Legilimanzia sconcia

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Quando rientrò al castello si diresse direttamente in Sala Grande per la colazione, si era fatto orario, e a perlustrare il castello non c'era più nessuno, dunque poté varcare la soglia confondendosi tra gli altri professori semiaddormentati. Si sedette al suo solito posto sotto lo sguardo indagatore di Piton che al suo risveglio non l'aveva trovata nel letto ma era stato subito tranquillizzato da Phineas.

"Artemisia, che ti è successo?" chiese preoccupata Rolanda notando i tagli ancora visibili sul viso. "Niente di che, stavo provando una modifica per una pozione ma gli ingredienti hanno fatto reazione e c'è stata una leggera esplosione" mentì rapidamente.

"Beh se è questa l'insegnante che ha preso la mia cattedra..." sentirono la voce di Piton dire sarcasticamente. "La ringrazio preside, sono errori che possono capitare, se si ama sperimentare" gli rispose infastidita lei, quando fingevano e dovevano mostrare la parte peggiore di loro Piton era un maestro. "Nel mio caso non ho mai commesso errori così irreparabili", "Nelle pozioni forse..." rispose vaga.

"Cosa vorrebbe intendere, Carter?" il tono di Piton si era fatto pericoloso, e anche se stavano fingendo non le avrebbe potuto far passare quello che avrebbe voluto dire senza conseguenze. "Niente, preside. Buona colazione, io e Rolanda torniamo alle nostre chiacchiere mattutine se lei non vorrà interromperci nuovamente" tagliò corto, eppure non era finita.

"Carter, non la licenzio perché non troverei un altro insegnante a questo punto dell'anno, ma se mi parlerà nuovamente così ci saranno delle conseguenze" il suo tono fece spavento a Rolanda tanto che le strinse l'avambraccio sotto al tavolo cercando di dissuaderla dal rispondergli. Lei guardò fisso Severus negli occhi, si sfidarono con lo sguardo per attimi interi volendo avere la meglio in quello scontro, Artemisia evocò alla mente l'immagine della notte precedente nella vasca da bagno. Piton distolse lo sguardo e per poco non arrossì.

"Certo preside, non accadrà più, non vorrei incorrere in tali conseguenze" gli disse melliflua e si voltò verso la collega continuando a parlare del più e del meno. Intanto arrivò Minerva che si accomodò tra Artemisia e Piton impedendo ogni altra intromissione.

Avevano quasi concluso la colazione quando Gazza entrò dalla porta sul retro avvicinandosi al preside. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio e in un attimo lo videro alzarsi dalla sedia e uscire rapidamente dalla sala lasciando tutti stupiti. "Che succede?" chiese Rolanda interdetta e Artemisia scosse il capo non sapendo neanche lei cosa gli avesse detto Gazza. 

Minerva si voltò verso di loro, pallida in volto, quasi incapace di parlare. Aveva infatti sentito cosa il guardiano avesse detto a Piton ed era incredula. "Hanno profanato la tomba di Albus sta notte, manca la sua bacchetta" disse a bassa voce facendosi sentire solo da Artemisia che subito diffuse la notizia a Rolanda che si sporgeva su di lei per sentire. 

"Non è possibile" 

*

"Non posso crederci! Non posso crederci che tu sia stata così sfacciata!" furono le parole con cui fu accolta poche ore dopo quando lo raggiunse in presidenza. "Ti riferisci alle mie rispostacce o aver vinto una gara di intimidazione, delle quali sei il maestro, sfruttando il tuo punto debole?" lo irrise.

"Io non ho punti deboli. Ero solo impreparato".

Artemisia si era seduta all'angolo della scrivania, con le bambe che oscillavano, mentre lui si agitava per la stanza non riuscendo a capacitarsi di essere stato preso di sprovvista quella mattina, davanti a Rolanda poi, sperava solo che nessuno avesse notato il suo imbarazzo. "E dai, Severus, vieni qui. Sei stato battuto per una volta, non è così catastrofico" gli disse ridendo e allungando le braccia per afferrarlo nel suo ennesimo passaggio da un lato all'altro della stanza. Riuscì a tirarlo per l'orlo della redingotte e quello finalmente si fermò lasciandosi avvicinare. "No, non è una catastrofe, ma solo perché adesso potrò prendermi la mia rivincita" le disse avvicinandosi e mettendosi tra le sue gambe.

"Che... che intendi?" chiese spostando lo sguardo dalle mani di lui, che si trovavano sulle sue cosce, a quello sguardo oscuro e magnetico. Lui si avvicinò al suo viso per poi deviare all'improvviso, famelico, sul collo candido. Lei scostò i capelli per lasciargli via libera in quei suoi baci e morsi, mentre il suo desiderio aumentava. Cercò di carezzare le spalle e il petto dell'uomo ma lui le bloccò entrambi i polsi in una mano e con l'altra le strinse leggermente la gola. "Sono le tue conseguenze".

La mano che le toglieva il fiato scese lentamente, carezzandole la trachea con un dito, giunse ai primi bottoni della camicetta e con un gesto deciso li fece saltare completamente.

"Severus!" disse indignata. "Era d'intralcio".

Le lasciò andare i polsi, sicuro che non si sarebbe azzardata a disobbedire a suo ordine, e con entrambe le mani libere poté dedicarsi a seni e ai fianchi della donna, carezzandoli con una lentezza estenuante. Lei gemeva debolmente per la mancanza di ossigeno che le arrivava al cervello, tutti i suoi sensi erano focalizzati su di lui e sul suo tocco. Mentre aveva gli occhi chiusi dal piacere si sentì spingere all'indietro, fin quando la sua schiena fu completamente a contatto con la superficie fredda della scrivania. Severus si abbassò su di lei baciandole il ventre e mordendole leggermente i fianchi, mentre le sfilava i pantaloni e gli slip. Lei lo aiutò calciando via i tacchi che erano d'intralcio ma a parte quello non riusciva a pensare a nulla.

L'uomo si inginocchiò tra le sue gambe e le diede un indescrivibile piacere quando finalmente iniziò a leccarla. Artemisia stava impazzendo, si sentiva in estasi, ma si accorse di avergli stretto i capelli solo nel momento in cui lui si rialzò bloccandole le mani di fianco al corpo. "Ti avevo detto di non toccarmi" lei sollevandosi appena, si lamentò con un mugolio e per protesta gli rubò un bacio che fu immediatamente interrotto da Severus che la rispinse sulla scrivania bloccandole i polsi dietro la testa. Era inerme davanti a lui e sospirò forte quando entrò in lei con un colpo profondo. "Oh Salazar" riuscì a dire per poi lasciarsi andare solo a gemiti di piacere.

Riaprì gli occhi non sentendolo più spingere e si ritrovò davanti un Severus abbastanza divertito. Si guardò e scoprì che era completamente vestita.

"Bastardo. Io devo smetterla di abbassare le difese in tua presenza", "Non lo fai a posta, come potrai smettere?" le fece presente ghignando ancora.

Avrebbe voluto strappargli quel sorrisino sardonico dalla faccia, eppure era una delle cose che l'aveva fatta innamorare di lui.

"Ti ho già detto bastardo?" gli chiese di rimando scendendo dalla scrivania e sfidandolo, ma l'altezza non era cambiata molto.

"Sì, lo hai già detto. Eh dai, Artemisia, era solo la rivincita, non è una catastrofe" ripetè all'incirca le sue parole infastidendola oltremodo.

"Va bene, allora vivrai delle tue costruzioni mentali e fantasie. Perché dopo questa passerà molto tempo prima che io te la dia, Severus Piton" gli disse con tono offeso ma stava ridendo di nascosto.

"Va bene signorina Carter, vedremo chi cederà per primo".

La verità fu che quando si furono ritirati negli alloggi del preside per dormire erano entrambi troppo eccitati da quella visione e si saltarono addosso, dimentichi della sfida.

Prima di addormentarsi Severus e chiese distrattamente dove fosse finita quella mattina, visto che al suo risveglio non l'aveva trovata.

"Sono andata a sistemare le cose" gli rispose già a metà tra sonno e veglia. Lui non ci capì molto ma era troppo stanco per insistere e si addormentò stringendola a sé.

Ogni tanto un buon vecchio capitolo, scritto solo per un motivo, ci vuole 😉
È breve, lo so, oggi pubblicherò di nuovo perché anche il prossimo è corto.



Finché vivrò avrò il controllo sul mio essere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora