Concorrere per la cattedra

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La settimana che seguì fu la più tranquilla che Artemisia avesse mai vissuto, la prima nella casa del suo compagno, la prima in cui si sentiva davvero parte della sua vita, e Severus non soffrì la presenza di un'altra persona. Condividevano il letto, non le avrebbe mai permesso di stare nella stanza dove aveva dormito Codaliscia durante tutto quell'anno, e desiderava godersi ogni istante vicino a lei. La prima mattina Artemisia si alzò all'alba, forse non aveva neanche veramente dormito, scese in cucina e andando a tentoni riuscì a trovare tutto ciò che le serviva per fare un caffè bollente. Lo andò a svegliare con una tazzina fumante per lui e una per lei. Si poggiò sul bordo del letto e lo scosse leggermente. Gli occhi neri di Severus si aprirono di scatto, temendo chi sa cosa, ma quando la riconobbe la sua espressione mutò in assonnata. "Che ore sono?" le chiese. Erano le 9. Si stiracchiò mettendosi seduto contro la testiera e prese la sua tazzina dalle piccole e fredde mani di Artemisia. "Penso fossero anni che non dormivo così a lungo e così bene", lei gli sorrise di rimando.

La mattina successiva fu Severus ad alzarsi per fare il caffè a entrambi. Involontariamente si alternarono in quel ruolo, coinvolti in una disputa a chi fosse più attento all'altro. Di giorno studiavano, da quando si alzavano dal letto fino alla sera quando cenavano, spesso saltavano il pranzo ma Severus non era d'accordo, Artemisia era dimagrita molto durante quell'anno al Maniero e sebbene sacrificasse i pasti per continuare a ripetere, lui le portava qualcosa che la tenesse in forze come una cioccolata calda o una barretta fondente.

Verso il quinto giorno quando era oramai più tranquilla e sicura Artemisia scrisse a Lumacorno per accordarsi sulla data della verifica, con sua gioia quello le diede altri 4 giorni di tempo, più che sufficienti per lei. Severus la aiutava, le dava qualche informazione sul suo esaminatore e qualche dritta quando un concetto non le era chiarissimo, ma il suo intervento fu ben poco rilevante, Artemisia divorava i libri.

Arrivò infine il giorno e armata di determinazione ma anche preoccupata si smaterializzò ad Hogwarts. Lumacorno l'attendeva entusiasta all'ingresso, sembrava già contento di andarsene e questo tranquillizzò la ragazza, probabilmente anche se non fosse andata benissimo l'insegnante avrebbe mentito pur di ritirarsi.

Giunsero nell'aula di pozioni dove la scrivania era ricoperta di ingredienti particolari, boccette con pozioni colorate e un foglio con un centinaio di domande a risposta chiusa.

"Signorina allora, in principio avevo pensato di farle preparare una pozione, ma a parte il tempo che avrebbe richiesto, avrei avuto una visione piuttosto limitata della sua preparazione, dunque ho strutturato la verifica in maniera differente: lei mi illustrerà nome, caratteristiche e utilizzo di tutto ciò che trova sulla scrivania, successivamente risponderà al questionario. Spero sia chiaro"

"Certo signore, allora incomincio"

Iniziò da ciò che le stava più vicino o di cui era più certa: oro, mercurio, zolfo e altri minerali facilmente riconoscibili, passò ad alcune tavole che rappresentavano gli astri, l'anatomia e rune celtiche che con un po' di fatica riuscì a tradurre all'impronta, riconobbe qualcuna delle pozioni a una prima occhiata, poi però quando oramai la scrivania era dimezzata il suo lavoro rallentò.

"Questa..." teneva tra le mani una pietra dall'aspetto abbastanza comune, le ricordava un frammento di pietra vulcanica ma una pietra vulcanica già l'aveva messa da parte. La recuperò degli oggetti che aveva già categorizzato. "Professore su queste due ci rifletto alla fine, le metto qua", "Va bene" le fu accordato e proseguì con la sua cernita.

Riconobbe un ramo essiccato di taxus baccata, e l'eufasia appena colta. Si dedicò a qualche altra ampolla che erano quelle che per difficoltà aveva tralasciato, si rese conto che esse contenevano molte sostanze babbane: alcool etilico, acido nitrico, il galistan; ma anche pozioni molto complesse come la pozione della pace e il distillato dell'ultimo desiderio. L'ultima boccetta che le restava conteneva un liquido trasparente, inodore e incolore, possibile che fosse veritaserum? Una pozione tanto semplice... la stappò e fece scorrere qualche goccia sul palmo della mano. "Acqua?" chiese ad alta voce e Lumacorno scoppiò in una risata allegra "Mi deve concedere qualche trabocchetto".

Le restavano le due pietre che aveva messo da parte, erano molto simili alla vista e non riusciva così a farsi un'idea. "Professore, scusi la domanda, posso tagliarle?", l'uomo parve scioccato "Cosa?!". "Tagliarle, con la magia" ripetè meno sicura di prima, "Mi spieghi perché vorrebbe farlo e se il ragionamento sarà corretto non ne avremo bisogno". "Sono incerta se siano pietre laviche o meteoriti, la superfice tagliata di alcuni tipi di meteorite messa a contatto con acido nitrico porta alla formazione delle figure di Widmänstatten, volevo verificare la cosa"

"Va bene signorina, lei ha riconosciuto tutto ciò che le avevo messo a disposizione, direi che il questionario è superfluo. Il posto è suo, vada a comunicarlo alla preside mentre io faccio le valigie. Arrivederci!"

A quelle parole Artemisia non seppe se era più felice lei o Lumacorno, ma corse per i corridoi come mai aveva fatto da bambina, qualche quadro le urlò dietro chiedendole il perché di tutta quella gioia, e una scorbutica voce ben conosciuta la fece voltare.

"Perché questo entusiasmo, ragazzina", "Preside Phineas! Ho il posto! Insegnerò pozioni! L'anno prossimo sarò qui, torno a casa!", non ascoltò neanche la risposta sprezzante del preside serpeverde e fuggì via, direzione: ufficio della McGranitt.

*

Piton stava seduto alla sua poltrona rileggendo uno di quei libri su cui aveva studiato Artemisia e che lui aveva sfogliato l'ultima volta molti anni prima. Averla intorno gli faceva tornare la curiosità per le pozioni e la voglia di insegnarle e solo in quell'occasione si stava rendendo conto di quanto, desideroso di avere il posto in difesa contro le arti oscure, aveva trascurato la soddisfazione che gli dava quella materia.

Era intento su quelle pagine quando la porta d'ingresso si spalancò sotto l'entusiasmo della ragazza.

"Deduco sia andata bene", "Si, è andata benissimo, la McGranitt mi ha dovuto dare il posto, siamo colleghi adesso"

"Ti correggo, io sarò il tuo capo", "Finché non c'è una nomina ufficiale no, mio caro" e così dicendo lo prese per la manica e lo tirò in piedi, lo strinse dunque in un abbraccio che lo lasciò stupito.

"Mi trasferisco domani Severus, inizio a prendere posto nelle mie stanze, a parlare con i professori, voglio cercare di entrare in confidenza con loro prima del tuo arrivo" era tornata nuovamente seria, focalizzata sull'obbiettivo.

"Devi comunicarlo al signore Oscuro ma menti, dì che ti sposti subito, fai le valigie e vieni qui anche per sta notte", "Va bene"

So già che il prossimo capitolo vi piacerà ma dovrete attendere almeno fino a domani perché sono infame 🫶. Nel frattempo fatemi sapere come state trovando questa seconda parte della storia che è sinceramente più difficile da scrivere proprio perché si distacca maggiormente dalla storia principale della saga.

Finché vivrò avrò il controllo sul mio essere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora