13. POKER

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 Ruotai scrutando scettica il mio riflesso. Il vestito era bianco, pericolosamente corto e lasciava la schiena nuda. Il corpino era sorretto da un filo di cristalli di rocca che si allacciava al collo.

«Uau! Charles se la farà sotto quando ti vedrà vestita così!» commentò Sonia.

Alzai gli occhi al cielo. «Che immagine romantica!»

«Prendi questo. Non provarne altri, è quello giusto», esclamò battendo eccitata le mani.

«Non pensi sia troppo corto? Mariah Carey mostra meno pelle nuda.»

Lei scosse la testa. «Insisto.»

Feci il mio turno in panchina mentre Sonia provava un abito dopo l'altro, più indecisa quando si trattava di sceglierne uno per sé. Optò per uno molto corto, aderente e color carne che le lasciava una spalla nuda.

Tornate all'appartamento, scoprimmo che la Charger era sparita e Toto era da solo. Sonia prese il telefono e compose un numero, sorridendo quando Arthur rispose.

«Dove sei, tesoro?» Annuì e mi guardò. «Perché dovrei arrabbiarmi? Di che genere di sorpresa si tratta?» indagò sospettosa. Mi lanciò un'altra occhiata e poi si chiuse in camera.

Mentre bisbigliava nell'altra stanza, presi ad accarezzare le orecchie nere e appuntite del cucciolo. Son tornò in sala sforzandosi di non ridere.

«Cosa stanno combinando?» domandai.

«Stanno tornando. Lascerò che sia Charles a dirtelo», affermò con un sorriso che le andava da orecchio a orecchio.

«Oddio... che succede?»

«Ho appena detto che non posso rivelarti niente. È una sorpresa.»

Giocherellai con i capelli e mi tormentai le unghie, incapace di star ferma in attesa che Charles mi svelasse l'ultima delle sue trovate. La festa di compleanno, il cagnolino... non riuscivo a immaginare cosa avesse escogitato ora.

Il motore rumoroso della Charger annunciò il loro arrivo. Li sentii salire le scale ridendo.

«Sono di buon umore», osservai. «Buon segno.»

Arthur entrò per primo. «Non volevo pensassi che c'era un motivo perché lui l'ha fatto e io no.»

Sonia gli gettò le braccia al collo. «Sei così stupido, Arth. Se avessi voluto un fidanzato squilibrato, sarei uscita con Charles.»

«Non ha niente a che vedere con quello che provo per te», fece lui.

Charles varcò la porta; aveva una garza quadrata sul polso. Mi sorrise e si buttò sul divano appoggiandomi la testa in grembo. Non riuscii a distogliere lo sguardo dalla garza. «Okay... cos'hai fatto?»

Lui sorrise e mi attirò a sé per baciarmi. Percepii il suo nervosismo. Sorrideva, ma ebbi la netta sensazione che non sapesse come avrei reagito.

«Oggi ho fatto diverse cose.»

«Cioè?» domandai diffidente.

Scoppiò a ridere. «Tranquilla, Sunshine. Non c'è niente di allarmante.»

«Che ti è successo al polso?» chiesi sollevandogli la mano.

Un potente motore diesel si fermò nel parcheggio e Charles balzò su per andare ad aprire. «Era ora! Sono a casa da ben cinque minuti!» esclamò con un sorriso.

Un uomo entrò camminando all'indietro tenendo un divano grigio avvolto nella plastica, seguito da un altro che reggeva l'estremità opposta. I due lo sistemarono al posto di quello vecchio, che Arthur e Charles spostarono, con me e Toto sopra. Charles tolse la plastica, mi prese in braccio e mi posò sui morbidi cuscini.

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora