12. FATTI DELLA MEDESIMA STOFFA

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 Misi in bocca la minuscola pillola bianca e deglutii, buttandola giù con un bicchiere d'acqua. Ero nella camera da letto di Charles, in mutandine e reggiseno, e stavo per infilarmi la camicia.

«Cos'era quella?» chiese lui dal letto.

«La pillola.»

Lui sembrò confuso. «Quale pillola?»

«La pillola, Charles. Devi ancora rifornire il cassetto, e l'ultima cosa di cui ho bisogno è preoccuparmi che mi venga il ciclo.»

«Oh.»

«Uno di noi due deve essere responsabile», osservai inarcando un sopracciglio.

«Dio, quanto sei sexy», osservò appoggiando la testa sulla mano. «La donna più bella della Eastern è la mia ragazza. Roba da matti.»

Alzai gli occhi al cielo, indossai la camicia di seta porpora e mi stesi sul letto al suo fianco. Mi misi cavalcioni su di lui e lo baciai sul collo, ridacchiando quando abbandonò il capo contro la testiera. «Di nuovo? Mi ucciderai, Sunshine.»

«Non puoi morire», ribattei coprendogli il volto di baci. «Sei troppo cattivo.»

«No, non posso perché ci sono troppi imbecilli che farebbero di tutto per prendere il mio posto! Potrei vivere per sempre solo per ripicca!»

Risi sfiorandogli la bocca e lui mi gettò di schiena sul materasso. Infilò il dito sotto la sottile spallina color porpora e la abbassò baciandomi la pelle.

«Perché proprio io, Char?»

Lui si scostò e mi guardò negli occhi. «Cosa intendi?»

«Sei stato con tutte quelle donne, non volevi fidanzarti, nemmeno prendere un numero di telefono... quindi perché proprio io?»

Mi accarezzò la guancia con il pollice. «Perché me lo chiedi?»

Alzai le spalle. «Pura curiosità.»

«Perché proprio io? Metà dei ragazzi della Eastern aspetta solo che io rovini tutto.»

Arricciai il naso. «Non è vero. Non cambiare discorso.»

«È vero. Se non ti fossi stato dietro fin dall'inizio, ora avresti più di un Potter Hayes alle calcagna. Hayes è semplicemente troppo egocentrico per aver paura di me.»

«Stai evitando la domanda! E in modo ben poco brillante, direi.»

«D'accordo! Perché te?» Un sorriso gli illuminò il volto e si chinò a baciarmi sulle labbra. «Mi sei piaciuta fin dalla sera dell'incontro.»

«Cosa?» feci dubbiosa.

Ridacchiò. «È vero. Con quel cardigan, tutta sporca di sangue... avevi un'aria assolutamente ridicola.»

«Grazie.»

Il sorriso svanì. «È stato quando mi hai guardato. Quello è stato il momento. Avevi uno sguardo innocente, gli occhi sgranati... non recitavi. Non mi guardavi come se fossi Charles Leclerc», disse, sottolineando con un tono diverso le ultime parole, «mi guardavi come se fossi... non lo so, una persona.»

«Che scoperta, Char. Tu sei una persona.»

Mi scostò una ciocca dal viso. «Prima che arrivassi tu, Arthur era l'unico che mi trattasse in modo normale. Tu non hai iniziato a tirartela, a flirtare o a passarti le dita tra i capelli. Tu mi hai visto.»

«Sono stata parecchio stronza con te.»

Charles mi baciò sul collo. «È così che mi hai conquistato.»

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora