6. CAMBIAMENTO IMPORTANTE

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 L'appuntamento di lunedì sera fu all'altezza di tutte le mie aspettative. Andammo al cinese e risi vedendo quant'era abile Potter con le bacchette. Quando mi riportò a casa, Charles aprì la porta prima che potesse baciarmi. Il mercoledì seguente uscimmo di nuovo e Potter si premurò di baciarmi in macchina.

Venerdì a pranzo mi raggiunse in mensa e sorprese tutti sedendosi nel posto di Charles. Lui finì la sigaretta, entrò e lo superò con indifferenza, sistemandosi in fondo al tavolo. Megan gli si avvicinò ma restò subito delusa perché lui la mandò via. A quel punto sul nostro tavolo calò il silenzio, il che rese difficile concentrarmi sulle parole di Potter.

«Presumo di non essere stato invitato», disse, destando la mia attenzione.

«Cosa?»

«Ho saputo che domenica c'è la tua festa di compleanno. Non sono stato invitato.»

Sonia lanciò un'occhiata a Charles, che stava guardando Potter in cagnesco, come se meditasse di tirargli un pugno.

«Era una festa a sorpresa, Potter», gli disse con delicatezza.

Lui sussultò. «Oh.»

«Avevate intenzione di organizzarmi una festa a sorpresa?» domandai.

Lei scrollò le spalle. «È stata un'idea di Char. È da Brad, domenica alle sei.»

Le guance di Potter divennero leggermente rosse. «A questo punto immagino proprio di non essere invitato.»

«No! Ovviamente lo sei», esclamai prendendogli la mano. Dodici paia di occhi guizzarono nella nostra direzione. Capii che Potter era a disagio quanto me per l'attenzione, perciò lo lasciai andare e misi le mani in grembo.

Lui si alzò. «Devo fare delle commissioni prima di lezione. Ti chiamo più tardi.»

«Okay», riposi rivolgendogli un sorriso di scusa.

Potter si chinò e mi baciò sulle labbra. Il silenzio calò sull'intera mensa e, quando uscì, Sonia mi diede una gomitata.

«Non è inquietante che tutti ti osservino?» mormorò. Si guardò attorno corrucciata. «Che c'è? Pensate agli affari vostri, depravati!» urlò. Una a una le teste si girarono e un istante dopo si diffuse un mormorio.

Mi coprii gli occhi con le mani. «Prima ero patetica perché credevano fossi la povera ragazza idiota di Charles. Adesso sono il diavolo perché pensano che rimbalzi fra Charles e Potter come una pallina da ping pong.» Quando Sonia non commentò, alzai lo sguardo. «Be'? Non dirmi che credi anche tu a queste stronzate!»

«Io non ho detto niente!»

La guardai incredula. «Ma è quello che pensi?»

Lei scosse la testa. Gli sguardi gelidi dei presenti mi balzarono d'un tratto agli occhi in tutta la loro evidenza. L'intero corpo studentesco, compresa la mia amica, pensava mi barcamenassi tra due uomini. C'era un'unica soluzione. Mi alzai e andai in fondo al tavolo.

«Dobbiamo parlare», dissi toccando Charles sulla spalla. Cercai di avere un tono educato ma la rabbia che mi ribolliva dentro inasprì le mie parole.

«Allora parla», esclamò Charles cacciandosi qualcosa di fritto in bocca.

Mi agitai notando gli sguardi curiosi dei ragazzi vicini. Vedendo che ancora non si muoveva, lo presi per un braccio e lo strattonai con forza. A quel punto si alzò e mi seguì con un gran sorriso.

«Che c'è, Sunshine?» chiese, guardando la mano con cui gli tenevo il braccio e poi me.

«Devi annullare la scommessa», lo supplicai.

Lottando per l'Amore: Il Cuore del Campione; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora