L'ultima notte

49 7 0
                                    

Mancava poco, lo sapeva bene. Appena pochi giorni prima era andata dai Weasley e insieme a Severus sembrava avessero trovato una soluzione. Sembrava,  perché non avevano voluto sprecare lacrime per fare una prova definitiva, tanto non ci sarebbe stato il tempo di provare altre strade, e allora tanto valeva che la prova definitiva fosse l'unica occasione di utilizzo. Questo dava non pochi pensieri a entrambi, ma anche solo una goccia poteva fare la differenza, e a loro quella differenza era indispensabile.

I primi giorni si erano cercati continuamente, volendo godersi ogni attimo rimanente insieme, poi si erano entrambi isolati, incapaci di guardarsi involto senza provare una sofferenza estrema al solo pensiero di ciò che sarebbe successo. Rimanevano soli nei propri uffici, ma almeno Artemisia poteva distrarsi facendo lezione o scambiando chiacchiere con i colleghi, Severus invece parlava solo con sé stesso e con Silente, chiuso nel suo quadro.

"Ragazzo mio, non sai quanto mi faccia male vederti così" gli ripeteva continuamente quando lo vedeva deconcentrato leggere più volte la stessa pagina, oppure vagare senza scopo nell'ufficio stringendosi nel mantello.

"Fammi il favore, taci" gli rispondeva bruscamente Piton e la conversazione finiva lì.

"Non affliggerti, avete una possibilità, se funzionasse potresti vivere finalmente la vita che meriti" insistette una sera.

"Non ne voglio parlare" lo avvertì l'uomo fermandosi nel centro della stanza a guardarlo con sguardo truce.

"Dico sul serio, potresti uscire alla luce del giorno, mostrare la parte migliore di-"

"Quale parte, Albus?! Ipotizzando che io sopravviva, e al momento penso che così non sarà, subirò un processo, e lo subirà anche Artemisia, qualora ci assolvessero saremo comunque degli ex mangiamorte. Non c'è la luce del giorno per noi. E se io morissi? Io che sono l'unico che può testimoniare il suo doppiogioco? Dovrà affrontare tutto da sola, non hai pensato a questo?!" gli urlò quasi contro, stanco della sua insistenza, delle sue parole rassicuranti, troppo buone, troppo ottimiste, quando non c'era nulla da essere ottimisti.

Con sua stessa sorpresa, Albus era rimasto senza possibilità di rispondere, ogni cosa che avrebbe detto sarebbe stata una frase di circostanza. Fu Phineas dal suo quadro a intromettersi: "Ad Artemisia penseremo noi nel caso in cui..." lasciò intendere cosa dovesse succedere. "... parleremo con Minerva, basterà spiegare tutto a lei, adora quella ragazzina. Ora però vai a dormire, sei molto provato" cercò di rassicurarlo e forse, complice la stanchezza che gli gravava sulle spalle, ebbero davvero un effetto quelle parole perché Piton si ritirò nei suoi alloggi.

Nel susseguirsi troppo rapido dei giorni poche altre erano state le scene degne di nota. Per Artemisia il tempo stava sfuggendo tra le dita e se ne rendeva conto sempre di più. Era ormai la lezione del giovedì, settimo anno Grifondoro-Corvonero e i ragazzi stavano lasciando l'aula, non li avrebbe rivisti per quella settimana, quando una consapevolezza le attraversò la mente.

"Signorina Weasley!" la richiamò in fretta, quasi scomponendosi. La ragazza sentendosi chiamare con tale urgenza rientrò in aula in fretta e raggiunse l'insegnante.

"Mi dica"

"L'incontro di questo fine settimana, rimandalo a martedì" la intimò.

"Ma ci sono le lezioni martedì" cercò di farle presente la ragazza che era alquanto confusa.

"Nel tardo pomeriggio non ci saranno, lo capirete quando è il momento di andare, io presenzierò" le disse convinta e non volendo dare ulteriori spiegazioni. La ragazza capì che non avrebbe potuto sapere altro e annuì pronta ad avvertire gli altri di quel cambiamento.

L'ultimo fine settimana prima della battaglia...

L'ultimo incontro serale con i colleghi nell'ufficio di Minerva...

Finché vivrò avrò il controllo sul mio essere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora