro in ufficio per prendere il cellulare, lo chiamo ma il suo è spento. Chiamo Debora che mi dice che lei e le ragazze sono andate via per oggi, avendo lavorato anche la domenica oggi erano libere per tutto il resto della giornata visto che i ragazzi erano fuori sede e non avevano bisogno di loro. Erano fuori sede, quindi voleva dire che oggi non avrei visto nessuno e nemmeno Jin. Devo stare tranquilla, Jin è un ragazzo intelligente, sicuramente non avrà pensato nulla di male. Con questo augurio mi metto al lavoro e giunto l'orario torno a casa, ma non posso fare a meno di essere triste e irrequieta. Mi metto a letto senza cenare sperando di riuscire a riposare ma prima mando un messaggio a Jin. Gli scrivo che ho bisogno di parlare con lui e se potevamo incontrarci l'indomani mattina.

".. Sfondare il muro tra ciò che voglio dire e quello che non posso dire..." Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora