Rivalità

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Nonostante fosse fine luglio la temperatura quella notte in Jacuzia era di 12 gradi. Artemisia ringraziò di essersi vestita così pesante e si affiancò a Piton che scrutava l'orizzonte sterminato della taiga: un lago si affacciava ai loro occhi e si estendeva per diversi kilomentri quadrati. "Antonin ha detto che dovrebbe esserci una baita sulle sponde del lago" disse Artemisia tremando. "Non poteva essere più preciso" rispose sarcasticamente Piton lanciandole contro un incantesimo riscaldante. Camminarono per almeno due ore lungo la riva sud-ovest del lago ma più camminavano più questo sembrava estendersi e della baita non c'era l'ombra. Non si erano rivolti la parola per tutto il tragitto, Piton cercava di mantenere il maggiore distacco possibile eppure non era semplice. Non si vedevano da più di un mese, impossibilitati a mandarsi gufi o a comunicare in altro modo. Quando l'aveva vista varcando i cancelli del Maniero aveva pensato di parlarle ma poi aveva desistito, convinto di poter evitare quella sofferenza, invece Dolohov si era rivelato il solito incapace e lui non ce l'aveva fatta a non intervenire e lasciarla lì, probabilmente succube della rabbia del loro Signore. Di tanto in tanto le lanciava un'occhiata per studiarne i particolari, era cambiata profondamente da quando l'aveva vista l'ultima volta: era più pallida, il volto era spigoloso e leggermente scavato, serio e teso più che mai, la postura era rigida, il passo deciso, sembrava essere diventata fisicamente più forte oppure era un'impressione data dalle nuove abilità magiche che sicuramente aveva acquisito.

"Fermati" le disse perentorio all'improvviso, lei si arrestò e si voltò a guardarlo interdetta. Anche lei a sua volta tentava di rimanere distaccata, riteneva fosse meglio per entrambi, così si erano detti l'ultima volta, eppure ogni volta che lo sentiva parlare o che lo guardava le usciva quasi in un sussurro: "Severus", ma ricacciava questo riflesso, serrava le labbra in una linea stretta che ricordava l'espressione contrariata della professoressa McGranitt, e lo ascoltava.

"Non possiamo andare avanti così, da questa prospettiva non troveremo mai ciò che cerchiamo", "E cosa proponi? Se non l'avessi notato siamo in mezzo al nulla della Siberia, non abbiamo scope o qualsiasi alta cosa possa portarci a un'altezza elevata" gli disse con una certa dose di acidità.

"Sarebbe rilevante che io sia l'unico mangiamorte a cui l'Oscuro ha insegnato a volare", le rispose con lo stesso sarcasmo Piton. Artemisia rimase senza parole ad osservarlo, sapeva che Voldemort avesse quell'incredibile abilità ma pensava l'avesse conservata gelosamente.

"Si ma io non lo so fare" disse infine infastidita senza trovare altro di cui lamentarsi. Piton sbuffò sonoramente creando una nube di vapore acqueo intorno al suo viso, le si avvicinò causandole un momentaneo arresto cardiaco e le avvolse le mani intorno ai fianchi. La reazione della ragazza fu un tremore incontrollabile che fece sorridere il mago più grande "Pensavo che il mio incantesimo bastasse", "Non è il freddo, idiota" si concesse di dirgli, e un attimo dopo una nube nera li avvolse e si sollevarono diversi metro sopra il lago. "Ecco, lì, noti quello scintillio?" le indicò un punto sulla sponda opposta e diverse centinaia di metri più a nord, "Sì! È un incantesimo di disillusione vero?", "Fatto molto male". In pochi attimi furono a terra, si disillusero a loro volta e si avvicinarono al punto identificato poco prima. Lì Severus agitò la bacchetta e finalmente apparve davanti ai loro occhi una catapecchia di legno.

*

Erano le 2 e 53 quando Artemisia e Piton varcarono di nuovo il portale trascinandosi dietro una figura ricurva e tremante. Non si riusciva a vederne il volto, coperto da lunghi capelli incrostati di fango e ghiaccio e una lunga barba incolta, tremava e gemeva di dolore a ogni passo e spesso inciampava nella lunga veste da mago. Appena li vide Antonin Dolohov gli andò incontro rincuorato: "Siete qui finalmente, il Signore Oscuro è impaziente", a sentirlo nominare un urlo disperato spezzò i lamenti e seguirono i singhiozzi: "UCCIDETEMI! VI PREGO, UCCIDETEMI!". Artemisia osservava di sfuggita le reazioni di Piton, quello che stavano condannando a morte era comunque un suo vecchio amico, ma non vi fu nessun cambio di espressione o manifestazione di disagio. Invidiava quell'autocontrollo che se lei stessa fosse riuscita ad avere l'avrebbe fatta sentire molto più sicura in quella villa piena di mangiamorte.

Finché vivrò avrò il controllo sul mio essere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora