2. ANIMALE

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 Al nostro tavolo preferito sedevano molte facce familiari. Mi trovavo tra Sonia e Lando, mentre gli altri posti erano occupati da Arthur e dai suoi compagni della Sigma Tau. Il rimbombo sommesso della mensa rendeva difficile chiacchierare, e a quanto pareva il condizionatore era di nuovo fuori uso. L'aria era viziata, impregnata di fritto e di sudore, ma per un motivo o per l'altro tutti sembravano più vivaci del solito.

«Ehi, Brad!» esclamò Arthur salutando il ragazzo seduto davanti a me. La sua pelle olivastra e gli occhi color nocciola facevano un bel contrasto con il cappellino bianco della Eastern Football che portava calcato sulla fronte.

«Mi sei mancato dopo la partita, sabato. Mi sono bevuto cinque o sei birre per te, Arth», rispose con un bianchissimo sorriso.

«Mi fa piacere. Ho portato Son fuori a cena», affermò accarezzando i lunghi capelli biondi di Sonia.

«Sei seduto sulla mia sedia, Brad.»

Lui si girò e vide Charles in piedi alle sue spalle, poi mi guardò sorpreso. «Oh, è una delle tue ragazze, Char?»

«Assolutamente no», dissi scuotendo la testa.

Brad spostò lo sguardo su Charles, che lo fissò in silenzio. Scrollò le spalle, prese il vassoio e si spostò in fondo al tavolo.

Charles si sedette e mi sorrise. «Come va, Sunshine?»

«Cos'è quello?» chiesi, incapace di staccare gli occhi dal vassoio. Il cibo misterioso nel suo piatto sembrava cera fusa.

Charles scoppiò a ridere e bevve un sorso d'acqua. «Le signore della mensa mi fanno paura. Non ho intenzione di criticare le loro capacità culinarie.»

I presenti ci stavano osservando di sottecchi, e la cosa non mi sfuggì. Il comportamento di Charles li incuriosiva e soffocai una risata all'idea di essere l'unica ragazza a cui, da quel che vedevano, stava ostinatamente vicino.

«L'esame di biologia è dopo pranzo», gemette Sonia.

«Hai studiato?» chiesi.

«Dio, no. Ho passato la notte a ripetere al mio ragazzo che non saresti finita a letto con Charles.»

A quelle parole, le risate sguaiate dei giocatori di football all'altro capo del tavolo si zittirono, e subito gli altri studenti tesero le orecchie. Guardai infuriata Sonia, ma lei restò indifferente a qualsiasi rimprovero e diede un colpetto a Arthur con la spalla.

«Gesù, Arth. L'hai presa davvero male, eh?» domandò Charles lanciandogli una bustina di ketchup. Arthur non rispose ma io sorrisi a Charles, grata per il diversivo.

Sonia gli strofinò la schiena. «Gli passerà. Ha solo bisogno di un po' di tempo per capire che Sofia non cederà alle tue lusinghe.»

«Non ho cercato di sedurla.» Charles storse il naso, apparentemente offeso. «Lei è mia amica.»

«Te l'ho detto. Non c'è niente di cui preoccuparsi», aggiunsi, rivolta a Arthur.

Alla fine lui incrociò il mio sguardo, e la mia espressione sincera sembrò tranquillizzarlo.

«Tu hai studiato?» mi domandò Charles.

Mi incupii. «In biologia non c'è studio che tenga. Non ci capisco niente.»

Charles si alzò. «Vieni.»

«Cosa?»

«Andiamo a prendere i tuoi appunti. Ti do una mano a studiare.»

«Charles...»

«Alza le chiappe, Sunshine. Prenderai il massimo dei voti.»

Passando tirai una delle lunghe ciocche bionde di Sonia. «Ci vediamo in aula, Son.»

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora