Processo

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"Dove mi portate?" chiese mentre veniva scortata per i corridoi del ministero, l'ansia che saliva ogni secondo di più.

Una mano le sfilò la bacchetta dalla tasca causando la sua reazione immediata. Si sporse per riafferrarla ma ne venne privata definitivamente. "Ridatemela!", "Lei attualmente è accusata di diversi crimini contro il mondo magico, la bacchetta le è stata requisita in attesa del processo".

"Ma avete idea di chi io sia?! La bacchetta non mi occorre per schiantarvi tutti!"

"Ed è per questo motivo che..." percepì il gelido freddo del metallo intorno ai polsi e, sollevando il viso, l'espressione soddisfatta di un altro auror.

"...sono state raccomandate delle manette per inibire la sua magia". "Questo è assurdo. Io ho combattuto per tre anni una guerra mentre il ministero neanche riconosceva il ritorno del Signore Oscuro!" si dimenò con forza dalla presa degli uomini ma un calcio dietro il ginocchio la fece cadere a terra e quelli la riafferrarono tirandola in piedi di forza.

"Se ci hanno mandato a prenderla è perché l'ha combattuta dalla parte sbagliata, la guerra" la derise uno di loro.

Fu trascinata ad Azkaban contro la sua volontà e privata dei poteri. Un luogo molto diverso da quello che aveva conosciuto mesi prima, privo di quelle figure spaventose che erano i dissennatori, ma non per questo meno buio e angosciante.

*

"Signorina Artemisia Carter?", "Sì, vostro onore" si trovava in una delle molte aule del tribunale, identica a tutte le altre, una ricca giuria di maghi stava raccolta intorno a lei, gli auror alle sue spalle.

"Su di lei non si trovano documenti di alcuna sorta, certificati di nascita, ospedali, scuole, lei sembra spuntata dal nulla per frequentare il biennio MAGO alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts" le fece notare il giudice capo e che, a quanto aveva intuito, sarebbe stato il suo personale aguzzino fino alla fine del processo. Era un uomo sulla cinquantina, dall'aspetto curato, la toga perfettamente stirata, l'orlo dei polsini su misura, i gemelli d'oro, i capelli rossi con striature di bianco, il viso liscio senza un filo di barba, gli occhi castani. Aveva qualcosa di familiare.

"Non penso sia qualcosa che competa me, se la prenda con la burocrazia americana" gli rispose secca, quasi sbuffando.

Quella mattina stessa era stata svegliata di soprassalto, le avevano dato una camicia bianca e un pantalone nero e le avevano comunicato che avrebbe sostenuto il primo processo a breve. Dopo un mese lì, priva di magia, limitata nella libertà, e con la strana sensazione che la magia dei dissennatori non fosse sbiadita del tutto, perché percepiva nella carne il dolore e l'infelicità di quegli ultimi due anni, aveva rimesso piede nel mondo esterno e non era disposta a tornare nella sua cella in attesa della condanna. Perché aveva capito, stando lì e subendo il trattamento degli auror, che tutti nel mondo magico non credevano alla sua innocenza, aveva fatto domande, chiesto spiegazioni, aveva ricevuto risposte di sdegno ma anche l'informazione che i processi agli altri mangiamorte erano già iniziati e i peggiori avevano fatto il suo nome.

"Signorina, non renda le cose più complesse di quelle che sono. Se lei risponderà sinceramente alle nostre domande e ci darà informazioni sui suoi compagni la corte potrebbe essere benevola.

"Non risponderò ad alcuna domanda senza aver prima discusso con il mio avvocato, dovreste avermene assegnato uno d'ufficio, oppure dopo la guerra anche le istituzioni si sono adeguate ad altri metodi?" chiese con rabbia suscitando la reazione tempestiva delle manette che si serrarono ancor più strette sui polsi dolendole. La giuria intanto sembrava in difficoltà e un uomo sfogliava delle carte rapidamente cercando qualcosa che non riusciva a trovare.

Finché vivrò avrò il controllo sul mio essere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora