Addio Albus

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Artemisia non aveva chiuso occhio. Una volta tornata in camera si era trovata davanti alla scelta di farsi sopraffare dalle emozioni e sfogarsi oppure di occludere ogni preoccupazione e dormire. Avava optato per la seconda ma il sonno non era arrivato comunque.

Si sentiva solo vuota, incapace di concentrarsi su qualcosa di preciso e avvertiva nelle orecchie un rumore di fondo che era quello dei suoi pensieri reclusi. Era molto tardi e dopo appena un paio d'ore sorse il sole. Avrebbe dovuto attendere la colazione quando un'immagine le scappò dal blocco, complice la stanchezza, e la travolse: un lampo di luce verde che saettava da una baccheta nera come l'ebano e si andava a scontrare conto il petto di Albus Silente. Una lacrima le scappò dagli occhi e la lasciò scorrere liberatoria. Se solo avesse convinto Draco a compiere il suo dovere... adesso le sembrava migliore persino l'idea di compierlo lei stessa quel gesto. Ma comunque non avrebbe voluto la morte di quell'anziano e saggio mago. Non sapeva quando il suo intervento avrebbe potuto cambiare le cose ma sapeva che ci doveva essere stato un momento utile, e lei non l'aveva neanche cercato, convinta che la storia dovesse procedere così come si era verificata.

Erano le sette e mezza del mattino, non sapeva quando ma quel giorno ci sarebbero stati i funerali. Non volle pensarci troppo, non sarebbe mai uscita dalla sua stanza se ci avesse riflettuto, ma si cambiò d'abito indossandone uno lungo e nero, portò con sé un cappello da strega dello stesso colore e si avviò all'esterno, sperando di non essere vista.

"Foresta Oscura" pensò e in un secondo si ritrovò tra gli alberi, più vicina ai giardini di quanto pensasse. Da quando Silente era morto anche i blocchi alle smaterializzazioni erano crollati. Subito si accorse che alcune centinaia di metri più in là, su un'altura del cortile vi erano già le prime persone vestite a lutto. Si mantenne sul limitare della foresta, nascosta dall'ombra degli alberi e una volta indossato il suo cappello si avvicinò a quell'area. Si trovava comunque abbastanza distante affinchè non potesse essere vista. Avrebbe potuto lanciare un incantesimo di disillusione ma le dava la sensazione di distaccarsi ulteriormente da quella atmosfera di sofferenza in cui invece avrebbe voluto immergersi.

Le funzioni iniziarono e il corpo di Albus Silente venne calato nella bara in marmo bianco di fronte agli occhi di docenti e studenti in lacrime. Quando la tomba venne chiusa Artemisia distolse come scottata lo sguardo incapace di trattenere le lacrime e obbligata a soffocare tra le mani i singhiozzi. La presenza di tutte quelle persone non aiutava, il dolore sui volti di tutti accrescevano l'angoscia e vedere dei giovani ragazzi come Harry Potter e i suoi amici sconvolti dal dolore era una duplice sofferenza. Quando tutti se ne furono andati rimase solo Minerva presso quel luogo, austera nella postura, distrutta nello sguardo. Fece comparire una corona di fiori con la magia, erano asfodeli e narcisi. Artemisia non si rese subito conto dell'ennesimo azzardo che stava compiendo quella mattina ma ne fu consapevole quando l'anziana rivolse lo sguardo nella sua direzione. Si era fatta avanti senza volerlo, attratta come un magnete dalla volontà di consolarla e dolersi con lei finalmente alla luce del sole. "Signorina Carter" la sorpresa era evidente nella voce della strega, "Professoressa Mcgranitt, non volevo disturbarla, ho appreso sta mattina la notizia e sono venuta a dare il mio ultimo saluto al Preside Silente", "Mi spiace dirti che la funzione si è conclusa già, Albus se n'è andato per sempre" la voce la tradì perché fu incrinata da un groppo che doveva portarsi in gola da ore.

Un sorriso amaro spuntò sul viso di Artemisia, un sorriso che si fece lentamente dolce "Silente non se ne andrà mai, troverà il modo di portare alla risoluzione di questa guerra anche dal luogo in cui si trova oggi, la sua tela ha fili più lunghi di quanto sappiamo". Minerva non rispose alle sue parole ma ci riflettè interiormente non riuscendo a capirle fino in fondo. Quando parlò l'argomento fu un altro: "Forse hai sentito che..." dovette respirare profondamente per continuare "forse hai sentito che è stato Sev- il professor Piton a farlo". "Mi è giunta la notizia." rispose adesso freddamente la ragazza attenta al terreno pericoloso in cui si stavano addentrando.

"Te lo saresti mai aspettato? Gli eri molto cara, più di ogni altro studente, magari lo conoscevi meglio di me", "No professoressa, nessuno lo conosceva meglio di Silente e se non se lo era aspettato lui non potevo farlo io che non lo vedo da oltre un anno"

"Si hai ragione, è che da quando è successo mi chiedo come possiamo essere stati così ciechi, chi diventa un mangiamorte lo resta a vita", a quelle parole il marchio che portava sulla pelle parve bruciare ma si costrinse a dire: "Immagino sia così".

"Ti lascio con lui allora, io ho una scuola da guidare in questo momento buio" così anche la Mcgranitt lasciò la lapide e Artemisia si ritrovò sola in mezzo allo spazio vuoto dove solo il marmo bianco e freddo faceva da contrasto al verde circostante.

Un rumore di passi la fece voltare istantaneamente in direzione degli alberi, una figura ammantata di nero e con il cappuccio tirato era apparsa dall'oscurità del bosco e con voce profonda la irrise: "Un altro privilegio di chi opera nell'ombra. Mostrarsi in pubblico senza la paura di essere additata come un'assassina". "Si professore e se lo vogliamo ricordare fu una sua richiesta ma ad oggi sembra ricredersene" il colpo così assestato andò a segno perchè la maschella dell'uomo si contrasse contrariata, nascosta ad occhi esterni a causa del cappuccio.

"Eppure è azzardato anche per te farti vedere qui, non pensi?", "Penso non la riguardi, mi ha detto di non cercarla, faccia lo stesso, la prego" l'uso esasperato della distanza e la formalità urtavano ad ogni parola il sistema nervoso di Piton.

"Non immaginavo di trovarti qui"

"Sapeva benissimo che sarei venuta" anche sta volta non seppe ribattere.

Quell'ennesimo silenzio infastidì Artemisia più di quanto avrebbe fatto normalmente perché in quei silenzi le venivano in mente tutte le cose che erano successe in meno di un giorno, tutte le emozioni di angoscia e ansia provate durante la missione, la tristezza per la morte di Albus e i contrapposti elogi dell'oscuro Signore, l'ipocrisia che sentiva annidarsi nella sua mente, l'amore e l'odio che si erano scontrati duramente durante il litigio, la rivalsa che non si era presa con Lucius, il senso di colpa di fronte a Minerva.

Avrebbe voluto rovesciargliele addosso, tirarle fuori e mostrarle al mondo ma quando aprì bocca per sputare lq sentenza velenosa che avrebbe appiccato l'incendio le parole le mancarono. Non le riuscì proprio di trovarle tanto erano schiacciate dal senso di responsabilità e l'attenzione a non caricare Piton di altro materiale. E forse la consapevolezza che tutto ciò faceva male a lei l'avrebbe anche sboccata se...

"Stai occludendo inconsapevolmente, ti sei bloccata"

"Non è vero! È solo che lo devo fare di continuo ma posso smettere in ogni momento"

Finalmente Severus si sfilò il cappuccio svelando il volto pallido e sporco del sangue di un taglio sulla tempia sinistra, le occhiaie profonde più del solito. Gli occhi neri furono attraversati da un caratteristico guizzo di sarcasmo

"Fallo adesso allora"

"O-ora?"

"Nono aspettiamo Natale"

"Non mi sottopongo ai suoi giochi professore, torno a villa Malfoy. Lei ha imposto i suoi spazi e ho intenzione di rispettarli" così dicendo si smaterializzò lasciando l'uomo immerso nei propri pensieri.

Severus si sentì mancare l'aria quando il suono della smaterializzazione gli giunse alle orecchi e la vista di Artemisia svanì. Si ritrovava ora in balia dei sensi di colpa che si accumulavano sul suo cuore schiacchiandolo. Si sarebbe voluto avvicinare alla lapide, dire qualcosa, ma gli era impossibile accostarsi al luogo dove dormiva per sempre il suo mentore. Non sapeva cosa sarebbe successo adesso, con una guerra che era priva del suo paladino più abile, in che modo lui da solo avrebbe potuto sopperire a quella mancanza?

Si sentiva solo come non si sentiva da tempo e il suo pensiero andò irrimediabilmente a Lily che da quando era morta a causa sua aveva lasciato un vuoto incolmabile in lui. Anche quei pensieri lo fecero mortificare perché pensava a quanto fosse ingrato nei confronti di Artemisia, che lo aveva amato incondizionatamente per anni, ma confrontarsi con una persona viva e dal carattere come quello della ragazza era un'impresa talmente complessa che alle volte rifugiarsi nel ricordo del suo primo amore era una scelta semplice e rassicurante.

Si rassegnò a non riuscire ad avvicinarsi ulteriormente alla tomba, si ritirò dunque ai margini della foresta dove rimase per diverso tempo, forse avrebbe visto anche il tramonto sulle montagne circostanti.

Finché vivrò avrò il controllo sul mio essere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora