7. COMPLEANNO

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 «Sofia?» mi chiamò Arthur bussando alla porta. «Son va a fare spese e chiede se vuoi andare con lei.»

Charles mi stava ancora guardando negli occhi. «Sunshine?»

«Sì», dissi a Arthur, «ho alcune commissioni da fare.»

«Va bene, allora le dico di aspettarti», rispose e i suoi passi si allontanarono in corridoio.

«Sunshine?»

Presi quello che mi serviva dall'armadio. «Possiamo parlarne più tardi? Oggi ho molto da fare.»

«Certo», disse con un sorriso forzato.

Scappare in bagno fu un sollievo. Chiusi svelta la porta alle mie spalle. Mi restavano due settimane da trascorrere in quell'appartamento e non c'era modo di rimandare il discorso, almeno non a lungo. La parte razionale del mio cervello mi ripeteva che Potter era il mio tipo: affascinante, intelligente, interessato a me. Perché mi preoccupassi tanto per Charles, proprio non riuscivo a capirlo. Ma indipendentemente dal motivo, era una situazione che stava portando entrambi alla follia. Ero divisa in due: una Sofia arrendevole e educata con Potter, una arrabbiata, confusa e frustrata con Charles. L'intera scuola aveva visto Charles trasformarsi da imprevedibile a spaventosamente irascibile.

Mi vestii in fretta lasciando Charles e Arthur a casa per andare in centro con Sonia. Lei mi raccontò divertita della sua mattinata piccante con Arthur e io ascoltai, annuendo puntualmente quand'era opportuno. Era però difficile concentrarsi sul discorso mentre i diamanti del bracciale proiettavano puntini di luce sul tettuccio dell'auto, ricordandomi la scelta che dovevo affrontare. Charles voleva una risposta e io non ce l'avevo.

«Che c'è, Sofia? Sei silenziosa.»

«Questa storia con Charles è... un bel casino.»

«Perché?» domandò. I suoi occhiali da sole si mossero quando arricciò il naso.

«Mi ha chiesto che cosa stiamo combinando.»

«Come sarebbe? Tu stai con Potter, no?»

«Mi piace, ma è passata solo una settimana. Non facciamo sul serio.»

«Provi qualcosa per Charles, vero?»

Scossi la testa. «Non so che cosa provo per lui. È solo che non vedo alcuna possibilità, Son. È una persona troppo complicata.»

«Nessuno dei due si fa avanti e lo dice, è questo il problema. Avete talmente tanta paura di quello che potrebbe accadere che vi difendete con le unghie e con i denti. So con certezza che se lo guardassi negli occhi e gli dicessi che lo vuoi, non poserebbe più lo sguardo su nessun'altra donna.»

«Lo sai con certezza?»

«Sì. Parlo con cognizione di causa.»

Tacqui per un istante. Charles aveva parlato di me a Arthur, ma lui non avrebbe mai incoraggiato una nostra relazione discutendone con Sonia. Sapeva che me lo avrebbe riferito. La conclusione dunque era una sola: Sonia aveva sentito i loro discorsi. Avrei voluto chiederle che cosa si erano detti, ma pensai non fosse il caso.

«Finirebbe per spezzarmi il cuore, lo so», osservai scuotendo la testa. «Non credo riesca a essere fedele.»

«Non riusciva neanche a essere amico di una donna, eppure avete sconvolto l'intera Eastern.»

Presi a giocherellare con il braccialetto e sospirai. «Non lo so. Non m'importa di come stanno le cose. Possiamo essere soltanto amici.»

Lei negò con un cenno. «Tranne per il fatto che non siete soltanto amici. Sai cosa? Basta parlare, ora pensiamo ai tuoi capelli. Poi ti comprerò un vestito nuovo per il compleanno.»

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora