5. POTTER HAYES

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 «Entra», dissi sentendo bussare.

Charles restò impietrito sulla soglia. «Uau.»

Sorrisi e mi guardai il vestito. Corpino bustier e minigonna. Era indubbiamente la mise più audace che avessi mai indossato. Potter sarebbe venuto alla festa e avevo tutte le intenzioni di farmi notare.

«Sei magnifica», esclamò Charles mentre mi infilavo le scarpe con il tacco.

Approvai con un cenno la sua camicia bianca elegante e i jeans. «Anche tu stai bene.»

Aveva le maniche arrotolate e gli intricati tatuaggi sugli avambracci bene in vista. Si mise le mani in tasca e notai che aveva al polso il suo braccialetto preferito di cuoio nero.

Sonia e Arthur ci stavano aspettando in soggiorno.

«Potter perderà la testa quando ti vedrà», osservò Sonia ridendo nel parcheggio.

Arthur aprì la portiera dell'auto e io mi sistemai sul sedile posteriore accanto a Charles. Non era la prima volta che viaggiavamo vicini, ma d'un tratto mi sentii in imbarazzo.

La strada davanti alla sede della Sigma Tau era tappezzata di auto; alcuni avevano parcheggiato persino sul prato anteriore. L'edificio sembrava sul punto di scoppiare e altri studenti stavano arrivando a piedi. Arthur posteggiò nello spiazzo d'erba sul retro, poi tutti e quattro entrammo.

Charles mi portò un bicchiere rosso di plastica colmo di birra e mi sussurrò all'orecchio: «Non accettare da bere da nessuno tranne che da me e Arth. Non voglio che qualcuno ti versi qualcosa nei drink».

Alzai gli occhi al cielo. «Nessuno mi verserà qualcosa nei drink, Charles.»

«Promettimelo, d'accordo? Non sei più in Kansas, Sunshine.»

«Questa non l'avevo ancora sentita», osservai sarcastica bevendo un sorso.

Era passata un'ora e ancora Potter non si vedeva. Sonia e Arthur stavano ballando un lento quando Charles mi tirò per la mano. «Vuoi ballare?»

«No, grazie», risposi.

Lui sembrò deluso.

«Sono solo stanca, Char», spiegai toccandogli la spalla.

Posò una mano sulla mia e iniziò a parlare, ma in quel momento intravidi Potter. Charles vide la mia espressione e si voltò.

«Ehi, Sofia! Ce l'hai fatta!» esclamò sorridendo Potter.

«Sì, siamo qui da un'oretta», risposi lasciando la mano di Charles.

«Sei uno splendore!» gridò per sovrastare la musica.

«Grazie!» Sorrisi lanciando un'occhiata a Charles. Aveva le labbra serrate e la fronte corrugata.

Potter indicò con un cenno la sala. «Vuoi ballare?»

Arricciai il naso e scossi la testa. «No, sono un po' stanca.»

«Pensavo non saresti venuto», disse a Charles.

«Ho cambiato idea», rispose lui irritato.

«Lo vedo», commentò Potter guardandomi. «Ti va una boccata d'aria fresca?»

Annuii e lo seguii lungo le scale. Si fermò e mi prese per mano mentre salivamo al primo piano. Arrivati in cima, spalancò una portafinestra che dava sul balcone.

«Hai freddo?» chiese.

«Un po'.» Sorrisi quando si tolse la giacca e mi coprì le spalle. «Grazie.»

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora